Bai nait
Rientro a casa a notte fonda dopo una giornata piovosa, con felpone e impermeabile, in bicicletta perché l'automobile è ormai un lontano ricordo; sono pieno di endorfine e momentaneamente scaricato di testosterone, dopo ore di buon cibo semplice, vino, amore, sesso e discorsi che partoriscono definizioni come "sereno nichilismo".
Le ruote della bici fanno il loro suono sottile rotolando sull'asfalto bagnato, percorrendo le vie tra case silenziose e finestre buie, e l'aria è piena di odori che si alternano ogni secondo tra gli effluvi medicamentosi di varie piante, terra bagnata, piscio di cani e gatti. Il cielo si è fatto sgombro e cristallino nella notte, e le stelle brillano intense lassù e tutt'attorno, scomparendo e riapparendo tra una casa e l'altra, rivelandosi in tutta la loro magnificenza mentre attraverso una zona aperta tra i campi.
Pedalo lentamente, godendo del momento e della vista di Orione, finalmente, dopo che era riuscita a sfuggirmi per tutta l'estate.
La notte riempie lo spirito.
Penso che ho rischiato di fare della mia vita una giostra di luci al neon, aria condizionata, badge, orari che finiscono con :00 e quant'altro, stritolandola così nel caos ribollente dell'assurdità umana, e che mi sarei decisamente perso un pezzo fondamentale, perché in momenti come questo ho la percezione di qualcosa di enorme, più pieno, più intenso di qualunque altra cosa riesca ad immaginare.
Momenti come questo potrebbero riempire la casella "senso della vita" se quella sensazione fosse esprimibile, afferrabile in qualche modo, ma non lo è, non si può fare, così come non si può fotografare il cielo stellato nel suo splendore per mostrarlo a qualcun altro che in quel momento non sia lì presente, sperando che l'immagine restituisca la sensazione.
Ci sono cose che semplicemente non si possono dire, puoi solo esserci e respirarle, riempirtene fino a brillare come una stella anche tu, e solo tue rimarranno.