Dillo con un disegno


Sì, al momento sono stanco di scrivere, di fare cose esposto alla gente, di preoccuparmi di quella dimensione delle cose. E mi sono reso conto, disegnando, di un paio di nessi interessanti.

Il primo è che il linguaggio si conferma un pessimo metodo di comunicazione, perché contiene nelle sue strutture delle mosse obbligate che conducono verso certi sapori, diventa sempre qualcosa: prolisso, volgare, un attacco, una spiegazione con tesi e antitesi, e così via. È una scienza scacchistica muoversi nel linguaggio rimanendo a-giudiziale, a-intenzionale, a-qualsiasi-cosa, restando intanto efficace nella comunicazione. Il disegno, invece, ti mostra un conglomerato di entità e una rete di relazioni reciproche, ma lo fa senza dover fingere di andare da qualche parte, di avere una posizione su qualcosa, di avercela con qualcuno, di farmi esistere come [qualcuno] che dice [qualcosa], un Ego, insomma.

La seconda scoperta - o dovrei dire: ri-scoperta - è che l'attività di disegnare con questa tecnica, quando diventa un lavoro di cesello, costituisce una potente pratica Zen. È lo stato mentale di tutti gli artisti/artigiani che, in ogni continente, hanno dato al mondo le opere che ora il mondo è determinato a conservare e proteggere come figli: le cattedrali, le piramidi, le sculture, gli affreschi, i templi di ogni tipo e religione. Tutte opere essenzialmente inutili, puramente delle montagne di lavoro ambizioso senza un reale scopo; curiosamente, però, proprio questo aspetto è considerato il segno della nascita di una Civiltà: quando una società produce abbastanza surplus da potersi permettere di sprecare un immenso lavoro per qualcosa di non-concreto, di un'idea, di un simbolo, di una cosmogonia.

Comunque disegnare con questa tecnica è una pratica veramente Zen, di totale assorbimento, concentrazione, che annichila il sistema [Ego/Mondo] e lascia solo un'attività ciclica in un Tempo sospeso, in assenza di altro.

E quindi te lo dico con un disegno, 'sta volta:



Uccellanello
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Immagina quante pagine avrei dovuto scrivere per dirti a parole quello che ti dico in questo disegno. In un post che non esiste avevo accennato ad un terzo livello di esistenza delle parole, quello delle immagini che creano nella tua mente mano a mano che scorrono. Be', in realtà di livelli ce ne sono ancora, ad esempio perché la scena in 3D che ti sto dipingendo con il flusso delle parole potrebbe rivelarsi una scena allegorica, un costrutto di simboli che giocano tra loro, e quindi quello che ti sto trasmettendo è una foto col flash di una rete di connessioni. Nient'altro, ma è un messaggio che trovi al quarto livello di lettura, quello dei simboli dietro alla scena che ti sto dipingendo. È un grappolo di nodi relazionali mostrati in una certa luce. È la stessa cosa che ho fatto spesso scrivendo nei post, nel disegno però salta una rete di passaggi: è già la scena bell'e pronta, devi solo vedere i simboli, vedere come sono messi in relazione, e esplorare magari le diverse scale a cui puoi leggere lo stesso schema.

Al momento è una forma espressiva che mi sta dando molto di più. Sto imparando diverse cose a diversi livelli, disegnando, e emergono cose che non credevo possibili fino a che non le ho viste apparire in esistenza. Come il ragno-cervello, ad esempio, anch'esso una semplice associazione di idee, quella tra il lavoro della mente e il lavoro del ragno, che tesse tele dove gli servono e connette punti lontani tra loro. Ed è razionale, le spese della sua freddezza le fa il cuore, che infatti stilla una goccia di sangue in questo strano condominio.


Ragnocervello
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