Felicità? Essere, avere e fare




Titolo volutamente ingannevole, perché la felicità non esiste se non per brevi istanti di turbolenza nei neurotrasmettori, ma esistono la pace, la serenità, la soddisfazione e il significato; quindi, se ti dibatti nelle questioni legate a tutti questi concetti, questo post può darti qualche suggerimento - posto che non ha alcuna pretesa di essere esaustivo sull'argomento, e che contrasta apertamente con una montagna di scemenze di cui il mondo è pieno, da quelle di Maslow in avanti: il mercato delle vie per la felicità è ovviamente stra-saturo, perché si tratta del bene più ricercato e meno diffuso al mondo, e come in ogni mercato in cui la domanda abbonda e l'offerta tenta di incontrarla, è pieno di fuffa: ci provano le religioni, le filosofie, le ideologie, la politica. Gli psicologi (come Maslow) tentano solo di farti essere una PersonaNormale™, ignorando il fatto che di solito quello è proprio il problema di partenza; le religioni e i politici tentano di dominarti, le ideologie di drogarti, i mercati di venderti roba; tutti ne approfittano per dominarti e farti rientrare nei ranghi.




Ma ciò di cui parliamo è uno Stato di Coscienza, qualcosa che riguarda l'interno e non l'esterno di una persona, e riguarda - sempre e comunque - questo momento. Se questa condizione appare lontana, si può pensare di ottenerla facendo qualcosa, e si tratta di una ricerca, quindi ci sono almeno 3 dimensioni principali in cui si può pensare di operare la ricerca: essere, avere e fare. 3 verbi abbastanza onnicomprensivi, 3 dimensioni fondamentali della vita, che però non stanno tutti sullo stesso piano.

L'idea è che, se si tratta di una ricerca, c'è anche un oggetto - fisico o astratto - che è l'obiettivo finale dell'azione, la Luce in fondo al tunnel. Potresti pensare che questa Luce stia in una o più di queste 3 dimensioni. Qui ti dimostro che non è proprio così.




Se pensi che la Luce stia nell'essere qualcosa o qualcuno, stai soffrendo. L'essere qualcosa o qualcuno è nella dimensione dell'Ego, è qualcosa che è reale solo quando ci pensi, come l'essere un artista di successo, oppure un top manager, un genitore o un'altra categoria sociale a tua scelta.

Tu sei un primate, un tubo digerente con un grosso ganglio vicino alla bocca, e stai morendo. Questo, che è la realtà, è già abbastanza deprimente di per sé, e probabilmente è per questo che tanti tentano di sfuggirgli puntando a darsi delle etichette sociali, nell'idea che quando finalmente gli altri penseranno di te ciò che l'etichetta dice, allora avrai dato un senso alla tua vita. In realtà non hai scampo, perché, se credi che un'etichetta potrà darti la pace, è perché pace non hai, quindi le etichette di cui già ora puoi fregiarti non bastano, è per questo che punti più in alto o ad un'altra etichetta ancora. Siccome non hai ancora l'etichetta desiderata, la desideri, ti manca, quindi soffri, e quando l'avrai raggiunta continuerai a soffrire, perché l'etichetta non è nulla, come le altre che già hai: esiste solo quando ci pensi, e non ha cambiato di una virgola il fatto che sei un tubo digerente con un grosso ganglio vicino alla bocca, e che sta morendo.




Se pensi che la Luce stia nell'avere, la situazione è più o meno la stessa, siamo sempre nell'ambito dell'Ego, ma almeno qui c'è di mezzo della fisicità: essere un top manager è un'idea, avere una Harley-Davidson è un'idea ma è anche una Harley-Davidson. Naturalmente, una volta che hai scucito i tuoi 20.000 euro e hai la Harley nel garage, sei sempre un tubo digerente con un grosso ganglio vicino alla bocca che sta morendo, ma almeno puoi farti un giro per il paese, e qui c'è l'altro inghippo: se l'obiettivo era farti vedere con la Harley, stai soffrendo, perché è lo stesso meccanismo dell'essere, una questione di Ego ("Sono uno che ha una Harley-Davidson"), per cui da immediatamente dopo aver fatto il primo giro per il paese, tornerai a soffrire esattamente come prima, e dovrai pensare al prossimo acquisto. A quanto sembra la Luce non è nemmeno nell'avere.




Resta il fare, come quando fai il tuo primo giro sulla Harley, e se l'obiettivo era proprio fare il giro e chi se ne frega di ciò che pensano in paese, allora è fuochino. E vedi che potevi anche fare il giro su un'altra qualsiasi moto, non necessariamente una Harley-Davidson.

Perché mentre stai andando a spasso sei preso ad andare a spasso, guardi il paesaggio, sei concentrato sulla gestione della moto, cioè, finalmente, non hai risorse di attenzione per pensare a te, al chi sei, né al fatto che sei un tubo digerente con un grosso ganglio vicino alla bocca che sta morendo, né a come ti giudicheranno gli altri gangli degli altri tubi digerenti del paese, che stanno morendo pure loro.

Sei assorbito nell'attività.




Cioè non ci sei, per lo meno nel senso che il tuo grosso ganglio non ha l'attenzione assorbita dall'idea di essere un grosso ganglio su un tubo digerente morente, né sull'immagine illusoria che proietta di sé nella mente degli altri.

Sei azione, sei attività, sei quel che stai facendo, e finché l'azione si svolge non esiste la tua condizione esistenziale. Cioè esiste in teoria, così come esiste la galassia Andromeda, ma siccome non ci stai pensando, è come se non esistesse. È vero che stai morendo e che la tua esistenza non ha senso, però non ci pensi, quindi quel fatto non c'è.

L'azione mentre avviene è tutto ciò che esiste, ed ha senso nello svolgersi, quindi tutto va bene.

Vedi, il dramma di quel ganglio è che pensa, e ha abbastanza potenza di calcolo da rendersi conto di ciò che è, al di là di tutte le illusioni che si auto-spaccia. Finché penserà a sé, non avrà pace. E siccome la vita è tempo, nel senso che è movimento, cambiamento, eventi in successione serrata, novità, stai vivendo solo quando la tua attenzione è rivolta all'attività, mai quando pensi a ciò che sei o a ciò che ne pensano gli altri.




Questo è lo stesso concetto che era espresso, più in dettaglio, ne La magia della Musica.

Proseguendo nella lettura andrai più a fondo nel vedere che cosa c'è oltre l'Ego e il problema dell'essere un tubo digerente con un grosso ganglio, che sta morendo.



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