Perché le persone più intelligenti sono single
Ho appena letto un articoletto intitolato all'incirca come questo, ma era sgrammaticato e di certo non scritto da un soggetto appartenente alla categoria, infatti, più che altro, evidenziava come questi presunti geniacci sbaglino tutto, il che suona strano, no? Se sono così avanti, come possono commettere tanti errori che gli altri meno dotati invece aggirano?
Così mi è venuta voglia di trattare lo stesso argomento per compensare l'esistenza di quell'articolo, con la doverosa precisazione che io non so che cosa pensino le persone più intelligenti, ma so che cosa penso io, quindi parlerò di quello.
Per quel che mi sembra, le persone più intelligenti non funzionano ad etichette: siccome sanno quanto è pericoloso auto-collocarsi nelle scatolette delle parole, non si definiscono. Sanno che le parole definiscono ai tuoi occhi e a quelli degli altri ciò che puoi/devi o non puoi/devi fare. Non sono né single, né impegnati, né fidanzati, né niente. Sono. Sono quel che sono, cambiano come cambiano, ed è solo affar loro. Hanno relazioni, certo, tra persone si hanno relazioni, con gli amici, coi parenti, coi colleghi, chiunque.
Relazioni.
Per quel che mi sembra le persone più intelligenti sanno che l'Universo intero - e quindi anche la propria essenza - è per metà razionale e per metà irrazionale. Il loro atteggiamento, quindi, è quello di integrare le due metà, e l'integrazione è soprattutto un adattamento della metà razionale alla metà irrazionale, perché quest'ultima non è manipolabile, la prima sì. Questo ha delle conseguenze. Esempio?
Non si sposano. Non pronunciano il fatidico "Sì, lo voglio."
"I saggi, quando sono in dubbio tra parlare e starsene tranquilli, danno a se stessi il beneficio del dubbio, e tacciono." |
La domanda più corretta qui non è Perché non sposarsi? ma Perché farlo?
Intanto sai che il filo che tiene unite due persone è un filo messo lì da Madre Natura, collegato ad una tagliola. Il fine della Natura è mandare avanti la specie, e su questo è necessario ingannarla. Inoltre alla Natura non interessa la durata, le interessa che la tagliola scatti.
Sposarsi è incastrarsi volontariamente in una situazione che, essendo soprattutto fondata sulle misteriose dinamiche della parte irrazionale, non è prevedibile. Sposarsi serve a rinforzare la stabilità, ma la stabilità è un'arma a doppio taglio: finché tutto va bene ti va bene, ma se alla lunga gira male, la stabilità diventa un autogoal.
Intanto sai che il filo che tiene unite due persone è un filo messo lì da Madre Natura, collegato ad una tagliola. Il fine della Natura è mandare avanti la specie, e su questo è necessario ingannarla. Inoltre alla Natura non interessa la durata, le interessa che la tagliola scatti.
Sposarsi è incastrarsi volontariamente in una situazione che, essendo soprattutto fondata sulle misteriose dinamiche della parte irrazionale, non è prevedibile. Sposarsi serve a rinforzare la stabilità, ma la stabilità è un'arma a doppio taglio: finché tutto va bene ti va bene, ma se alla lunga gira male, la stabilità diventa un autogoal.
Puoi prevedere la parte irrazionale? No, perché è irrazionale. E l'interazione tra le due parti irrazionali di due persone diverse? Men che meno. Quindi ha senso decidere oggi per un futuro imprevedibile (al quadrato)? Fai tu. Sposarsi è un po' come mettersi coi testicoli sulle rotaie del treno sperando che quel giorno ci sia sciopero dei mezzi. Se c'è sciopero benissimo, stai con le palle al fresco, ma se passa il treno...
Storpiatura della canzoncina natalizia "Jingle Bells" traducibile all'incirca con: "Single, Single, Single tutta la vita, che divertimento vedere le coppie che litigano tutto il giorno!" |
In effetti sposarsi è un autogoal da ogni punto di vista, una scelta davvero irrazionale ma con conseguenze potenziali molto concrete che si sommano a pesanti ripercussioni psicologiche, come l'inversione di polarità attrazione/repulsione di cui scrivevo già in Attrazione e Repulsione nelle relazioni.
Un altro punto toccato nell'articolo era la difficoltà di trovare persone "di pari livello". Quindi è chiaro che partiva dall'assunto che comunque stiamo puntando ad una relazione stabile, e dall'assunto che per averla sia necessario trovare una persona molto simile a sé. Entrambe le cose tutte da dimostrare.
Per quel che mi sembra le persone più intelligenti ragionano soprattutto in termini di simbiosi, di complementarietà, non di somiglianza. Le comuni relazioni strette tra sessi hanno fondamento nel sesso, che è la cosa più animale ed autentica che facciamo, e quindi dipende da fattori animali difficilmente scrutabili dal razionale, che affondano le proprie radici nell'irrazionale. Una buona qualità del sesso - un affiatamento a livello animale - fa già buona parte del lavoro. Per quanto riguarda il resto è sufficiente che ci sia un ragionevole incastro di funzioni, abitudini, ruoli, strategie.
