La Magia della Musica




"Grazie Musica per esserci stata quando nessun altro c'era."

Questa frase mi è apparsa tante volte nel flusso di notizie di Facebook, a volte digitata da qualche volenteroso, più spesso prestampata in qualche immaginetta. Il suo senso è più profondo di quanto non appaia a prima vista.

In un libro che un amico mi ha passato di recente, La saggezza del Dubbio di Alan Watts - lettura consigliatissima! - l'autore evidenzia che non possiamo mai pensare noi stessi, se non in forma di astrazione: l'esistenza in sé è presenza a un'esperienza del momento, la consapevolezza è un focus, e se siamo presenti ad un'esperienza non siamo presenti a noi stessi nell'atto di esserlo. In altre parole "io" esisto solo quando mi penso, altrimenti io sono l'esperienza che avviene, io sono ciò che percepisco, cioè - in un certo senso - non sono "io", ma l'esperienza che ho.




È solo quando riporto l'attenzione su me stesso e mi penso, che esisto, ma non posso contemporaneamente avere un'esperienza e pensarmi. Una cosa alla volta, ragazzi, o di qua, o di là.

Quindi la Magia della Musica è sì, in parte, la bellezza delle costruzioni di suoni e note e ritmo, ma è Magia soprattutto perché quando c'è lei non ci sono più io! Mi fa sparire! Quando sono nella Musica io cesso di esistere, finalmente l'Ego è annichilito, annientato nell'essere l'esperienza dell'armonia e degli arabeschi immateriali del suono.

In questo senso dire grazie alla Musica per esserci stata quando non c'era nessun altro è proprio vero, perché non c'era davvero nessuno in quel momento, nemmeno io! Magia!




È curioso: siamo schizofrenici nel nostro essere così ossessionati dall'Ego da una parte, da quel voler essere intensamente ed eternamente, e dall'altra parte cerchiamo e scopriamo l'estasi nella completa annichilazione di noi stessi. L'inghippo, in questo caso, è che non sappiamo che è questo ciò che succede: la Magia è il fatto che cessiamo di esistere per almeno qualche minuto, perdendoci nella Musica.

Watts sottolinea - già che ci siamo vale la pena di ricordarlo - che quella stessa sensazione si verifica ogni volta che siamo completamente assorbiti da quello che stiamo facendo, come avviene per "me" quando mi metto a digitare come sto facendo in questo momento, davanti ad un piccolo display luminoso nel buio della stanza, su cui due pollici saltellano febbrilmente stendendo fiumi di pixel neri. Ogni minuto passato nell'azione creativa o con l'attenzione rivolta a qualcosa di bello è non-esistenza, senza tempo, estasi, liberazione.




È per questo che una strategia di sopravvivenza per molte persone è tenersi continuamente impegnate ed attive: così si può non esserci e quindi non trovarsi mai faccia a faccia col Mistero dell'Esistenza. Naturalmente è una strategia di fuga continua che io sconsiglio, perché senza avere consapevolezza, conoscenza e dimestichezza con questo fondo si vive nella Paura, quindi è bene, ad un certo punto, buttarsi in quest'abisso fino a scoprire che si respira benissimo anche lì.

Comunque, dicevamo, questa situazione è davvero curiosa. Magico è tutto ciò che ci fa dimenticare che esistiamo: il sesso, la musica, la creazione, la performance, il totale assorbimento nell'azione. Questo dovrebbe suggerire qualche riflessione sulla Morte, allora, perché siamo talmente programmati a pensarla come il Male Supremo che non ci coglie il dubbio che possa essere la Suprema Estasi, la più grande liberazione concepibile, la rimozione di tutta la nostra limitatezza nel tempo, nella forma e nello spazio, in una rinnovata fusione con il Tutto, l'Assoluto, l'Eternità, l'Indicibile fatto di ogni forma possibile di armonia ed esperienza. Che, poi, è secondo alcuni il significato originario della parola Religione, cioè riconnettersi con l'Eterno.




Non con una forma particolare, un'icona, un rito, un culto, ma con il Mistero totale di ciò che hai proprio davanti agli occhi e di cui nessuno sa nulla.

Tutti gli altri esseri viventi, non facendosi le proiezioni nel futuro che ci facciamo noi, vivono tranquillamente gli eventi della loro vita, e con la stessa serenità quando arrivano alla loro fine lasciano il campo senza clamore. Questo è l'Ordine in cui la Natura si è configurata. Come può essere orribile?

Sono i nostri occhi che vedono questo orrore, è la nostra Paura, il nostro Ego.




Da appassionato di biologia, io so che che non c'è ragione reale per cui gli organismi debbano essere programmati per morire sempre e comunque. Non è né inevitabile né necessario, una forma di vita potrebbe essere immortale, è solo una questione di come le cellule si organizzano. Perché invece nessuna lo è? Nemmeno una... o quasi: c'è giusto quell'eccezione che conferma la regola e dimostra la possibilità.




È perché il ricircolo di dissoluzione e rinascita è necessario, giusto, equilibrato, bello. È perché la Morte è tanto una fine quanto un inizio. Solo così l'Universo e la vita possono continuare ad essere uno spettacolo sempre nuovo. Se non muori l'esperienza non è completa, il cerchio non è chiuso, tutto è stato vano. Ed è stupido, tra l'altro, perché ti sei talmente affezionato al tuo povero piccolo me stesso da non voler più tornare ad essere Dio.

L'Immortalità, in un certo senso, è la Dannazione Eterna.


"Qualsiasi cosa che sia meno dell'immortalità
è una completa perdita di tempo."

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