Vivere sul fondo
Quando tocchi il fondo hai due strade: darti una spinta coi piedi e silureggiare di nuovo su più in fretta che puoi, per tornare verso la superficie prima di finire l'ossigeno, oppure indugiare qualche istante a guardarti attorno.
Se indugi un po', scopri ad esempio che il polso c'è, il cuore batte e respiri normalmente: non serviva stare in apnea, sul fondo c'è lo stesso ossigeno che in tutti gli altri posti.
La seconda cosa che realizzi è che non c'è alcuna superficie. Sembra che ci sia, tutti i nuotatori pensano che ci sia, ma la realtà è che stanno tutti da qualche parte in mezzo, in apnea, tentando di raggiungerla, tranne quelli che pensano di esserci ed annaspano come dei disperati, perché credono che se si lasciano andare coleranno a picco e annegheranno.
Non sanno che si respira anche sul fondo.
Questa scoperta allora ti dà una visione più chiara della gioia e della sofferenza: da nuotatore, gioia è quando ti sembra che le tue Illusioni stiano prendendo una forma più solida e concreta.
Sofferenza è quando le tue Illusioni accennano a squagliarsi, mentre la disperazione è quando le Illusioni si vaporizzano e precipiti verso il fondo come un sasso.
Sofferenza è quando le tue Illusioni accennano a squagliarsi, mentre la disperazione è quando le Illusioni si vaporizzano e precipiti verso il fondo come un sasso.
Profilo tipico dei precipitati: occhi pieni di panico, bocca spiegazzata all'ingiù; spesso al primo giro li vedo darsi subito una spintona coi piedi e schizzare di nuovo lassù verso la Luce, alla ricerca di una nuova superficie, ma è solo questione di tempo: torneranno.