Una specie di magia




Da bambino, la prima volta che ho considerato la distinzione tra essere vivente e oggetto, mi sono sorpreso di constatare come le piante mi apparissero a metà strada, e naturalmente mi sbagliavo; è una questione di scala temporale perché molte piante vivono secoli o millenni e i loro movimenti sono troppo lenti per essere percepiti alla scala animale, ma osservando in un filmato accelerato le loro evoluzioni si vede immediatamente come siano molto più simili alla vita animale. Una rampicante che si avventura su un muro, se vista con la giusta accelerazione, assomiglia molto ad un polipo che estende i suoi tentacoli a tentoni, e sorprende per il modo in cui manifesta intelligenza e reazioni di adattamento.

» filmato piante in crescita

Questo è utile per capire qualcosa di più generale, cioè che molte idee sul mondo che diamo per scontate possono essere errori dovuti alla scala delle nostre percezioni. Non parlo solo delle idee dei singoli individui, ma anche della nostra specie intera, perché come sappiamo ormai bene siamo tutti vittime della Cultura, cioè del castello di linguaggio fossile con cui viene impressa nella nostra mente la struttura di idee attraverso cui vediamo il mondo.

Ad esempio ho parlato prima di distinzione tra essere vivente e oggetto inanimato, che è già un filtro concettuale, qualcosa che abbiamo deciso noi sulla base della nostra percezione, ma ha senso in assoluto? Esiste realmente o è solo la nostra impressione (fallace)? E se esiste, siamo sicuri che siamo capaci di suddividere correttamente le cose tra le due categorie? E se ci sbagliamo? E se sommiamo abbastanza errori e su questo castello storto arriviamo ad una visione generale completamente sbagliata?

Faccio un esempio: un sasso e Luigi sono due cose diverse, il sasso è un ammasso di materia mentre Luigi - che tecnicamente è anche lui un ammasso di materia - è un organismo. Organismo significa che se divido il sasso in due ottengo due sassi, mentre se divido Luigi in due non ottengo due Luigi, ma un Luigi morto.

Questo però non è vero per tutti gli organismi, perché molti di essi come le piante e anche alcuni animali più antichi dell'Uomo sopravvivono perfettamente anche se tagliati in centinaia di frammenti.

» filmato

La ragione di questa incapacità dell'Uomo rispetto ad organismi più primitivi è la complessità, la specializzazione, ma anche una certa sequenza di scelte evolutive sulla gestione della vita cellulare e genetica; ci troviamo quindi di fronte ad un esempio di come siano complicate - a ben guardare - le distinzioni che a prima vista appaiono così semplici.

Il caso della Planaria nell'impressionante filmato qui sopra solleva anche altre questioni, perché questo verme acquatico ha una complessa organizzazione biologica, ha una testa, degli occhi attraverso cui vede e un sistema nervoso, ciononostante un suo frammento continua a vivere e ad avere comportamenti come organismo d'insieme e ricostruisce tutto ciò che manca del corpo. Ancora più impressionante è il fatto che ogni parte - fosse anche un pezzo della coda - mantiene i ricordi di ciò che il verme ha appreso nel corso della vita, e questo fa a pugni con la nostra idea che Mente e Memoria siano esclusivamente una questione di cervello, neuroni e sinapsi.


Neuroni nel cervello


Nel caso degli esperimenti di Paul Pietsch con le salamandre, risalenti agli anni '60 presso la Indiana University, in virtù delle fenomenali capacità rigenerative di questi animali notevolmente complessi e sofisticati, è emerso un ruolo puramente partecipativo dell'organo cervello al comportamento d'insieme, e da queste ed altre osservazioni anche sugli umani è nato il concetto moderno di Mente Olografica, che si può esemplificare con la nozione che i nostri ricordi non risiedono in un preciso punto, ma sono diffusi a tutto il cervello indistintamente: se viene danneggiato in parte, tutti i ricordi restano ugualmente presenti ma solo in versione meno dettagliata, meno intensa.

Diciamolo allora: classificare esattamente che cosa sia la Vita è un'impresa fallita della nostra specie; quanto di più vicino abbiamo è una lista di caratteristiche a cui comunque c'è sempre qualche eccezione; alcuni esseri sono potenzialmente immortali, altri hanno possibilità di manifestarsi in forma totalmente diversa a seconda delle condizioni, altri sono a metà tra vegetali e animali, e così via.

Un modo che si avvicina di più a definire questa distinzione è dire che un vivente è un sistema in cui avvengono dei processi secondo un ordine che sembra dargli una stabilità di forma e comportamento mentre in un oggetto questo non avviene.

Anche qui abbiamo un problema: un batterio può essere essiccato o ibernato per milioni di anni mantenendo il suo potenziale, lo stesso vale per un seme o una spora, ma lasciamo da parte questo aspetto per un momento, perché a questo punto è già successa una cosa più interessante: nella nostra definizione di essere vivente rientrano le galassie, le stelle e i pianeti come la Terra, e a pieno diritto.


1. citoplasma all'interno di un neurone;
2. neuroni nel cervello;
3. Universo su larga scala (ogni puntino una galassia).
Se i primi due sono dettagli di un organismo vivente,
perché il terzo, che appare identico, non dovrebbe esserlo?


Per includere a questo punto anche i batteri e i semi o le spore dormienti potremmo dire che il tutto si riduce a informazione riguardante il modo in cui potrebbero avvenire dei processi tesi a configurare un sistema stabile in quanto a forma e comportamenti.

