Serial killers




Alcuni giorni fa un'amica mi manda questo video: una splendida Mantide Religiosa cattura una mosca e, appena bloccata la preda, comincia a mangiarla viva. Dato che la mosca si trova faccia a faccia con la mantide, questa inizia a mangiarla dalla faccia: prima le mangia la spiritromba, poi il resto della faccia, gli occhi, la testa intera, mentre la mosca è viva e si agita.

Per un umano è difficile stare a guardare, perché si immedesima.

In Natura, da sempre, situazioni come questa sono la norma, e i diretti interessati stanno al gioco con agio perché il gioco è così, funziona e funziona benissimo in questo modo. Il nostro orrore è tutto umano, ma notiamo che alla nostra scala e nella nostra percezione della realtà eventi di questo tipo sono pressoché assenti, in parte perché noi ci siamo ricavati una nostra bella nicchia tranquilla, in parte perché a scala diversa rispetto agli insetti tutto funziona in maniera leggermente diversa: i grandi predatori, in particolare mammiferi, hanno un modo meno horror di compiere i loro assassinii, e la spiegazione più verosimile è che hanno sviluppato un certo grado di empatia con le loro vittime; pur non avendo grandi programmazioni culturali come noi, hanno comunque l'intuizione della vita che scorre nelle loro prede per un semplice meccanismo di riflessione, di Specchio, sanno che è solo fortuna se loro non sono a loro volta prede di altri, e per questo uccidono in modo efficace, cruento per forza di cose, ma meno horror.

La mantide è un bellissimo organismo ma non ha grande complessità concettuale quindi si limita a procurarsi il cibo nel modo in cui sa farlo. Quando vede la mosca non vede un essere vivente, vede del cibo perché lei stessa non si percepisce come essere vivente e di fatto può subire lo stesso identico fato della mosca senza che questo la preoccupi, perché non ci pensa, quindi questo non le crea il minimo problema nella vita. Lo stesso, mutate mutandis, vale anche per la mosca, che non vive ciò che le accade come lo vivremmo noialtri, perché non ha mai fatto grandi speculazioni sull'argomento ed è un essere molto più semplice.




La "Vita" è già una concettualizzazione: non esiste la vita distinta dalla non-vita, ciò che accade è che la Materia - qualunque cosa sia - tende ad organizzarsi in complessità sempre crescenti e si formano situazioni microscopiche che noi riconosciamo come esseri viventi e che poi svolgono le loro funzioni, collaborano, competono ed evolvono lungo una catena che conduce - tra le altre direzioni - fino a noi; il punto interessante è che è solo dalla prospettiva degli organismi più complessi che esiste la vita come distinta dalla non-vita e alla nostra scala nascono le nostre percezioni, valutazioni e concetti, tant'è vero che quando si tratta di definire chiaramente che cosa sia la Vita, cominciano i problemi: non si riesce.

» Le Scienze - La vita in realtà non esiste

Se immaginiamo il mondo come è stato per milioni di anni, molto prima che apparissero organismi di complessità paragonabile alla nostra, ci rendiamo conto che è sempre andata così ed è sempre andata benissimo: il Male e l'Orrore non sono affatto parte del Gioco Universale, ma nascono con noi che concettualizziamo e che proiettiamo queste connotazioni su ogni cosa che vediamo, sempre perché ci immedesimiamo.

Immedesimarsi ha a che fare con l'Io e con l'Ego.

Lasciando per ora da parte l'Ego che è un costrutto culturale e vive in una realtà virtuale, l'Io concettuale è una concrescenza dovuta all'aumento di complessità della concentrazione di informazioni in un unico sistema e che per forza di cose raggiunge un punto in cui realizza di poter trattare se stesso come un oggetto di speculazione, in ciò che viene comunemente definito auto-coscienza.

