Quando Matrix cambia qualcosa




Nel giochino dell'esistenza in cui tu, caro Lettore, esisti veramente e io sono veramente questa scimmia che scrive, in cui Pestilenza mi si è veramente appena piazzata davanti al monitor, fissandomi con i suoi occhi di smeraldo per essere accarezzata e considerata, è appena capitato uno di quei fattarelli ingannevoli.

Il mondo tenta sempre di ingannarti per essere creduto, e lo fa in modi subdoli, facendo leva sulle tue debolezze.




Voglio quindi raccontarti il fattarello, facendo finta, come sempre quando scrivo, di credere al film, quindi di credere a te e al mondo, sfruttando questa credenza per distruggerla.

Tutto ruota attorno ad una parola, che nell'ultimo anno ha cambiato significato. Come potrai immaginare, non capita spesso che io definisca parole senza verificare ciò che dico: se ti scrivo una cosa, nel contesto in cui faccio finta che il mondo esista e sia coerente, la verifico fin dove è possibile nel contesto, cioè tu devi poter fare stessa ricerca e trovare lo stesso risultato. È un approccio scientifico. Ovviamente questo funziona finché Matrix non cambia le carte in tavola, perché a quel punto ciò che ti avevo detto, da che era corretto, diventa sbagliato, e io ho l'imbarazzo di dover teoricamente tornare indietro e correggere quel che avevo detto in precedenza.




In questo caso, però, non lo farò, e adesso ti spiego perché.

La mossa di Matrix è stata davvero subdola, un tentativo di scacco, perché quel piccolo scostamento di significato va a minare esattamente uno dei cardini della distinzione tra illusione e realtà, è un tentativo di chiudere una delle porte principali verso la liberazione.

La liberazione è essenzialmente quel momento in cui comprendi che la base dell'esistenza è la mente, che il fondamento dell'Universo non è la materia ma la coscienza, cioè che si tratta un film, una pellicola che scorre davanti alla forte luce del proiettore. Quella comprensione avviene quando, almeno per un momento, vedi attraverso la pellicola - vedi attraverso il velo di Maya - e scorgi la luce del proiettore.




Puoi immaginare come cambi, a quel punto, il tuo modo di vivere il film, perché non consideri più la vita della tua scimmia come te stesso, e non consideri più il mondo come una cosa che c'è veramente, lì davanti a te, e che ti può distruggere e spazzarti via mentre lui continuerà ad andare avanti nella sua oggettiva (e insensata, e incoerente) realtà.

Quindi questo vedere attraverso il velo di Maya crea una situazione completamente diversa, e - per quella che è la mia esperienza - cambia di fatto anche il mondo, perché essendo il mondo fatto di come tu lo interpreti, se cambia il modo in cui pensi, cambia anche il tuo mondo di conseguenza.

Vedi quindi che questo vedere attraverso l'illusione è il fattore chiave di tutto il discorso, e in passato avevo riscontrato che proprio quello fosse il significato della parola intelligenza: leggere tra le cose, leggere attraverso, comprendere non tanto le cose ma lo spazio tra le cose, che è ciò che le unisce tutte in un unico Uno attraverso una rete di relazioni, interamente costituito di percezione ed interpretazione, cioè di mente.




Quella parola era una porta spalancata verso la comprensione, era la traccia lasciata dagli antichi nella lingua per condurti alla comprensione universale, e fino a qualche anno fa quella che ti ho detto era l'etimologia ufficiale; così Matrix ha pensato bene di cambiarla, spostando il significato dall'indicazione della fondamentale unità e illusorietà del mondo, al suo opposto esatto: la separazione di tutte le cose in oggetti ben distinti come si presentano nel film.

Infatti - con un notevole contorsionismo - la nuova etimologia del termine indica che il significato di intelligenza sarebbe lo scegliere tra le cose.

In questa nuova etimologia le cose esistono davvero, e se sei intelligente non ti accorgi del dualismo ma sei semplicemente abile nello scegliere tra una cosa (reale) e un'altra (reale), quindi tra il Bene e il Male, tra un partito e un altro, tra un acquisto e un altro. Così il velo di Maya è tornato solido ed impenetrabile, la luce del proiettore ti è stata nascosta, il mondo è tornato reale e l'intelligenza ti serve solo per scegliere il dentifricio più salvifico sullo scaffale.




Che questa sia un'interpretazione ottusa si vede facilmente: un conto è se l'intelligenza è vedere tra le cose, cioè leggere il sottile reticolo di interconnessioni tra tutte loro e vedere quindi cose che ad altri, più superficiali, sono precluse; ben altro conto è se significa solo scegliere tra le cose, perché chiunque fa scelte, brillanti o stupide che siano. Scegliere scelgono tutti, ma questo non li rende intelligenti. Se l'intelligenza fosse questo, sarebbe una parola inutile, una sorta di tautologia come dire che questo sasso è questo sasso.

Perciò lascio qui nel blog la traccia di questo trucchetto di Matrix, tanto Matrix ha già provveduto a squalificare personaggi come me in quanto blogger, cioè diffusori di fake news, informazione falsa, tendenziosa e fuorviante, mentre chi ti ama davvero ha in pugno la Verità Ufficiale, con la quale ti rassicura sulla solidità del mondo, e quindi sulla realtà del fatto che sei una scimmia, fatta di cellule, bisognosa di protezione dall'alto e comunque destinata alla dissoluzione finale ad opera dei vermi.

A questo punto, di fronte a queste due visioni così opposte dell'esistenza, toccherà a te sfoderare la tua intelligenza, e decidere quale sia dei due il suo significato; come sempre accade, quando si arriva vicini all'Uno, la situazione si fa ambigua, anche a dirla appare uno scioglilingua, perché dovrai vedere attraverso questa strana situazione e scegliere tra [vedere attraverso] e [scegliere tra].





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