Informazione. Dati, codice. Linguaggio.

A questo punto arriviamo alla radice ultima dell'esistente, perché se una stella come il Sole è - secondo la nostra definizione - un organismo con una nascita, una vita caratterizzata da processi, un'evoluzione e una morte, e il tutto si basa su informazioni che sono di fatto i comportamenti della materia cioè dell'idrogeno e del frutto delle sue successive fusioni secondo suoi comportamenti e i comportamenti delle particelle subatomiche che lo compongono, e quando andiamo a studiare la natura di questi comportamenti affondiamo nell'indeterminatezza della fisica quantistica e delle decine di dimensioni della Teoria delle Stringhe (sarebbe Teoria delle Corde da String Theory, ma noi italiani con l'inglese ci mastichiamo davvero poco e ormai è andata così), nell'entanglement quantistico e nella relazione soggetto-oggetto (Osservatore - Fenomeno), qualche dubbio comincia a sorgere.

Se poi a tutto questo affianchiamo la nozione che la Mente, la Memoria e la Coscienza sembrano essere associate all'organo cervello ma non necessariamente un sottoprodotto della sua operatività e struttura in senso stretto, qualcosa di ancora più sfuggente comincia ad apparire, ed è per questo che oggi alcuni fisici - parliamo di scienziati, non santoni New Age - parlano della Coscienza come di un'altra faccia della Materia, dicono in sostanza che la Materia è vivente e pensante, che partecipa insieme alla Mente a dare forma alla realtà, che in sostanza la Coscienza pervade tutto, comprese stelle e galassie - che sono organismi - e che in sostanza l'agente veramente attivo e creativo nell'Universo è questa dimensione Cosciente, insomma il Mondo non è un gigantesco gioco di bocce subatomiche.

Uno dei problemi irrisolti sull'Universo come lo conosciamo è la taratura di molte costanti fisiche che appaiono esattamente quelle che ci vogliono perché l'Universo sia come è, ma non si vede per quale motivo queste leggi siano come sono; questo porta qualcuno a pensare ad un Progettista che le abbia fissate in modo ottimale, ma - come sappiamo - ipotizzare un Progettista è una complicazione del problema più che una soluzione, perché a quel punto va spiegato il Progettista.

Un modo alternativo di guardare al problema è invertire la priorità: non sono le costanti ad essere proprio giuste per generare tutto ciò che esiste tra cui infine noi, siamo noi e tutto ciò che ci ha preceduti ad aver costretto le costanti a prendere questa forma in modo che funzionasse la rappresentazione 3D di ciò che è stato immaginato o, come piaceva a Schopenhauer, ciò che ha voluto essere.

Cioè la Coscienza, la Mente, l'Immaginazione vengono prima della Materia e ne sono la causa.

Una cosa che non dobbiamo dimenticare è che tutto ciò che pensiamo dell'Universo, oltre a cambiare continuamente, è qualcosa che esiste da poco più di un secolo. Il Big Bang di 13,7 miliardi di anni fa, ad esempio, esiste da circa 80 anni. Prima non esisteva. Questa idea è basata su deduzioni basate su deduzioni basate su deduzioni basate su una manciata di fotoni fossili arrivati sulla Terra e catturati da telescopi e poi interpretati sulla base di altre supposizioni e su alcuni assunti potenzialmente sbagliati, come l'idea - ad esempio - che certe costanti fisiche siano costanti, quando noi ne abbiamo solo misure basate su qui (sulla Terra) e ora (nell'ultimo secolo) e non sappiamo se siano sempre state così, cioè non sappiamo se siano effettivamente costanti o no.

Il problema è sempre quello di chi è nato prima, l'uovo o la gallina, ma cambiano i soggetti in gioco, cioè a questo punto uovo e gallina sono sostituiti da Materia e Informazione, Oggetto e Soggetto, Oggetto e Idea, o infine Materia e Coscienza.

In altre parole: io penso perché ho un cervello, o ho un cervello perché penso? La Materia esiste di per sé e tra le altre cose ha casualmente generato dei sistemi tra cui esseri pensanti tra cui te, oppure sono le Idee di questi sistemi tra cui te che si sono date forma inventandosi la Materia?

La questione è tutt'altro che puramente speculativa, perché se è vero che le Idee vengono prima della Materia, che la Materia è essenzialmente un ologramma energetico che dà forma e concretezza apparenti ad uno scheletro di idee, di informazioni, di pensiero, di Coscienza, noi Umani con il gioiello di processore ideatico che ci ritroviamo a disposizione abbiamo un potere immenso, l'unico problema è che non sappiamo usarlo, perché abbiamo l'idea sbagliata sulla natura del Mondo, cioè pensiamo che un sasso sia più vero di un'emozione, mentre potrebbe essere vero il contrario. E' ragionevole supporre che il Mondo sia pongo modellabile dal pensiero, che i comportamenti emergenti della Materia che ci risultano a tutt'oggi imprevedibili non siano qualcosa che era scritto da sempre nella natura della Realtà ma siano la concretizzazione di desideri ed aspirazioni, che la creazione e l'immaginazione agiscano da attrattori per il futuro dell'Universo, e così via; in altre parole potrebbe essere un grande errore pensare che Dio sia là fuori da qualche parte ad importi vetuste regole ebraiche e a giudicarti, perché forse Dio sei tu, solo che te l'hanno nascosto.

Quindi che succede se cambi approccio?






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