Proprio per questo il senso dell'Io non è qualcosa che nasce di punto in bianco, ma è qualcosa che sfuma in esistenza, e la nostra scimmiesca arroganza nel ritenere di essere l'unica specie dotata di questa caratteristica nella sua pienezza è ridicola, difficile trovare un termine diverso. La pretesa di esclusività umana è dogmatica e molto comoda, è un assunto culturale smentito dalla più banale osservazione di Madre Natura e forte solo del fatto che ogni soggetto può sapere con certezza della propria auto-coscienza ma non può dire nulla su quella di chiunque altro, umano o no, per questo diventa una semplice questione di comodo: se tu puoi mandarmi a quel paese, ti riconosco auto-coscienza. Se mi serve chiamare "anima" l'auto-coscienza e preferisco pensarmi Eletto nel Creato - così posso convincermi che non solo non morirò, ma andrò in Paradiso - nego l'auto-coscienza a tutti gli organismi tranne che alla mia specie e il gioco è fatto: l'Universo è diventato roba mia.

Così facendo divento come la mantide (verso qualunque organismo tranne gli umani), e chiamo questo Moralità, Etica.




D'altra parte in Natura le cose vanno in questo modo, c'è sia bellezza da togliere il fiato che orrore da fuggire urlando, e in entrambi i casi gli esempi sono innumerabili. In realtà dietro alle nostre speculazioni e relative contraddizioni c'è e rimane semplicemente la programmazione di Specie che fa sì che tendiamo a non aggredire i nostri simili, così che possiamo andare avanti millenni a giocare con le parole e le definizioni stupendoci di come riescano a non funzionare mai.

L'atteggiamento di non farsi scrupoli verso qualunque altra specie è già nel dominio dell'Ego, perché si fonda su un paraocchi culturale: l'aspetto affascinante della Gabbia di Linguaggio che costituisce la Realtà Virtuale in cui vive l'Ego è che può sempre essere piegata come fa comodo giocando con le parole, e così a volte puoi diventare mantide anche verso la tua stessa specie: i cristianissimi conquistatori del '500 non hanno riconosciuto nelle Americhe né il Paradiso Terrestre né i loro fratelli altrettanto figli di Dio e li hanno sterminati come insetti.

Quando guardi il mondo con gli occhi dell'Io funziona in modo opposto e ti immedesimi in ogni organismo che ti ricorda almeno un po' te stesso o in cui riconosci comportamenti assimilabili a quelli umani. La pietà tende a sparire mano a mano che l'organismo si allontana dalla sensazione di riconoscimento di sé, per cui ti batti in difesa dei cani ma stermini gli scarafaggi. D'altra parte se si punta ad avere il massimo "rispetto della Vita" si finisce per auto-eliminarsi togliendo l'incomodo, così da non causare più il minimo turbamento verso l'ambiente esterno e gli altri organismi.

Apparentemente non esiste una soluzione chiara tra i due estremi, e se si intravedesse sarebbe estremamente difficile definirne i confini etici in modo universalmente accettato.

Ma questo problema è molto peggiore di quanto sembra.

Se in Natura è normale quello che noi chiamiamo Orrore, non ha molto senso continuare a considerarlo tale; diventa evidente che non si tratta di qualcosa che esiste e che sporca il mondo, piuttosto si tratta di qualcosa che sta sulle lenti attraverso cui tu lo guardi: non c'è nessun Orrore là fuori.

La mantide e la mosca sono la versione complicata degli organismi unicellulari, e noi siamo la versione complicata della mantide e della mosca: ciò che ad un livello è poco più di un affascinante fenomeno chimico ad un livello più grande comincia ad implicare speculazioni sul nulla che si chiamano Moralità ed Etica. A noi e al nostro livello va benissimo speculare e trattarci con molto rispetto reciproco - fa certamente piacere a tutti - il problema nasce quando ci illudiamo che le nostre speculazioni scimmiesche abbiano davvero senso in assoluto e debbano in qualche modo applicarsi retroattivamente a tutto l'Universo, perché a questo punto l'Universo diventa tutto sbagliato, e il solo pensiero che l'Universo sia tutto sbagliato è abbastanza strano, no?




