Influenza evolutiva




Da qualche anno ormai, ho deciso di non prendere più farmaci, in nessuna forma, a meno che non sia strettamente necessario, e con strettamente necessario intendo tipo che sono a rischio di vita nel giro di 5 minuti o sono finito sotto un TIR, cose fino ad ora abbastanza rare.

Le ragioni sono diverse.

La prima è l'idea che la Natura abbia le sue strategie per risolvere i problemi, per cui tante volte ciò che proviamo è il modo in cui il nostro corpo (perfetto, come tanti dicono orgogliosamente, parlando d'altro) si comporta per risolvere un problema, e quindi lasciarlo fare senza interferenze è farci un favore.

La seconda è che molte malattie sono il prodotto di un eccessivo conflitto o comunque il riflesso di una dinamica che è anche psichica-emotiva, per cui si può prevenire molto dando ascolto alle proprie sensazioni e vivendo il più possibile in armonia personale. Si chiama psicosomatica.




La terza ragione è che non mi fido più, per niente, dell'industria farmaceutica e medicale, e alla base di questo ci sono tantissime ragioni che non tratterò in modo esauriente, ma per cominciare bastano pochi esempi: ogni tanto si sente di un farmaco, classico o appena immesso sul mercato in milioni di dosi, che viene frettolosamente ritirato perché provoca danni enormi o letali. Siccome siamo educati alla fiducia cieca nella medicina, spesso siamo vittime di raggiri, come ad esempio le varie pandemie farlocche che l'OMS ci ha propinato negli ultimi anni finché non abbiamo mangiato la foglia (l'AIDS, la SARS, la mucca pazza, la suina, l'aviaria, etc). E' solo business, profitto, fare soldi, alzare il PIL: se tutti stiamo bene, loro sono rovinati, hanno chiuso con le Mercedes, gli yacht, etc. Il trucco è sempre lo stesso:
1) creare il problema (attraverso i media);
2) attendere la reazione (panico);
3) offrire la soluzione (business/potere).
Paradossalmente corri molti meno rischi con un bel cannone di marijuana che con un farmaco nuovo appena immesso sul mercato, però la prima è vietata e finisci dentro, il secondo invece lo acquisti in una farmacia che pare l'Enterprise del capitano Kirk con dentro compunti (e spesso disumani) individui barbuti in tunica bianca che ti pare di essere in un tempio, invece magari ti stanno accoppando per un mal di testa che ti potevi anche tenere. Ops! Scusi tanto...

Paradossi della civiltà di mercato.




La faccio breve: per quanto mi riguarda possono andarsene tutti a fare in culo e il mal di testa me lo tengo: soffrire un po' rafforza lo spirito, alza la soglia del dolore, e ti fa capire che hai fatto qualcosa che ti fa male e che non devi fare più, per il tuo bene. Ecco la mia medicina.




Fatto sta che da quando ho adottato questo approccio sono passato da tre influenze all'anno a zero influenze all'anno, fino a quest'ultimo semestre, in cui ne ho fatta una in autunno in forma estremamente leggera (qualche settimana in cui, a seconda dei giorni, avevo leggero mal di gola, o leggera tosse, o un paio di starnuti, etc) e poi una pesante il mese scorso.

Tanto per capire il personaggio, preciso che, coerentemente con il mio approccio, nemmeno mi misuro più la temperatura, tanto a che serve saperlo? In ogni caso non prenderei niente. Se mi sento di stare a letto sto a letto. Se poi mi sento di alzarmi mi alzo. Se poi ci ripenso torno a letto. E alla fine, anche se malato, sto sempre bene perché faccio sempre quello che mi sento.

Ho Fede? Sì, ho Fede nella Natura. Ho Fede nei meccanismi del corpo, penso che lui sappia quello che fa meglio di me e di qualunque medico, che spesso è un pusher di farmaci, corrotto dall'industria farmaceutica a suon di regalini e regaloni.




Morale: mi è arrivata questa botta di influenza, e io so che è arrivata in un certo momento chiave e non è stato un caso. La febbre era alta e andava e veniva, ma io stavo nel mio bozzolo di piumone alto una spanna in poliestere filato che isola più del grasso di una foca monaca, e con il mio stesso calore mi pareva di stare in un altoforno, ma la sensazione era confortevolissima, e io mi fido delle mie sensazioni. Per qualche giorno ho alternato sonno e veglia ad orari casuali, intanto la mente vagava in uno stato semi-allucinatorio in una miriade di ramificazioni logico-associative del passato, del presente e del futuro, finché, a cavallo di una mattina, ho dormito 4 ore in cui devo aver avuto febbre molto alta, perché mi sono svegliato come dopo una sbronza epica, ma non avevo bevuto che un po' d'acqua. Giuro.

Quella è stata la fine, il giorno dopo ero in piedi. Per una settimana ho fatto convalescenza, e appena mi sono ripreso mi sono accorto di essere diverso, e tra le altre cose mi è esploso La forma del Gregge, che mi sta dando tante soddisfazioni.




E' stato un caso?

Sarebbe successo anche se avessi preso la fottuta Tachipirina (il mese scorso si è scoperto che...) come mi dicevano tutti, prima ancora che finissi di pronunciare la parola febbre?

Lo so, probabilmente starai pensando che sono un incosciente. E' quello che penserebbe una mamma.
Ci hanno talmente inculcato l'idea che la malattia è un'imperfezione della vita proveniente dall'esterno che va contenuta, limitata ed eliminata, che a stento riusciamo a pensare in un modo diverso, cioè di lasciarla fare.

Ma la questione è importante, e l'approccio è radicalmente diverso: se la malattia fosse una fase di passaggio, necessaria, chiamata, provocata dal corpo per svolgere una certa funzione? Se fosse così, noi continuamente impediamo al sistema mente-corpo di attuare le sue correzioni di rotta, evidentemente necessarie, e lo costringiamo a stare in una carreggiata che abbiamo deciso noi e che non è la sua.

Dubbio atroce per te, caro Lettore: e se fosse a causa di questa sequenza di costrizioni, o di tutti i farmaci ingurgitati, che poi ci ammaliamo sul serio?



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