Autointervista 4 - Ad un qualche livello




Quindi cerchiamo di dare un senso che non c'è?

Il senso alle cose della vita lo attribuiamo. C'è un senso universale ed è l'essere, fine a sé stesso ed in qualche modo già completato in sé, esso - quest'ordine, questa ratio - è l'eternità. Il senso della nostra specie o dell'individuo è più problematico: spontaneamente si proietta nel tempo e diventa l'attuale immagine del futuro, nella forma di aspirazioni ad opere da realizzare, il più possibile eterne. Questa è la tensione di fondo nella Storia. E con questo vedi come la parola senso si divida nei due diversi significati di ratio e di scopo, il primo atemporale, il secondo temporalissimo.

Della Storia o della narrazione dell'occidente?

Sì, la questione è complessa. È una caratteristica spiccata dell'occidente, le idee di popoli, di socialismo e di fratellanza universale che si pongono come ricerca lucida della Macchina Sociale Perfetta, e che nel far questo creano una tensione nell'attrito con la complessità del reale, che eccede sempre i modelli.

Soluzioni?

Anarchia. Da realizzare non come sistema sociale, ma come visione di sé standard. Si tratta di passare dalla fede nei modelli sociali alla fede nell'esperienza individuale.

Sssì. E invece qualcosa di realistico?

Lasciar perdere.

A leggere tra le righe di quello che dici, sembri nell'onda dell'atomizzazione sociale, così appare.

In un certo senso sì, credo sia sano disintossicarsi da certe ideologie, capire che la tensione verso il sociale è solo un accidente dell'esistenza in forma umana e del linguaggio, non è una realtà fondamentale. Se si riducono le cazzate, si realizza un mondo un po' più duro, in cui è evidente che qualcosa è andato storto nella Storia. A quel punto uno se la deve vedere con la propria natura animale e le sue conseguenze. Per me si arriva sempre all'estinzione come conclusione, magari espressa nei termini di chissene, tu bada a te che a me ci bado io.

Autarchia?

Eh, qualcosa del genere, ad un qualche livello di sicuro. Alla fine non puoi fondarti che in te stesso, perché sei l'unica cosa certa nella tua vita. A quel punto ti serve una scatola dei ferri sull'approccio al mondo. È costruzione dall'interno, e ad un livello animale - proprio quello che noi meno amiamo vedere.

Be' alla fine è quello scontro antico tra materialismo e spiritualismo, la presenza nell'umanità di questa repulsione dal piano materiale e questa attrazione verso l'astratto...

La materia - parola che viene da mater, madre - è vista come una specie di parte femminile che dà forma all'intento dello spirito, che è parte maschile, di potenza, che include le forme della matematica, della logica, e con queste imprime una ratio al cosmo che si esprime generando forme - materia - che presuppongono vincoli: le leggi fisiche.

Le famose regole che rendono possibile il Gioco.

Esatto. Questi vincoli paiono precorrere l'esistenza della materia, ma senza un cosmo da formare sono essi stessi inutili, esistenti solo in una dimensione astratta che nessuna mente è lì a contemplare. Le regole del Gioco sorgono insieme al Gioco, perché una cosa è l'altra. Vedi che a questo livello di osservazione la Fisica si schiaccia nell'atemporalità. È un altro dei confini dell'ipersfera.

Il tutto serva a?

Il tutto serve per arrivare a dare un corpo all'Universo come lo conosciamo, in cui, casualmente, si formano dei cervelli che, vedendo ed analizzando un mondo, realizzano questo scambio soggetto/oggetto. Tecnicamente, l'esistenza è l'essere visti, il divenire presenti alla luce della coscienza, della mente, e quindi - in senso stretto - nulla può esistere senza una mente lì ad osservarlo. Ma anche fuori da questi tecnicismi, se il senso di una discesa della pura astrazione alla dimensione della materia è lo sperimentare la relazione soggetto/oggetto, questa è il punto di partenza - e non di arrivo - da cui tutto il resto discende.

Cioè il [qui e ora] sarebbe il centro dell'Universo?

Ovvio. In altre parole il BigBang non è la nascita dell'Universo, ne è una conseguenza. Stiamo rovesciando la causalità. Significa che da un certo punto di vista il BigBang è solo una cosa che serviva mettere in fondo a quel pozzo del tempo, ma il dato di fatto è che [io] sono qui, non là. Capisci che in quest'ottica è corretto dire che il BigBang non è mai esistito, perché non c'è mai stato nessuno lì ad osservarlo, e questo significa che non c'è mai stato nemmeno quel punto nello spaziotempo. Il BigBang è solo una cucitura nel tendone del circo. Non è reale. Tu sei reale. Qualcosa che è visibile in fondo alla mente è la Verità e, in un certo senso, questo oggetto è l'altra cucitura del tendone, dalla parte opposta rispetto al BigBang. Il BigBang è il polo Sud, l'oggetto nella mente è il polo Nord

Ma non ti vergogni mai neanche un po' nel fare il tuttologo nell'era del tuttologismo telematico?

