Ego, cultura e idee nuove
Stamattina sono emerso dal sonno alla veglia con una visione.
Di norma non ricordo i miei sogni se non di tanto in tanto; da qualche parte ho letto che questo capita a chi conduce una vita creativa, e si potrebbe semplificare dicendo che un "creativo" è una persona che sogna ad occhi aperti, per cui non ha bisogno di farlo mentre dorme.
Freud diceva che i sogni sono contenuti dell'inconscio che irrompono nella coscienza quando essa è meno stretta nella morsa di controllo del super-Io, e anche qui potremmo spiegare il mio caso dicendo che il mio super-Io è stato riprogrammato da me stesso a suon di legnate, non ha più nessuna morsa perché ho crackato il Sistema Operativo culturale e quindi tutto ciò che abita nella mia mente sgorga continuamente nella piena luce sotto l'occhio della Coscienza e non rimane molto da nascondere che possa manifestarsi in sogno.
La mia visione, quindi, non era sesso orale con la gelataia e nemmeno la scoperta di una valigia piena di banconote di piccolo taglio sotto il mio letto, ma una cosa molto più astratta, qualcosa che da qualche tempo mi solletica e che ho visto nel modo più chiaro ed irripetibile in quel momento.
Dico irripetibile perché avrai notato che certe cose nei sogni si caricano di significati in un modo così pieno e ricco che diventa impossibile descriverle a parole, e di solito quelle sensazioni chiarissime e multisensoriali perdono, dopo pochi minuti di veglia, le loro qualità e diventano semplici fotogrammi visivi accompagnati da un'idea che puoi descrivere a parole, ma manca completamente quella pregnanza che avevano finché erano nel dominio dell'onirico. E' come se il nostro cervello fosse capace di abbracciare delle realtà in modo molto intenso, ma per qualche ragione questa capacità svanisce durante la veglia, è più presente nel sonno, ed è resa possibile dagli equilibri biochimici di neurormoni e neurotrasmettitori che di momento in momento si modificano nel nostro organo pensante e percepente.
Lascio (per il momento) da parte le considerazioni che si possono fare su questo tema degli Stati di Coscienza, e vengo alla mia visione.
Vedevo un paesaggio corrugato color rosa antico, che era in qualche modo la corteccia cerebrale e anche la struttura logica delle idee che la abitano. Questo paesaggio era animato, e vedevo le idee, che avevano la forma di stelle marine o meduse, che si avvicinavano alla superficie e che venivano attaccate dal basso come da tentacoli, che ne afferravano le varie parti, le tiravano giù, e queste idee venivano digerite o integrate e si fondevano alla struttura del paesaggio, fino a diventare completamente indistinguibili dal resto.
Quella che ho appena descritto non è esattamente la sostanza della visione, perché essa non era così visiva e meccanica, era molte cose insieme: un po' immagine, un po' sensazione, un po' astrazione dei meccanismi di ciò che accadeva, ma la cosa che mi ha colpito è che quando sono emerso alla veglia vedevo questo meccanismo e tutte le sue associazioni con gli altri miei pensieri sul metabolismo delle idee con una chiarezza, con un'intensità che mi ha fatto quasi gridare "MMMIODDDIO!", e mi ha molto rattristato vedere che poi questa sensazione è svanita ed è rimasto qualcosa che, anche se descritto a parole come ho tentato di fare qui sopra, non avrebbe mai reso ciò che era in quel momento. Se avessi potuto fissare quello che avevo in mente che era più di un'idea, più di una sensazione, più di una consapevolezza, e avessi poi potuto comunicartela esattamente così, passandoti nella mente tutto in blocco, tu adesso avresti gli occhi sbarrati, la bocca spalancata e grideresti "MMMIODDDIO!" anche tu.
Ma non si può. Non ancora.
Questo discorso, comunque, è interessante per molte ragioni. Anche se non è niente di particolarmente originale, perché già nella psicosomatica si parla della stretta correlazione tra i processi dell'alimentazione (introiezione, digestione, assimilazione/integrazione, evacuazione) e i processi psichici (input sensoriale, elaborazione, assimilazione/integrazione, output motorio/ormonale), la sua focalizzazione sugli oggetti idea offre lo spunto per qualche considerazione in più.
» il mondo è fatto di linguaggio
Questa è una frase che alcuni filosofi ripetono in continuazione; non sono certo di aver capito esattamente ciò che intendono loro, ma io mi sono fatto un'idea che funziona per me e suona molto simile. Io direi:
la nostra realtà è una struttura logico-associativa nella nostra mente.
