Fatalismo da analfabetismo funzionale




[pubblicato il 28 aprile 2017]

Poco fa sono andato su una pagina Fakebook di cui spesso vedo e apprezzo i post. Mi è balzato all'occhio un dettaglio notevole: se questa pagina pubblica una frase di Calvino o di Buddha ha tranquillamente 8.000 [like], se pubblica un commento politico/economico ne ha 12. Questo corrisponde ad una sensazione che avevo già avuto nel mio micro un paio di anni fa: gli italiani, in fatto di politica o economia, non ne hanno le palle piene, e nemmeno sono alla nausea.

La situazione è molto, molto oltre quel punto.




Appunto per questa loro condizione inesprimibile, non pare che si delineino in alcuna forma concreta delle direzioni di movimento: nessun plebiscito, nessun progetto, niente. All'orizzonte si intravede solo uno stallo irremovibile. Unica eccezione, se vogliamo, è stata il risultato del referendum costituzionale, che ha evidenziato un orientamento abbastanza netto, anche se di fatto questo è consistito nel dire: "tutto resti com'è". Può comunque apparire come una forma di saggezza.




In opposizione, una delle visioni più coerenti del problema Italia è che il Paese ha nutrito ed allevato un cancro nel proprio corpo che si chiama Stato, inteso come i milioni di dipendenti pubblici e i vari privilegi riccamente distribuiti, ed è questo cancro che si sta mangiando il resto del Paese. È un cancro al cervello, quindi non è possibile risolvere il problema, perché è il problema che prende le decisioni. Paradossalmente, questo cancro è anche il bacino elettorale del partito più europeista di tutti e l'Europa vorrebbe estirparlo.

Possibile che questo quadro così follemente paradossale sia reale?





Potrebbe apparire che nell'insieme tanti si siano accorti che non si riesce più a vedere niente attraverso i fumi delle varie informazioni e disinformazioni tendenziose e/o personalistiche, che tutto è troppo complesso per farsi veramente un'opinione, che approfondire gli argomenti (in questi campi come nelle Scienze) porta solo ad un più profondo sconcerto e non a vedere una Luce, perché qualsiasi discorso esplicito oscura e nasconde alla vista un Universo di altre possibilità e connessioni; così, piano piano, scende il silenzio.

La post-Verità non è una questione di notizie false e notizie vere. La post-Verità è il raggiungimento della saggezza socratica, è l'annichilimento da iper-complessità: la Verità è inconoscibile. Punto.

Ci tengo a chiarire una cosetta sul mio output: a me, da Estinzionista, di quello che succede o non succede in fondo non frega un accidente. Mi diverte - anzi, mi fa godere come un riccio - rispolverare di tanto in tanto il mio vecchio odio feroce per l'Unione Europea, perché mi è rimasto dagli anni scorsi un riflesso pavloviano per cui mi basta sentir nominare l'Europa o vedere quello straccio blu a stelle gialle perché mi vada immediatamente il sangue alla testa, e non ho parole abbastanza feroci per dare voce alla belva che mi si sveglia dentro.




Ma tutto questo è legato a quel decennio di propaganda battente per cui era diventato un vero e proprio tabù dirsi antieuropeisti; a quel tempo era un po' come dichiararsi atei di fronte alla Santa Inquisizione ai tempi d'oro del cristianesimo, quando, per molto meno, cristianamente ti bruciavano vivo.

Qualche anno fa, prima che il dilagante malcontento trionfasse sulla propaganda europeista, questo era un tema caldo nelle discussioni da aperitivo con alcuni ora-ex-amici che - oggi mi è evidente - erano dei coglioni da ionosfera, di quelli che la propaganda detta e loro eseguono con occhi fiammeggianti di Verità Rivelata. Sì, insomma... dei coglioni. L'ho già detto? Pecoroni di prima categoria.

D'altra parte è nozione ormai comune che la giovinezza è il prezzo della saggezza, o che l'esperienza è quella conoscenza che acquisisci subito dopo il momento in cui ti sarebbe servita. Ma siamo al mondo per questo, no? Come potrebbe essere intrigante il viaggio se nascessi imparato? Sapendo già tutto non ti stupiresti di niente, non avresti nessun guaio da gestire né alcuna cazzata da riparare. Sapresti dalla nascita che il mondo è pieno zeppo di scemi, che quasi niente vale il minimo sforzo o un secondo del tuo tempo, che la sostanza è che sei qui e non avrai pace finché ci sarai, sia che ti tocchi correre come un pirla sia che non abbia niente da fare: esistere è sempre resistere, comunque e dovunque.




Su questo tema si potrebbe intavolare un lungo discorso filosofico, ma potremmo riassumere così: se decidi di muoverti verso l'illusione della [GrandeLuce] tutto il mondo ti offre resistenza e non arrivi mai; se invece stai fermo, il [BucoNero] inizia a risucchiarti nel suo tremendo campo gravitazionale, e devi lottare per restare fermo. Non si scappa.

Non-esistere è la soluzione, ma così ti perdi anche tutto il resto, e una volta che l'hai visto un po' ti dispiace; per cui io intanto resto per un po' - senza particolare impegno - e regalo la non-esistenza ai miei figli, così le oscure brame dei potenti e le idiozie dei dementi resteranno prive sia di queste nuove vittime che delle mie preoccupazioni in merito: tutta l'ansia e la rabbia del mondo discendono dal Futuro. No future, no pain.

È una delle molte gioie dell'Estinzionista: cari cristiani, cari islamici, cari post-comunisti, cari capitalisti, cari banchieri, caro Stato, cara Europa, cara burocrazia, cara Big Pharma, cari analfabeti funzionali, cari arroganti, cari ignoranti, cari pecoroni, cari detentori della Verità, cari rompicoglioni di ogni genere e sorta... divertitevi! Tra voi, però.




L'altro giorno qualcuno mi stava parlando e ha usato la frase: "...tu hai rinunciato al mondo...".

Not exactly. L'ho mandato a fare in culo, è un po' diverso. Nessuna rinuncia. Il mondo per quanto mi riguarda è fatto di due parti: c'è l'Universo, con galassie e piante e animali, che è una meraviglia, e poi ci sono gli umani, che - con alcune rare eccezioni - sono l'immondizia che lo infesta. Perciò - già che sono qui - mi godo al massimo la metà buona stando il più lontano possibile dalla società delle Scimmie Pazze e dai suoi deliri. L'unica richiesta è: non cagatemi il cazzo, che mi sale Satana in men che non si dica.

E quando sarà ora di salutare, sarà con un gran bel sorriso.


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