Tanti auguri a me
Qualche giorno fa è stato il mio compleanno. Negli anni scorsi era capitato che ricevessi valanghe di auguri via Fakebook, così, per esperimento sociale, due anni fa ho cominciato ad insultare porzioni casuali di chi me li faceva lì. Ha funzionato solo parzialmente: l'anno successivo erano stati ancora oltre la metà dell'anno prima. Così quest'anno ho tolto la mia data di nascita dai dati pubblici, quindi nessuno ha ricevuto la notifica, e finalmente abbiamo visto la risposta reale: silenzio di tomba su Fakebook, 3 messaggi e 2 telefonate.
Ora si ragiona.
Da buon nichilista vivo ogni giorno come ogni altro, che sia Capodanno, Natale, Pasqua, Ferragosto o il mio compleanno. Non è una posa, è qualcosa che inizia nel mio profondo, dove non sento nulla di diverso tra un giorno e un altro: ogni giorno è lo stesso giorno.
Quindi quando mi fanno gli auguri mi sento solo in imbarazzo, dentro di me posso quasi sentire una vocina che dice: "Oh-oh, ecco che ci risiamo. Carica e lancia il driver degli auguri: sorridi, simula un po' di sorpresa mista a un incontenibile piacere, ringrazia e, se sei fortunato, è finita qui."
Ho sempre osservato con stupore etologico i fanatici delle date di compleanno, che anni fa si segnavano sull'agendina le date di nascita di chiunque e ogni giorno avevano il momento-compleanni in cui inviavano auguri e facevano telefonate. Questo si accompagnava di regola ai risvegli di soprassalto nel cuore della notte quando scoprivano una dimenticanza. Gran voglia di sbattersi, ma anche uno dei tanti rimedi alla vuotezza del Tempo e della vita.
Oggi le notifiche automatiche di Fakebook hanno spazzato via la necessità delle agendine, e così facendo hanno vanificato gli eroici sforzi di questi volenterosi: oggi qualsiasi stronzo, se ne ha l'inclinazione, può perdere un ipocrita mezzo secondo per scrivere a qualche contatto il suo laconico "tanti auguri!", in cui il punto esclamativo vorrebbe camuffare il totale e più sincero disinteresse di fondo verso la tua esistenza, di cui il personaggio in effetti non fa parte ad alcun livello reale, se non nel Nulla Digitale.
Così, tolte di mezzo le notifiche automatiche dei social, ciò che resta è molto più simile alla realtà tangibile: 5 persone, di cui una è la mamma.
La mamma è quella che posso comprendere di più, e che per questo tollero meglio. È comunque imbarazzante la procedura linguistica formale, potrebbe bastare un "Uè, oggi ricorre la tua fuoruscita da me e nel mondo, così ho pensato di chiamarti. Come va?" ma vabbè, sto al gioco per quella manciata di secondi, e per il resto è la stessa telefonata.
A scalare da lì quattro altre persone che non sono necessariamente le più vicine, ma quelle che hanno più inclinazione a questo tipo di cose - quelle che una volta tenevano l'agendina (e forse la tengono ancora oggi?).
E poi il silenzio. Ahhh!
Togliere la mia data di nascita da Fakebook è stata senz'altro una delle migliori idee degli ultimi 12 mesi.
Perché ci sono persone che fanno parte della mia vita, ma non tutte hanno il tic dei compleanni. Io non impiego nemmeno un neurone per ricordarmi il loro, loro non sanno quando sia il mio, e questo non inficia minimamente la qualità della nostra relazione, che come ogni relazione è basata su un misto di reciproca utilità - anche solo per passare il tempo - una base minima di simpatia e forse, in qualche caso, addirittura una punta di affetto, maturata nel tempo.
Per contro non riesco proprio a capire i fanatici del compleanno. L'unico modo in cui riesco ad inquadrarli è che siano persone che hanno eletto quell'attenzione come indicatore inequivocabile di amore sincero, per questo si stressano nel tentativo di ricordare quelli altrui. Non ho nessun problema con questo, basta che non mi vengano a fare paternali perché ho ignorato il loro: la paternale sul non-sense è il modo più rapido per finire nel mio cestino sociale, sotto la categoria razzista di "QI insufficiente".