Intendo con questo che ogni cosa che vediamo è il ricordo del suo nome, della sua funzione, delle caratteristiche che ha avuto nella nostra esperienza e tutto ciò che abbiamo associato ad essa, alle sue parti e ai suoi vari aspetti. Ad esempio un bicchiere è un contenitore da tavola per liquidi alimentari, ma è anche vetro, trasparente, frangibile e poi tagliente, il vetro si usa anche per le finestre, e così via. Ma se mostriamo il bicchiere ad una persona proveniente da una tribù della profonda Amazzonia lui non vedrà la stessa cosa, ma una specie di prodigio sconosciuto e potenzialmente magico. E fin qui stiamo parlando di un oggetto; figurarsi se alla stessa persona parliamo di burocrazia! Spiegargli che cosa si intende per burocrazia è semplicemente impossibile, e se ti sta passando per la mente che l'amico è "arretrato", pensaci bene perché probabilmente lui vive più sereno di te, e in modo più intenso.
Se poi consideriamo che molto di ciò che vediamo è una ricostruzione della nostra mente, perché i colori non esistono in natura, gli oggetti solidi come tali non esistono, e così via, ci rendiamo conto di quanto di ciò che consideriamo realtà sia in effetti una serie di strutture mentali e niente più.
Non sto negando qualsiasi realtà del mondo, sto dicendo però che è importante farci un'idea di quanto della nostra vita sia legato ad una specie di reticolo intricatissimo di significati, per lo più appresi attraverso il linguaggio, che si riferiscono a cose che non esistono realmente nel distillato concreto della realtà del mondo. Noi abbiamo una visione della Realtà fatta delle nostre leggi, le nostre regole, le nostre interpretazioni, filtrate dalle strettoie del linguaggio, sporcate di vecchie concezioni ancora presenti, fissate in dogmi che abbiamo appreso senza coglierne il significato profondo, etc.
Noi crediamo che quella sia la Realtà, ma non lo è. E' solo la nostra struttura culturale della Realtà.
E' molto diverso, e se ti sembrano sofismi sappi che è solo perché tu credi che comunque la lettura culturale sia effettivamente la Realtà, ma torno a dirti: non lo è.
Il Mondo potrebbe essere qualunque altra cosa.
» esposizione fotografica
Quando ci troviamo di fronte ad un'idea nuova, essa incontra quello stesso problema di natura comunicativa che ho incontrato io nel cercare di passarti la mia visione. Chiunque tenti di trasmetterti ciò che nella sua mente è un'intricata rete di collegamenti, sensazioni, esperienze, intuizioni, meccanismi, incontra il limite della comunicazione lineare e simbolica attraverso il linguaggio o al più le immagini: non può trasmetterti telepaticamente tutta la ricchezza multidimensionale di ciò che ha in mente.
Quindi da un lato c'è il problema che l'idea ti viene trasmessa in modo limitato, a bassa risoluzione, lineare, piatto, distorto, sfocato. Dall'altro c'è il fatto che tu devi contemporaneamente tentare di ricostruire quello che ti sto trasmettendo con tutte le ambiguità che ogni parola crea e con metà delle risorse impegnate a decodificare i simboli in arrivo. Per cui il risultato d'insieme della comunicazione è molto poco efficace, e infatti si dice che repetita iuvant, sia perché esposizioni multiple rinforzano l'impressione, sia perché esponendo molte volte la stessa idea con parole diverse si aumenta la risoluzione riducendo le ambiguità di decodificazione e aumentando il numero di dettagli.
» automatismo biologico
Nonostante le difficoltà legate alla natura della comunicazione, le idee possono riuscire a passare comunque, e credo che ci sia una specie di fame biologica nella mente verso le novità. Ognuno è diverso, e ognuno può trovare più o meno gustosa un'idea a seconda di quanto facilmente essa trova punti di innesto nelle strutture preesistenti nella sua mente; lo vedo coi miei post: diverse persone si appassionano ad un post piuttosto che ad un altro, e a non tutti piacciono tutti, anzi. Io dal canto mio ho intenzionalmente un atteggiamento pulp perché secondo me la realtà è pulp, io sono pulp e quindi metto dentro tutto indiscriminatamente, e lo faccio con intenzione.
Comunque sia, la mia impressione è che la nostra mente sia esattamente come nella mia visione di stamattina, una qualità che ha è di non discriminare: il tessuto di per sé è una spugna e tenta di integrare tutto, per il semplice motivo che qualunque cosa arrivi a lui proviene dalla realtà, e quindi non integrarlo è un fallimento; può darsi che qualcosa non gli piaccia tanto perché non trova punti di innesto, ma ci prova sempre, e secondo me va sempre a finire che un'idea nuova, per quanto indigesta, alla fine viene integrata in qualche maniera e modifica il paesaggio.
