Shhh




Dal punto di massima saggezza sai che il mondo è quel che è, non c'è nulla da dire, per dire qualsiasi cosa devi necessariamente sbilanciarti e quindi, nel momento in cui prendi fiato e stai per emettere la prima parola, stai per dire una scemenza, qualcosa di sommamente inutile, fuorviante, ambiguo, che romperà il silenzio d'oro del puro vedere, osservare, partecipare all'essere. Ogni parola con il solo risuonare crea dualismi e ambiguità, che si moltiplicano con le parole successive; è inquinamento acustico che diviene inquinamento semantico.

D'altra parte, se ogni saggio tace, ciò che si dice nel mondo è solo lo strepito della stupidità, e questa considerazione forse chiarisce perché la TV, la stampa, la politica e le piazze - fisiche o telematiche - siano come sono e producano ciò che producono.

Ieri per la prima volta ho deciso di avanzare di un altro passo nel mio allontanamento da Facebook selezionando fuori dalla mia vista le personalità che percepisco tossiche tra i miei contatti, e ho visto che la pagina di configurazione mi forniva, sotto alla foto di ogni profilo, il numero di post pubblicati nell'ultimo periodo, a partire dalle persone più prolifiche e calando. Così il primo aveva 17 post, il secondo 11, il terzo 8, e dopo un paio di file iniziava una vasta maggioranza di persone che non avevano pubblicato nulla. Silenzio stampa. Questo mi ha sorpreso positivamente.




Sull'inesauribile argomento del silenzio della saggezza, a questo punto, si potrebbe sprecare qualche parola in più, sperando che il paradosso non risulti troppo evidente.

«Mi passi il sale, per favore?» non è per forza di cose una scemenza. Comunicazione di servizio, utilizzo pratico dello strumento linguaggio.

Raccontare la bellezza, usare le parole come note in una melodia per cantare un'immagine e formare un dipinto acustico-telepatico senza pretesa di veicolare una verità, anche questo non è necessariamente inquinamento.

Fare quello che faccio io, invece, è sul filo del rasoio, perché mischia l'urgenza di partecipare all'armonizzazione del mondo - che è già in se stessa il risultato di una dislocazione dal punto ideale di massimo equilibrio - alla pretesa o alla speranza che la rottura del silenzio veicoli qualche contenuto che possa catalizzare la saggificazione di qualcun altro, quindi che le scemenze che inevitabilmente produco nel tentativo di neutralizzarne altre conducano in ultima istanza ad un bilancio positivo, cioè che portino a più saggificazione che inquinamento acustico/semantico.




D'altra parte bisogna pur impiegare il tempo in qualche modo, e se è vero che la strada per l'Inferno è lastricata di buone intenzioni, è anche vero che l'essere è movimento, e scrivere nel Gregge è contribuire a questo movimento e quindi partecipare all'essere, come onda tra le onde, particella tra le particelle, elemento nel gioco del Tutto.

Le mie strategie sono perfide ed estreme, bastone e carota, alternando l'elevazione ai più alti livelli fisici e metafisici col sabotaggio delle più basilari e sommerse fondamenta dei paradigmi culturali. Carezze e shock, poesia e calci nelle palle. Il fine è stimolare analisi e auto-analisi perché si accresca lo spazio conquistato dalla consapevolezza, con la fede che il processo, una volta avviato, si auto-alimenti conducendo presto o tardi alla percezione dell'ipersfera, l'orbita di parcheggio attorno all'Omega, e che questo sia "bene".

Visto, solo nell'ultima frase, quante contraddizioni e dualismi?

Niente da fare, se parli al di là del sale, dici scemenze. Ma prima o poi la smetterò davvero, promesso.




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