Perché non credo ai credenti

Pubblicato in origine 5 dic 2018



Intanto credere è diverso da sapere.

Se dico credo che ci sia una birra in frigo sto dicendo che non so se c'è, ma credo che ci sia. Se credo o credo tantissimo non fa alcuna differenza, continuo a non saperlo finché non apro il frigo e guardo. Quando guardo e scopro che di birre ce ne sono 15, so che ci sono 15 birre, e credo di essere un alcolista. Credo di esserlo, non lo so, ma so che di certo ci sono 15 birre (anzi 14, ora).

Quindi, che uno creda poco o tanto, non fa alcuna differenza. Se vogliamo proprio essere pignoli, non ha senso precisare la quantità della credenza: credere significa non essere sicuri, cioè non sapere - per questo si parla di fede, che significa fiducia - quindi in sostanza un credente è uno che non sa, ma si fida. È uno stato, una condizione, non un piatto di maccheroni, per cui non c'è il credere tanto o poco: o sei in quella condizione, o non ci sei.

Non puoi esserci tantissimo.




È da notare, però, che nonostante per loro stessa ammissione non siano sicuri, i credenti sono sempre in prima linea quando si tratta di legiferare per costringere tutti - credenti e non - a fare come dicono loro, vedi aborto, eutanasia, fecondazioni, divorzio etc. Questa è la principale ragione per cui sono tutt'altro che innocui, e si meritano tutto l'astio e la denigrazione dai non-credenti (cioè dalle persone normali).

Nessuno avrebbe niente da ridire se loro seguissero le loro regole senza rompere il cazzo agli altri, ma rompono il cazzo, quindi si aspettino rappresaglia, ora e sempre.

Comunque, il significato della quantità della credenza è un altro, ma per comprenderlo dobbiamo scavare più a fondo.




Che cosa crede il credente?

Crede che ci sia qualcuno di invisibile che controlla tutto, una specie di Presidente dell'Universo, ma più un monarca che un presidente, uno che ha potere assoluto, perché la baracca è sua, l'ha fatta lui, e invece di farla perfetta l'ha fatta a pene di canide e poi ha dato delle regole (solo a qualcuno) da seguire per forza altrimenti ti torturerà in eterno, però sei libero e ti ama. Ed è da notare la parola qualcuno, perché non parliamo di un gatto o di una mantide, ma di un uomo. Non una donna, sia ben chiaro. Un uomo invisibile che comanda tutto.

Una simile cosmologia pone la tua specie al di sopra di tutto il resto della Natura, ecco perché la civiltà cristiana è quella che ha sviluppato il modo di vivere più distruttivo per l'ambiente, mentre la sua teologia teorizza l'Eschaton, la fine di Tutto.

E presto ce la farà.




Ma che se ne fa una persona del credere che ci sia un uomo invisibile che comanda tutto?

Be', se sei italiano, le prime due cose che pensi sono fartelo amico e chiedergli favori personali. Fartelo amico perché è chiaro che, se è così potente, ti fa una paura del Diavolo - infatti ti dici timorato - e già che te lo fai amico, blandendolo dicendo sempre a tutti che è un tipo tutto amore, è un attimo poi chiedergli favori personali.

Strano, tra l'altro, amare con tutto il cuore qualcuno che ti fa paura.

Vero?


"Uno che è amico di tutti
non è amico di nessuno."
- sorrisi falsi -_-


Però, siccome quello non risponde mai - è più facile parlare al telefono con Berlusconi - ti preoccupi di farlo felice in qualche modo - l'antica tendenza delle religioni al sacrificio - rendendo te stesso meno felice, attraverso strane pratiche e regole: possono riguardare i vestiti, i capelli, gli accessori; andare in certi posti in certi giorni; se capita un'opportunità di far sesso, invece di farlo cominci a pensare; e soprattutto parli da solo, a volte ripetendo cantilene, a volte proprio parlando con qualcuno che non c'è.

Qui si vedono i vantaggi del dirsi credente: uno che parla da solo tecnicamente è schizofrenico, ma non se è credente. Anche lo schizofrenico crede che ci sia qualcuno che non c'è, ma questo qualcuno non è Dio, quindi ha una malattia. Se invece parli con Dio sei sano come un pesce, ma dobbiamo notare che i dottori stanno alla tua parola: magari dici di parlare con Dio ma in realtà il tuo amico invisibile è un altro, chi può saperlo? È invisibile!




Quindi vedi che il precisare la quantità non riguarda la credenza, ma la quantità delle manifestazioni esteriori, per lo più sociali, in cui ti produci: se parli da solo tanto o poco, se scopi poco o tanto, se hai tanta o poca paura di far incazzare l'uomo invisibile, e così via.

Credere è una cosa che fai con la parte più lucida della tua mente, è una cosa che dici e che ti dici. Ma non è una cosa che puoi comandare, così come non puoi decidere di amare. Tornando all'esempio della birra in frigo, io non posso decidere di credere di più o di meno che la birra ci sia. Posso magari esprimere una sensazione sulla probabilità dell'esistenza della birra, ma che io ci creda tanto o poco non cambia il fatto che non lo so, e se apro il frigo e la birra non c'è, non c'è, anche se ci credevo tantissimo.




Quindi la ragione per cui non credo ai credenti è che dire di credere significa ammettere di non crederci. È solo un'identificazione, un ruolo, un'etichetta sociale, una questione di Ego, di facciata.

Uno che crede veramente, sa. Crede di sapere, almeno. Se crede che la Terra sia una sfera, non sa di crederlo, crede di saperlo. Non ti dice credo che ci sia una birra in frigo, ti dice prendila. Poi, se tu apri il frigo e la birra non c'è, lui ci rimane di merda perché era davvero convinto! La stessa cosa che succederebbe a te se scoprissi che la Terra è davvero piatta!

...ma con Dio non corri quel rischio.



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