La pedalata di Tesla
Inauguro con questo post un nuovo filone (vedi in fondo le "etichette" associate ad ogni post) dedicato alle Coincidenze.
Si tratterà di eventi curiosi che hanno quel tanto in più di particolarità da meritarsi una menzione.
Siccome immagino già il sogghigno degli amici scientisti ortodossi, preciso che racconterò questi episodi semplicemente come sono, solo per ciò che so, quindi fatti e sensazioni, aggiungendo al massimo pensieri che mi hanno attraversato la mente, ma niente di più. Voglio rassicurarvi: io non credo a niente, non voglio convincere nessuno di nessuna idea strana; non sono nemmeno del tutto certo che esista lo smartphone economico su cui sto digitando queste parole, né di essere veramente qui: magari io sono un pachiderma blu con sei occhi che sta sognando di essere un'altra specie in un altro mondo, oppure sono una Duracell umana in uno dei baccelli rosa di Matrix come tutti voi; magari io sono Dio, la pura coscienza che è l'unica cosa che esiste, e sto immaginando questo mondo così com'è perché se no mi annoio.
Quindi nessuna certezza, caro Lettore.
Però non dobbiamo mai dimenticare che le più grandi scoperte vengono dall'osservazione di cose apparentemente insignificanti, come le gambette delle rane morte che si contraggono toccando la ringhiera, grazie alle quali (a loro e alla curiosità di Luigi Galvani) oggi abbiamo la corrente elettrica.
E forse proprio di elettricità si tratta in ciò che mi è successo stanotte; anzi, Tesla sarebbe assolutamente di questo avviso, dato che secondo lui viviamo in un Universo Elettrico, in cui tutto è elettricità.
Stavo tornando da una cena, in bicicletta (ho abbandonato l'uso dell'automobile da ormai un mese e mezzo, vedi No car), ero quasi arrivato a casa e cominciavo a sentire un po' di stanchezza alle gambe, in particolare la destra, il cui ginocchio è moderatamente problematico. Solitamente siedo infilando quella gamba sotto l'altra, e forse quella torsione, negli anni, ha messo a prova l'articolazione; un fatto curioso è che tutti i miei pantaloni passano a miglior vita perché si strappano proprio in corrispondenza di quel ginocchio.
La stanchezza, in effetti, più che una questione muscolare era un certo dolore in quel punto, spingendo la pedalata.
Così, cercando di alleviarlo, ho pensato di provare a gestire diversamente l'energia, dando più spinta con la sinistra e rilassando la destra, e qui c'è stata la prima sorpresa: la gamba sinistra era freschissima, disponeva di un'energia enorme e, appena le ho sciolto la briglia giusto un po', ha cominciato a dare delle vampate di potenza che facevano sobbalzare in avanti tutta la bici. Non ero al corrente di quella risorsa. La gamba sembrava una giovane puledra appena lanciata nella sua prima corsa libera.
Il primo pensiero è stato sull'uso che facciamo delle due metà del corpo, destra e sinistra, e il legame di questa asimmetria con la struttura del cervello: due emisferi molto simili ma molto diversi tra loro per funzionalità e dominanza; più in dettaglio l'emisfero sinistro, che controlla la metà destra del corpo, è quello razionale (numerico, geometrico, logico) mentre la metà destra del cervello, che controlla la metà sinistra del corpo, è la parte più intuitiva, emozionale, artistica.
Il secondo pensiero è stato che noi, anche culturalmente, tendiamo ad attribuire dignità alla metà sinistra, quella calcolatrice, e consideriamo inutile, improduttiva e indegna la metà destra, quella più intuitiva e artistica.
Forse - mi sono detto - lì c'è tutto un mondo di risorse da scoprire: guarda come ruzza questa gamba, e io che stavo spremendo la destra che è usurata e stanca!
I diversi caratteri dei due emisferi del cervello. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
Allora, anche per ingannare il tempo, ho provato a compiere un altro esperimento.