Io faccio quello che faccio, non so se divulgo con preciso intento ma sì, ad un qualche livello divulgo. Ma sono anche un clown, un affabulatore, un parolaio - sono solo alcuni dei modi in cui mi hanno definito.

Quindi vedi che un certo lavoro culturale lo svolgi, anche se solo per intrattenimento... In che relazione ti metti con la definizione di divulgatore?

Bah. Nel tempo ho messo a fuoco un po' di cose, non solo sul mondo ma anche in tutte le altre sfere del pensabile, il risultato è che - più che divulgare - mi ritrovo a fare per hobby una cosa delirante che di norma condanno: ingegneria sociale.

Tu? Ingegneria sociale?

Hai capito bene. O almeno indirettamente: penso che tanti siano drogati dall'aver messo a fuoco il mondo solo per come è definito socialmente. In effetti io distribuisco sottobanco software mentale, app cognitive per catalizzare e lubrificare la lacerazione nel cambiamento di paradigma verso una rappresentazione più profonda della realtà, che implica un certo passaggio di crescita, intesa come autonomia ed equilibrio.

...oook. Pretenzioso.

Be' ma mi sto anche intrattenendo. Anche ora.

Sì. Quindi tu per intrattenimento installi cookies alla gente che ti legge, di nascosto. E per trasformarla verso cosa, esattamente?

Be' dai non metterla giù dura! Lo facciamo tutti, chi più chi meno, e chi più o meno consapevolmente. Io lo faccio con lucidità: non mi interessa tanto distribuire verità sul mondo, ma risvegliare al fatto che non ne conosciamo, il che è una verità. Anche parlare di [io] in ultima analisi non è parlare di una reale personalità, ma qualcosa che affonda nei misteri del cosmo e da cui sgorgano idee, immagini, relazioni, e il mondo stesso, in definitiva.

Uella, che giro!

È così che stan le cose. Tutto punta in quella direzione. Alla fine è la riconquista dell'[io] che produce la risoluzione nella vita dell'individuo. C'è chi lo chiama Dio, e chi lo chiama illusione della coscienza - perché è anche quel riflettersi del mondo nel cervello di una scimmia overclockata.

Eh, ma appunto, quale delle cose è vera?

Tutte, a qualche livello.

Senti, ma che diavolo significa quando dici ad un qualche livello?

È un effetto della difficoltà nel navigare le mappe iperdimensionali dell'Uno. Se integri ogni possibile visione delle cose arrivi necessariamente ad orbitare attorno ad un qualcosa che si presenta in mille facce, genericamente noto col soprannome di Essere. L'Essere. L'Universo, che è uno anziché zero. Ok?

Andiamo sul pesante...

Eh, quando ci vuole ci vuole. Io definisco quest'oggetto ipersfera, intendendo che è infinitamente più complesso di una sfera, ma funziona rappresentarlo come sfera. Un BucoNero è una migliore rapprestazione. Quest'oggetto né esiste né non esiste, esiste come esiste il triangolo rettangolo, cioè in nessun posto e dappertutto, in ogni momento perché - questo è il punto chiave - precede lo spaziotempo, lo precede strutturalmente, è una dimensione della realtà più fondamentale dello spaziotempo e delle sue leggi. Lo spaziotempo è rappresentazione, la sua radice è più profonda, più simbolica, è un codice più che una cosa, le cose appaiono per dar forma a entità meno concrete. Di fondo c'è questo Logos che scorre. La vita è una narrazione, è una di infinite storie nei percorsi del possibile, che sgorgano dall'Uno immutabile ed eterno. Come i miei post, come le opere che nascono dalla passione di chiunque.

Ah-a! Passione, hai detto? Amore, forse?!

Eheh bravo, vedi che qui siamo ad un livello alticcio della faccenda. Dopo attenta riflessione io parlerei intanto di attrazione - proprio in senso elettromagnetico - dell'[io] verso certe cose, che poi può esprimersi anche nelle forme che chiamiamo passione e amore.

Attrazione, quindi?

Certo, principio fondamentale per poter far esistere il mondo.

Vedi allora che l'amore tiene insieme tutto?!

No, l'amore porta il mondo all'orgia terminale. Perché il suo risultato sia la permanenza del mondo nel tempo serve una repulsione uguale e contraria, a qualche punto, per stabilizzare la situazione.

Satana?

No. Repulsione. Necessaria per l'esistenza del mondo, perché troppo amore brucia tutto. È l'Uno, capisci? L'Uno è immobile ed eterno, indefinito ed indefinibile, ma la prima ed unica cosa che potrebbe fare per uscire da questa situazione è una mossa obbligata, come negli scacchi: può solo diventare Due. Due volte Uno, due volte [Io] che si guarda allo specchio, ma ora per ognuno dei Due c'è qualcos'altro, che è l'Altro. Perché la situazione sia stabile bisogna che ognuno dei Due sia respinto dall'Altro per non ricollassare nell'Uno, ma che al tempo stesso sia attratto dall'Altro, per non disperdersi e tornare Uno.

Ma che cosa c'era nel caffè?!

