Il confine dell'Universo

Pubblicato in origine 5 ott 2015




Io non investirei nemmeno 1 centesimo sul futuro della teoria del Big Bang, ma stando ad essa il Big Bang è una sfera tutta attorno a noi alla distanza presunta di 46 miliardi di anni-luce. Questo significa che puntando un telescopio nello spazio profondo vediamo le stelle più vicine, a pochi anni-luce, poi altre galassie a milioni o miliardi di anni-luce, e in teoria in fondo a tutto il Big Bang.

Dato che la luce impiega tempo per attraversare le distanze, più un oggetto è lontano più ciò che osserviamo è vecchio: vediamo il Sole come era 8 minuti fa, una stella a 10 anni-luce come era 10 anni fa, una galassia ad un miliardo di anni-luce come era un miliardo di anni fa e per questo meccanismo, a 13,7 miliardi di anni-luce, dovremmo vedere il Big Bang.




Il problema è che più un oggetto è lontano, più la sua luce ci arriva stiracchiata, cioè abbassata di frequenza (fenomeno chiamato red-shift), e ci sono diverse possibili spiegazioni per questo: 1) la luce nel tempo va sempre più veloce; 2) lo spazio nel tempo diventa sempre più stiracchiato; 3) gli oggetti si stanno allontanando da noi sempre di più; 4) il Tempo ha accelerato durante la Storia dell'Universo; 5) più è lontano il luogo da cui proviene la luce, più scorre lento rispetto al punto in cui siamo noi; etc. Il fatto comunque è che ad una distanza di 13,7 anni-luce lo stiracchiamento è così pronunciato che ciò che arriva sono solo radiazioni a bassissima frequenza, quindi niente di visibile.

In ogni caso c'è una prima stranezza: se il Big Bang è tutto attorno a noi alla stessa distanza, significa che noi siamo al centro dell'Universo?

No, da qualsiasi punto dell'Universo si osservasse la situazione sarebbe identica. Non dobbiamo dimenticare che l'Universo che osserviamo è distorto temporalmente: ogni dettaglio è tanto più vecchio quanto più è lontano, quindi la realtà è che non abbiamo idea di come esso sia in questo momento a grandi distanze - ammesso, naturalmente, che "in questo momento" significhi qualcosa.




Quel che è peggio è che spazio e tempo sono proprietà dell'Universo: non esistono fuori dall'Universo. In altre parole l'Universo non è un botto di Materia esplosa in mezzo allo spazio: non c'è nessuno spazio fuori dall'Universo.

Quindi che cosa c'è appena oltre?




Anche questa domanda non ha senso, perché risente del nostro modo di pensare: non esiste un "fuori", o meglio di certo non esiste nella modalità fisica a cui siamo abituati. Quando si dice che l'Universo è finito ma senza confini, quando si dice che è curvo, si intende questo, e sono affermazioni semplici solo in apparenza, perché in realtà sconfinano nell'iperdimensionalità senza usare questo termine; comunque sono formule più poetiche che scientifiche, perché non forniscono predizione: alla domanda "che succederebbe se viaggiassi velocissimo in linea retta per oltre 13,7 miliardi di anni-luce?" non esiste una risposta, al di là dei commenti sull'impossibilità fisica dell'impresa.




La vera questione è che tutto questo suona di artifici linguistici per non dire che non ci stiamo capendo nulla, e quando comunque provi ad immaginare di viaggiare all'estremo sia nello spazio che nel tempo, ti rendi conto che cominci ad avvicinarti a concezioni imparentate con quelle della fisica quantistica: tutto conduce alla sensazione di essere in una specie di videogame, di ologramma, di proiezione psichica, anziché in un oggetto fisico e materiale. Da qualche parte tra il display in cui stai leggendo queste parole e le più lontane galassie c'è un paradossale passaggio di modalità tra realtà materiale - solida e concreta - e sogno.




Dire che l'Universo è finito ma senza confini, una specie di ipersfera da cui non puoi uscire, ma dove non incontrerai mai una frontiera, e che non sta sospesa nello spazio in qualche posto, ma è lo spazio, il luogo e l'assoluto, chiuso in sé stesso e con niente fuori - perché non esiste un "fuori" - è uno dei momenti in cui capisci perché l'osservatore è necessario affinché esista una realtà: è tutto psicologico.




Quando sei in un sogno non c'è limite a dove puoi andare e a ciò che puoi scoprire perché ciò che vedi non è "reale" e non sta da nessuna parte, ma guarda caso anche nella dimensione della veglia la situazione non cambia, appare solo più "solida", e questa solidità crea l'equivoco che sta alla base del paradigma filosofico chiamato Materialismo: l'idea che alcune cose esistano "realmente" a differenza di altre che invece non esistono, e che siano dislocate in uno spazio che è sempre e ovunque come appare da qui. I paradossi dell'Universo sono una delle evidenze che questo paradigma è illusorio.




Insomma parliamo di livelli di sogno, non c'è nessuna realtà. L'intero Universo è una specie di proiezione psichica e i meccanismi del sogno alla fine sono rivelati anche in quella che chiamiamo realtà.

Dopotutto, che cos'altro poteva essere l'Universo se non questo?





POST PIÙ LETTI DELL'ULTIMO MESE

Perché la figa sa di pesce

L'ultimo Messia - di Peter Wessel Zapffe

13 barzellette buddiste

22 frasi di Lao-Tzu su Vita, Morte e Felicità

W il Cazzo

Perché ci illudiamo

Perché le persone più intelligenti sono single

Legge di Attrazione, Sincronicità e Coincidenze

Nel campeggio nudista