La saggezza tace.

Come i miei più fedeli ed appassionati lettori avranno notato con sgomento, tra agosto e settembre il mio slancio grafomane è parso scomparire.

In realtà ho grafomanizzato lo stesso, meno, e non ho pubblicato per varie ragioni tra cui la più pesante è stata la comprensione profonda di un aforisma che avevo letto diversi mesi prima e che solo quest'estate ho veramente colto appieno:


L'ignoranza urla,
L'intelligenza parla,
La saggezza tace.


Perché la saggezza dovrebbe tacere?

Perché l'intelligenza è uno strumento che serve a riconoscere schemi, forme, ricorrenze, meccanismi, a costruire strategie, etc, ma arriva un momento in cui ti rendi conto che con tutto quel materiale puoi costruire una tesi, la dimostrazione di altre tesi alternative e le confutazioni perfette di ognuna di esse.
Credo fosse questo che il genio di Jorge Luis Borges voleva dirci ne La biblioteca di Babele, un raccontino breve ed eccelso, da leggere assolutamente.


"La vita è un viaggio nell'ignoto."


Per fare qualche esempio di dove possiamo arrivare volendo proprio metterla giù dura, cominciamo col dire che io non posso essere del tutto certo che tu, caro Lettore, esista. Non volermene, non ho alcun problema con te, anzi; il fatto è che non ho modo di essere sicuro che tu, e con te tutto il resto dell'Universo, esistiate veramente e non siate solo frutto della mia fantasia. La mia coscienza allo stato puro potrebbe essere tutto ciò che esiste e potrei starmi immaginando ogni cosa: il mio corpo con due braccia e due gambe, la nostra epoca, la storia della Terra, le stelle, tutta la gente, il fatto che esistano due sessi e che uno sia di gran lunga più interessante dell'altro, e così via.

Ammesso e non concesso che tu esista e che mi stia leggendo, puoi fare lo stesso ragionamento e verificare che non esiste modo di essere certi che non si tratti di un sogno personale; noi viviamo dando per scontato che il mondo sia reale, materiale e regolato da certi meccanismi, ma obiettivamente non c'è alcuna sicurezza. Pensa allora che assurdità preoccuparsi e arrabbiarsi per cose che ti stai solo immaginando!

Oppure esistono solo le persone e gli esseri viventi, che sono coscienze pure che si muovono in una specie di sogno condiviso e interagiscono non accorgendosi che il mondo lo stanno creando loro mettendoci le cose che si inventano.

Oppure il mondo in qualche modo esiste ma in forma molto meno oggettiva di quanto culturalmente o istintivamente crediamo: ognuno vive in qualche misura in un sogno personale e gli elementi che compongono il suo mondo sono qualcosa che liquidamente emana dalla sua stessa realtà interiore, e sono veri per lui/lei ma non esistono per gli altri.

Oppure il mondo c'è, è oggettivo come sembra ma è dotato di meccanismi molto più intricati di quanto pensiamo, ha anche dei livelli simbolici per cui il fatto che, per esempio, una mattina esci di casa e ti si posa una libellula sulla spalla non è solo un insetto che per caso finisce lì, ma è anche qualcosa che puoi leggere simbolicamente come una specie di messaggio, come un significato di qualcos'altro, come una comunicazione tra entità, perché la complessità della realtà è di un ordine di grandezza troppo più grande di quanto una mente umana possa abbracciare.

Oppure ancora il mondo c'è, è oggettivo come sembra ma è dotato di un suo equilibrio interno per cui le cose sono semplicemente come devono essere, e non potrebbero essere diverse da come sono, mentre continuamente mutano.

Oppure siamo in una gigantesca simulazione al computer di una civiltà più evoluta in un Universo (che è quello vero) di cui il nostro è un modellino virtuale. Oppure ciò che simulano non è tanto la fisica ma la coscienza, per cui torniamo ai primi punti, e non c'è modo di sapere se sia o non sia così.


Si potrebbe continuare, e per molte di queste ipotesi potrei portare esempi e fatti che, se non dimostrano nulla per certo, comunque sorprendono. Forse la realtà è tutte queste cose insieme perché è l'infinito gioco di possibilità che in ogni istante si snodano in infiniti universi paralleli in cui ognuno di noi è perduto da sempre, esistendo contemporaneamente in tutti senza potersene mai rendere conto.

Quando i fisici provano a spiegarci che cosa si scopre nel mondo delle particelle si trovano nello stesso imbarazzo dei mistici, dovendoci dire che nemmeno la materia - ciò che noi pensiamo come l'emblema dell'oggettività - e il tempo sono oggettivi, ma si relazionano con l'osservatore in un tutto inscindibile.

Forse non c'è soggetto e non c'è oggetto, il mondo c'è perché lo guardi e tu ci sei perché il mondo ti presuppone, non è oggettivo lui e non sei soggettivo tu, ma entrambi siete parte di uno scambio creativo continuo e ciclico per cui tu crei il mondo e lui crea te, e non ti accorgi degli inevitabili paradossi che si formano per lo stesso motivo per cui non te ne accorgi in sogno. Tu puoi solo guardare e capire una fettina col tuo cervellino da roditore evoluto, mentre tutt'attorno ti sfuggono paradossi incredibili. In questo gioco, senza saperlo, tu potresti avere il Potere di far mutare il mondo come tu vuoi, ma non lo sai, quindi te ne vai in giro sbattendo dappertutto e lamentandoti, mentre il mondo ti guarda e non capisce per quale motivo tu non gli dica che cosa vuoi che lui sia. Oppure, siccome non sai che il mondo lo crei tu, parli troppo e dici cose che non vorresti vedere, e così facendo le fai realizzare al mondo perché lui si modella sui tuoi pensieri.

Ti sto dicendo che, forse, tu sei Dio. Almeno in parte.

Forse esistiamo perché crediamo di esistere, che è una frase assurda, ma a questo punto che cosa c'è di sensato?
Dovremmo solo tacere ogni volta che invece facciamo un'affermazione netta; nell'istante in cui pronunci qualunque cosa che abbia la pretesa di essere LA lettura universale hai già sbagliato, hai già ridotto troppo, hai già mentito non volendo, sei già confutabile su tutta la linea e puoi già immaginare almeno una cornice di lettura in cui ciò che hai appena affermato è falso o privo di significato. La realtà è lì davanti a te, o così sembra, e qualunque cosa sia è più grande di te, più complessa dell'immaginabile, più potenziale. Non c'è nulla che se ne possa dire, si può solo osservarla in silenzio. Questo dice la saggezza.

Di tutti i mali che nella storia gli uomini hanno fatto ad altri uomini perché credevano in un'idea, non è mai stata responsabile l'idea, ma l'atteggiamento di questi uomini. Nessuna idea è pericolosa, è la fede in un'idea che rende le persone pericolose. Coltivare l'incertezza è tutta salute.

Insomma alla fine ho deciso di continuare a scrivere e pubblicare semplicemente perché mi diverto, mi piace, godo, e siccome forse un giorno non me lo godrò più questo Universo, ne approfitto adesso. Partecipo, con le mie istantanee soggettive e relative, alla costruzione infinita dell'esistente che, essendo Tutto, probabilmente è anche per metà una Cosa Seria, e per metà uno Scherzo Cosmico. Un Gioco.

Ha senso almeno questo?

Io penso di sì.





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