Perché avvenga la scissione primaria dell'Uno verso il molteplice, servono attrazione e repulsione in un equilibrio dinamico. È la genesi di tutti gli opposti, di tutte le polarità. Dalla scissione primaria si genera anche il Tempo, inteso come possibilità del cambiamento rispetto all'immutabilità atemporale. Infatti, guarda caso, la prima ed unica cosa in cui è collassata l'energia del BigBang è stata il gas idrogeno: 1 protone carico positivamente e 1 elettrone carico negativamente che gli sclera attorno, che lo vuole follemente ma non può abbracciarlo mai e quindi troieggia anche allegramente di protone in protone. L'elettrone è chiaramente Yang, il protone Yin. L'elettrone è maschio, il protone è femmina. L'elettrone è la mente, il protone è l'Essere. L'elettrone è il futuro, il protone è il presente. L'elettrone è l'altrove, il protone è il qui.

...per la miseria... e il neutrone?

Il neutrone è l'ombra della moltiplicazione possibile, è l'ombra dell'Uno e il presagio del Tre, che è Altro anche rispetto all'Altro della scissione primaria. Nel momento in cui da Uno si è Due, è chiara la possibilità dell'Altro-Ancora: il neutrone è l'ermafrodita, il corpo sospeso tra mente e Uno, il passato, il conosciuto. Tra l'altro nota: le particelle sono 3 (elettrone, protone e neutrone) ma ognuna di esse è anche formata da 3 quark, che hanno qualità difficilmente descrivibili, sono diversi tra loro ma integrabili in triadi.

Dovresti fare il mago in TV. Sai fare le carte?

L'Universo è intriso dell'Uno (infatti si chiama Uni-verso), l'Uno è dappertutto e ad un qualche livello è vero solo l'Uno. Ma è un livello superiore al piano materiale, che pure è vero, ad un qualche livello. Questo significa che la materia, che è la più solida manifestazione della realtà, è in realtà all'ultimo posto della scala gerarchica dell'Essere, ci sono altre cose che vengono prima, che sono più fondamentali, ma che sono rintracciabili nella direzione del non-essere, del non-materiale. La vita, quindi, è l'esperienza dell'Essere fatta dal non-essere.

Ah, fantastico, ora è tutto chiaro! Ma come mi aiuta, questo, a pagare le bollette?

Ad un qualche livello non ti aiuta per niente, ad un altro non dovresti comunque preoccuparti troppo, perché non ne sai abbastanza della vita per preoccuparti.


Ah, bel sistema.

Tutti gli evangelizzatori ti dicono di credere. Io invece inverto, e ti dico: dubita. Dubita forte e duro, dubita di tutto, non fermarti mai, dubita del mondo, dubita dell'ovvio, dubita follemente e prima o poi ti scontrerai con la superficie nera opaca dell'Uno. A quel punto la prospettiva da cui guardi la tua vita può cambiare, e così cambiano anche molte altre cose, probabilmente trascinando via il problema delle bollette.

Ma perché uno dovrebbe dubitare del mondo, dell'Universo?

Perché è tutto curvo. Se fai la fatica di andare a saggiarne i confini prima o poi te ne accorgi. È tutto curvo, è come il TrumanShow. L'Essere è una distorsione lenticolare di un qualche mandala frattale, l'Universo è pazzesco perché è un intricato riflesso dell'Uno. È un effetto della mente in stato di veglia, è una piramide di frammenti di memoria che ricorda di essere sempre cresciuta per cui deduce che ci sia il tempo, e così via. Ovunque è un labirinto di specchi: nello spazio ci sono i buchi neri, ma i buchi neri sono un riflesso diretto dell'Uno nello stagno dell'Essere, vortici mandalici in cui le categorie vengono dissolte e fuse, infatti sono oggetti paradossali, inconcepibili.

Ho bisogno di prendere un po' d'aria.

Sì? Bene, avevo quasi finito. Insomma capisci perché attrazione e repulsione sono fondamentali? Servono alla scissione primaria dell'Uno e quindi restano a fondamento di tutte le successive logiche universali, la dualità che pervade tutto e si risolve sul fronte tra Osservatore e Osservato, [io] e [Altro], che è la vera sede dell'Essere. E sono anche il legame tra Esistenza e Resistenza, la necessità dei limiti alle possibilità che serve a fare esistere qualsiasi cosa, perché se tutto è possibile niente è possibile: il Due ri-collassa nell'Uno. Quindi per spostarsi dall'Uno ci vogliono confini, limiti, regole, e una delle prime è la polarità attrazione/repulsione.

...perché non mi sono fatto i cazzi miei, oggi?

Ad un qualche livello puoi vedere l'intero sogno dell'Universo come il risultato del tentativo da parte di ognuno dei Due di comprendere l'altro. È una mente allo specchio, in realtà, e il tempo è un trucco che inganna: non esiste. Non esiste nulla. Ad un qualche livello non esiste nulla. È curioso scrivere questa frase controllandone l'ortografia, ma è così.

Ad un qualche livello?

Ad un qualche livello.



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