Frenesia assassina
Qualche tempo fa ha circolato la notizia che in Australia è partito lo sterminio dei gatti, una specie non autoctona, importata dall'uomo (ma in molti casi anche dalla donna) che si è diffusa a macchia d'olio e che ora sta minacciando l'intero ecosistema.
Qualcuno potrebbe pensare che ora io, in quanto amante dei gatti, stia per lanciare la mia vibrante protesta per la decisione di sterminio, ma si sbaglierebbe.
Ci sono tante ottime ragioni per amare i gatti, e una di queste si rivela quando gli capita a tiro un piccolo organismo come un topolino, una lucertola o un uccellino. Il gatto semplicemente non può resistere: l'unica cosa che conta per lui a quel punto è che quel cosino deve morire. Punto.
Il gatto è un carnivoro predatore, in un mondo senza crocchette gratis e dove il tonno si trova nel mare, deve procurarsi il cibo da solo, e un ottimo sistema è uccidere altri piccoli esseri. Non fa una grinza (tranne per i vegetariani, che ho visto spesso fare paternali a felini dall'aria tremendamente annoiata).
Fin qui - vegetariani esclusi - appare tutto nell'ordine delle cose. Quante volte a sQuola ho sentito insegnare che i predatori carnivori uccidono per necessità, non per gioco. Sarebbe la meravigliosa economia della Natura, una delle voci nella sinfonia del Creato.
Solo che è falso, come gran parte delle cose che ci raccontano a sQuola e che ci raccontiamo sul mondo e sulla vita.
I predatori uccidono per gioco, se non tutti, i gatti di sicuro. Ed è proprio questo il problema in Australia: quando il gatto ha dormito, ha mangiato ed è a posto, è felice e vuole giocare. Come gioca?
Uccidendo a tutto spiano qualunque cosa si muova, e abbandonando i cadaveri uno dopo l'altro ogni volta che la sua attenzione si sposta su un nuovo esserino che si muove e pulsa di vita.
Il gatto è un vero Estinzionista, non come me che me ne sto qui a digitare come un fottuto hikikomori autistico anziché passare dalle chiacchiere velleitarie ai fatti concreti. Il gatto è un operativo, non un leone da tastiera come me; il gatto si batte sul campo ogni giorno per lo sterminio totale. Per questo ha tutto il mio rispetto. Mi inchino a sua maestà il felino, maestro di vita e agente del divino.
Insomma i gatti selvatici in Australia, senza predatori specifici che ne tengano sotto controllo il numero, si stanno moltiplicando esponenzialmente sterminando la fauna autoctona, che si trova indifesa, e a sterminio si risponde con sterminio - questa è una cosa che agli umani riesce sempre piuttosto bene.
Così la macelleria mobile Terra continua la sua folle corsa nello spazio, un tritacarne verdeazzurro che gira in tondo da miliardi di anni, mentre sterminatori di tutte le categorie continuano a divertirsi tranne uno: quello che pensa al radioso futuro, quello che, mentre crea problemi sempre nuovi, crede di star risolvendo le cose, così che un giorno potrà forse essere allo stesso tempo sia vivo che felice. Un paradosso bipede.