I tipi di selezione in atto riguardano ciò che è già noto, l'attenzione che discrimina gli input interessanti eliminando il rumore di fondo, e la Coscienza che può scegliere di scartare certe idee per varie ragioni legate all'omeostasi dell'Ego, per evitare dissonanze cognitive tra i nuovi contenuti e certi elementi preesistenti che sono considerati intoccabili perché legati a troppa roba: certi contenuti sono considerati pericolosi dall'Ego perché rischiano di distruggerlo smantellando in un solo colpo strutture enormi che lo tengono in piedi, e solitamente l'atteggiamento che adotta è di rimuovere i contenuti, e lo fa con diverse strategie.
Innanzitutto se può si sottrae all'esposizione.
Se non fa in tempo, nasconde i nuovi contenuti sotto il tappeto (inconscio) e quelli poi tornano fuori nei sogni e gli causano anche durante la veglia uno stato di disagio e di fastidio senza nome e senza volto.
» auto-censura culturale
Questa è una cosa che volevo raccontare da un po', perché è un meccanismo che vedo all'opera spesso nelle persone e perché in passato ne sono stato vittima anch'io, e quindi lo conosco bene.
Innanzitutto ricapitoliamo qualcosa sull'Ego.
Ego è il personaggio che noi crediamo di essere. E' un fantoccio costituito da un sacco di etichette e caratteristiche che noi abbiamo creato per le più disparate ragioni e che si può riassumere con la parola identificazione: quando diciamo "io sono X, Y e Z" stiamo dicendo una fesseria, è l'Ego che parla; stiamo descrivendo il fantoccio, l'avatar che noi usiamo per rappresentarci di fronte agli altri. Solitamente ha degli attributi relativi alla posizione politica, religiosa, calcistica, e via discorrendo, una specie di identikit riconoscibile dagli altri e al quale noi siamo legati perché ci fa da scudo e ci colloca socialmente in modo riconoscibile.
Ma ribadisco la notizia: tu non sei il tuo Ego.
Non pretendo che mi credi sulla parola, ma ti assicuro che il giorno in cui il tuo Ego dovesse andare in pezzi e ti renderai conto che sotto c'è una pura Coscienza aperta a tutto l'Universo in ogni sua manifestazione sarà per te un bruttissimo momento lì per lì, ma da quel giorno sarai libero come non sei mai stato prima, sarai intoccabile da chiunque (se non fisicamente) e senza paura. L'Ego è tutt'uno con la sua cultura di provenienza, perché le etichette attraverso cui si definisce hanno senso solo nella sua cultura, quindi la dissoluzione dell'Ego è contemporanea alla dissoluzione della cultura, il che vale a dire che torni a zero: non sai più niente, né di te né del mondo attorno e devi ricostruire tutto.
Tornando a bomba, nelle persone fortemente guidate dal proprio Ego, dalle proprie identificazioni culturali (fedi), è molto ben visibile la censura attiva che operano verso tutte le novità, perché ogni novità potenzialmente può minare le strutture di idee che sostengono le loro identificazioni e vivono nella paura di sbattere la faccia contro qualcosa che le mandi in pezzi psicologicamente; per questo hanno un atteggiamento molto circospetto verso le novità e le informazioni, e se hanno sentore che qualcosa sia rischioso, perché contiene qualcosa di contrario alle proprie posizioni, si sottraggono al più presto per non far passare nessun contenuto potenzialmente corrosivo.
Se messe alle corde - cioè costrette a subire l'esposizione a certi contenuti - possono diventare aggressive, ma è un atteggiamento di difesa, è l'Ego che si sente in pericolo di vita.
Questo atteggiamento dei singoli, quando è portato su scala comunitaria e sociale, produce le censure di ordine superiore, che arrivano ad essere fissate nelle leggi degli Stati. Ogni cosa che è censurata o tabù in una comunità o Stato, è certamente qualcosa che potenzialmente può mettere in crisi la tenuta stessa di quella entità perché mette in crisi i sistemi di idee su cui si basa.
Sapendo questo, puoi divertirti a cercare tutti i tabù che trovi, e tentare di capire perché quella data cosa può mettere in crisi quelle date persone o istituzioni. Questo è un esercizio molto, molto, moltissimo utile e chiarificatore dei meccanismi profondi del mondo in cui vivi.
Qui sei in pieno nel regno del Bianconiglio.
Buon divertimento! :)