Discutere a cena delle implicazioni ontologiche del pensiero del tardo Jung o dell'assenza di comportamenti patologici negli spazi di Hilbert non è così indispensabile, per quello può esserci luogo e momento anche con altre persone.
Discutere a cena delle implicazioni ontologiche del pensiero del tardo Jung o dell'assenza di comportamenti patologici negli spazi di Hilbert non è così indispensabile, per quello può esserci luogo e momento anche con altre persone.
Forse ha senso dire che è difficile tollerare una disparità troppo marcata, perché una persona complessa è troppo fluida da gestire per una persona semplice, le risulta incomprensibile; le frustrazioni della seconda diventano scontri, e le persone più intelligenti non li tollerano a lungo: loro sono qui per divertirsi, non per rompersi le palle a vuoto in cerca di una stabilità utopistica incastrata in modelli comportamentali stereotipati.
In effetti, per quel che mi sembra le persone più intelligenti hanno ben a fuoco che l'Universo ed ogni manifestazione in esso sono un fluido in continuo movimento, niente dura, tutto si trasforma sempre. È per questo che Buddha piantava ben a fondo nel suo insegnamento che la sofferenza nasce dall'attaccamento, dal tentativo di trattenere le cose, cioè proprio dalla ricerca della stabilità.
Vivere ed organizzarsi alla luce dell'incertezza, allora, diventa il punto centrale di una navigazione serena, rendendo magico ogni momento di una danza che ha la sua forza proprio nella sua volatilità: è sempre una scelta del momento, perché non conta quanto durerà o da quanto va avanti. Ciò che conta è se adesso, tutto considerato, ne valga ancora la pena.
Sì, ma i figli?!?1
Be', c'è un altro post sull'argomento figli, Intelligenza vs Fertilità, in cui sviluppo il tema della tendenza statistica delle persone più intelligenti a non riprodursi. Sempre Buddha spiegava - come quasi tutti i mistici, i religiosi e i filosofi di ogni tempo e luogo - che la vita è sofferenza, quindi se tu esisti è una tua sfiga, ma chiaramente, comprendendolo, non farai lo stesso scherzo a qualcun altro.
Le persone più intelligenti hanno di certo una differenza rispetto a tanti altri: pensano anziché agire in automatico. Quindi per loro non è automatico che devi per forza avere dei figli e, vista e considerata la vita (con onestà) gli appare palese che, per mettere al mondo qualcun altro, devi essere o stupido, o stronzo, o entrambe le cose, e comunque autolesionista, perché lo fai a tue spese, rischio e sbattimenti, e il tutto per ritrovarti poi con un adolescente che si taglia o si buca le braccia quando comincia a capire in che inferno l'hai cacciato, e che per questo - giustamente - ti odia a morte. A quel punto, se non sei vittima di amnesia, sai benissimo perché ti odia. E sai che ha una ragione di ferro.
Comunque - per chi proprio non può astenersi dal calvario di mandare avanti la specie - torno ad indicare il paragrafo precedente: vivere ed organizzarsi alla luce dell'incertezza. Significa fare scelte compatibili con ogni possibile sviluppo del futuro, e si fonda ovviamente sull'autonomia personale dei due soggetti in gioco e prosegue nella costruzione successiva. Troppo complesso da sviluppare qui, a buon intenditor poche parole.
"Non ho tempo, devo esercitarmi nel kung-fu." |
Le persone più intelligenti hanno di certo una differenza rispetto a tanti altri: pensano anziché agire in automatico. Quindi per loro non è automatico che devi per forza avere dei figli e, vista e considerata la vita (con onestà) gli appare palese che, per mettere al mondo qualcun altro, devi essere o stupido, o stronzo, o entrambe le cose, e comunque autolesionista, perché lo fai a tue spese, rischio e sbattimenti, e il tutto per ritrovarti poi con un adolescente che si taglia o si buca le braccia quando comincia a capire in che inferno l'hai cacciato, e che per questo - giustamente - ti odia a morte. A quel punto, se non sei vittima di amnesia, sai benissimo perché ti odia. E sai che ha una ragione di ferro.
Comunque - per chi proprio non può astenersi dal calvario di mandare avanti la specie - torno ad indicare il paragrafo precedente: vivere ed organizzarsi alla luce dell'incertezza. Significa fare scelte compatibili con ogni possibile sviluppo del futuro, e si fonda ovviamente sull'autonomia personale dei due soggetti in gioco e prosegue nella costruzione successiva. Troppo complesso da sviluppare qui, a buon intenditor poche parole.
Se vuoi leggere altro, qui nel Gregge, sul tema delle relazioni, clicca qui sotto su Nuova meccanica dell'amore.