Messaggi dalla lavatrice
Oggi ero in metropolitana a Milano e accanto a me, in piedi, c'era una ragazza che indossava una felpa decorata con piccole borchie di metallo. Queste borchiette un tempo dovevano formare una scritta, ma i lavaggi e l'usura ne avevano staccate molte; la scritta rimaneva intuibile ma le borchiette erano circa la metà di quelle originali.
Ad una fermata entra un uomo oltre la mezza età, non vedente, muovendosi con agio attraverso l'uso di un sottile bastone con cui saggia posizione, larghezza ed orientamento della porta; appena entrato identifica la posizione del tubo di metallo a cui aggrapparsi e, allungando la mano verso di esso, capita con le dita sulla felpa della ragazza.
Con le dita inizia quindi a seguire il percorso delle borchiette superstiti, mentre altre persone entrano ed escono dalla carrozza. Lo vedo sollevare le sopracciglia dietro agli occhiali scuri, mentre scorre le dita sempre più in fretta, spalanca la bocca, riprende il bastone e si precipita fuori dalla carrozza proprio mentre le porte si stanno chiudendo, urtandone una con la spalla.
Il treno riparte e vedo l'uomo scomparire su per le scale, poi la scena esce dalla mia vista quando il treno entra in galleria.