Ho analizzato in che modo spingevo sulla gamba destra, e osservando sia il movimento che il pensiero che lo produceva, mi sono accorto che il dolore, collocato proprio sopra il ginocchio nella parte più bassa della coscia, era anche il punto in cui si fermava il mio pensiero; non so come spiegarlo: era come se io, inconsapevolmente, mi preoccupassi solo del pezzo di gamba fino a quel punto, lasciando poi che il resto della meccanica producesse il movimento di spinta; per l'esattezza nella mia mente immaginavo come di appoggiare uno stantuffo proprio in quel punto, e che questo stantuffo virtuale spingesse in giù la gamba. Allora ho provato a concentrarmi non più sulla spinta della coscia sul pedale, ma sul movimento dei piedi, che dovevano accompagnare la rotazione dei pedali, e qui è successa una prima magia: il dolore si è attenuato parecchio, ma soprattutto la spinta è aumentata considerevolmente, mentre la fatica è scesa a quasi niente!
Ero arrivato ad un lungo rettilineo illuminato da lampioni in una zona industriale appena fuori dal paese, e dato che avevo scoperto questo trucco, ho deciso di testarlo un po' meglio, così ho provato a vedere quanto potevo accelerare senza uno sforzo eccessivo, ed è stato qui che le cose si sono fatte sorprendenti: i pedali hanno cominciato a girare sempre più in fretta, quasi andassero da soli; sentivo il vvvvvvvv delle scolpiture delle gomme sull'asfalto che ronzavano in un crescendo costante, l'incremento di velocità era lento ma lineare, lo sforzo minimo, ed ero veramente stupito di quello che stava succedendo; mi sono chiesto a che velocità stessi andando, ho cercato invano di farmene un'idea dalla velocità a cui vedevo passare di fianco a me i cancelli delle ditte, e intanto le gambe mulinavano quasi senza sforzo e continuavo ad accelerare; ad un certo punto, passando sotto ad uno dei lampioni, la sua lampadina si è spenta; io sentivo solo il fruscio dell'aria nelle orecchie e il rumore delle ruote, e ho pensato "Toh! Si e' spento il lampione proprio mentre ci passavo sotto. Quante probabilità c'erano? Magari si accende e si spegne di continuo, però prima non l'ho visto spegnersi o accendersi..."; pochi secondi dopo, passando sotto ad un altro lampione, un'altra lampadina si è spenta, sempre esattamente mentre ci passavo sotto!
Questo secondo spegnimento a distanza di pochi secondi mi ha distratto, così ho perso velocità, e sono arrivato a spinta fino alla fine della strada.
Fine del racconto.
La coincidenza, in questo caso, è una questione di lampadine, associata a questioni di corrente, di energia, di emisferi cerebrali, di uso della mente sulla realtà fisica (il corpo e i pedali).
Questi sono i fatti, niente di più.
Coincidenza? Certo. Chiaramente.
Probabilità? Basse, ma che diavolo: sono passato sotto un milione di lampioni nella mia vita.
Ipotesi? Mah. Intanto bisognerebbe fare mille test che non posso fare, e poi bisognerebbe formulare un'idea di qualcosa, e io non ce l'ho. Potrei azzardare qualcosa che ha a che fare con il succhiare energia dallo spazio circostante; oppure con l'irradiare energia nell'ambiente. Se hai mai visto funzionare una bobina di Tesla sai che aspetto ha l'energia elettrica quando è liberata nell'ambiente. Si potrà indurre anche l'opposto?
Ero uscito dall'idea che io dovessi compiere uno sforzo di spinta sulla bicicletta e stavo pensando a una rotazione solidale di piedi e pedali, non stavo più compiendo una fatica ma era come se la mente stesse controllando una rotazione di oggetti. Se io non stavo più faticando, da dove veniva l'energia (potente) che mi stava accelerando così tanto?
Mah, mah, mah.