Abbiamo l'ennesimo problema di curve: dalla Materia inanimata - se inanimata è - si sale lungo una curva di complessità che ad un certo punto comincia ad impregnarsi di auto-coscienza e dove si comincia a speculare, ad immedesimarsi, si ipotizzano il Bene e il Male, si concettualizza tutto e quindi si divide il mondo con linee ben precise (concetti e linguaggio) per poi accorgersi che le linee non servono a nulla, perché il problema è più complesso di vari ordini di grandezza, le tue linee sono solo nella tua mente mentre là fuori tutto è curvo e sfumato e cangiante.

La confusione mista al senso di Orrore mette a disagio, non è vero?

Ecco perché parlo di Osservazione e Accettazione come strumenti per rivedere la Luce: quando guardi le cose per quello che sono senza paraocchi, cioè ti decidi a buttare nella spazzatura tutta la Gabbia di Linguaggio con cui ti illudi di poter capire e sistemare il mondo, è una grandissima liberazione!

Ad un certo punto realizzi che il mondo è quello che è, non l'hai deciso tu e non hai la forza né la saggezza per rimetterlo in carreggiata; oltre a questo l'idea di "carreggiata" è soggetta ad un'infinità di opinioni diverse, e quando provi a definirla con qualcun altro te ne rendi conto; se è difficile accordarsi in due, figurati in 7 miliardi. Realizzi che ci sono cose che ti piacciono e cose che non ti piacciono, che di queste ce ne sono sempre state e ce ne saranno sempre; realizzi che siamo 7 miliardi di scimmie fuori di testa ognuna presa nella sua psicosi allucinatoria di come il mondo è fatto, di quali e quanti Dei sono la Verità, di che cosa è giusto e cosa sbagliato, e - sempre molto in auge - per colpa di chi le cose non vanno bene. Ci sono quelli che hanno capito questa situazione e quelli che non l'hanno capita, e comunque molti tra un anno la penseranno in modo diverso da ora, chi più chi meno, e così via.

Eccoli lì: i bambini che cantano alla recita scolastica e quelli con le mosche negli occhi, i morti ammazzati e i sani curati male, gli omicidi passionali e quelli d'interesse, gli ego espansi e quelli atrofici, i ricchi psicopatici e i poveri suicidi, quelli che hanno capito tutto e quelli che sono felici, gli assassini a piede libero e i fotografi in prigione, i politici obesi e gli eroi morti di fame... quanto ti ci vuole ancora? Quante ne devi ancora vedere?

Nel momento in cui scatta l'interruttore nella tua testa e ti rendi conto che tu sei soltanto Uno - non un italiano, un cittadino, un essere umano o qualsiasi altra definizione, ma soltanto Uno - un'entità che osserva, a quel punto tutto ciò che hai davanti, il mondo intero, diventa impressionista: un caleidoscopio di colori e suoni e movimento e caos e ordine ed eccitazione e ombra, tutto interconnesso e tutto puramente, assolutamente folle! Ti rendi conto che il mondo è perfetto così, che non è vero che le cose non vanno bene, le cose vanno, e vanno come vanno perché questo è il loro corso. Nessuno ti ha chiamato a prenderti la responsabilità dell'Universo, a raddrizzare i torti, ad analizzarne i meccanismi per trovare gli ingarbugliamenti, anche perché hai raggiunto quel punto in cui ti sei reso conto che la complessità della faccenda va infinitamente al di là di quello che puoi gestire e anche se tutti da sempre hanno provato a vederci un senso nessuno l'ha mai trovato: così è. Il mondo così è, e nessuno può pensare di mettersi a cavalcarlo con redini e speroni. E per quanto riguarda la tua Morte sai che senz'altro arriva, in un momento imprecisato tra ora e un secolo, e che quando arriverà per te sarà comunque qui e ora, proprio adesso, quindi non fa differenza.

Che cosa fai a questo punto?

Ti servono strumenti e metodi per scivolare il meglio possibile in questo fluido chiamato "Realtà". Devi surfare sulla Realtà - qualunque cosa sia. Devi fare del Reality Surfing.





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