Will Smith al quadrato




Il video qui sopra mostra il pensiero di Will Smith su come affrontare la vita e le proprie sfide; è interessante ed ispiratore, ci ricorda il Reality Surfing di qualche tempo fa, ma al nostro occhio balza in evidenza una curiosa risonanza, una coincidenza. No, non parliamo dell'attore né della persona, ma del suo nome.


"Che nome mi hai dato!?"


Will in inglese è diminutivo del nome William, ma è anche una parola che significa Volontà ed è anche una particella usata per esprimere i verbi al futuro. Ad esempio: io farò questo si dice I will do this; io sarò Will Smith si dice I will be Will Smith; io avrò volontà si dice I will will.

Smith invece tradizionalmente significa Fabbro, colui che forgia i metalli battendoli quando sono caldi e malleabili, e la radice etimologica risale all'azione di battere, colpire, lavorare con la forza dell'impatto qualcosa di duro ma reso morbido dal calore e quindi modificabile.




Il tempo futuro nel Linguaggio non è una presenza scontata, al contrario deriva da un atteggiamento filosofico: nella lingua cinese, ad esempio, non esiste propriamente il tempo futuro dei verbi, e questo è dovuto al generale approccio orientale verso il Tempo, che non è visto come lineare e progressivo dal passato al futuro, ma è visto come un presente ciclico ed eterno in cui è ravvisabile una "scia mentale" che chiamiamo passato.

Il futuro è un mistero che emerge continuamente dal momento presente ma che contiene in essenza solo un rimescolamento delle stesse configurazioni già viste in precedenza, secondo certi meccanismi di progressione.




Anche la lingua inglese contiene qualche indizio filosofico, proprio perché la particella will usata per esprimere verbi al tempo futuro è la stessa che significa anche Volontà, per cui lo farò si dice I will do it, che però suona anche come ho la volontà di farlo, perché in effetti quando fai un'affermazione sul futuro non stai esprimendo un fatto, una certezza, stai solo esprimendo un'intenzione o una probabilità. Del domani non c'è certezza, l'unica cosa che abbiamo sono le regolarità cicliche e le intenzioni, poi sarà quel che sarà. Quindi I will do it non è tanto lo farò ma intendo farlo, ho la volontà di farlo.

Alla luce di tutto questo, se prendiamo il nome Will Smith e lo riconduciamo alle radici semantiche delle parole che lo compongono, otteniamo qualcosa che suona come Fabbro della Volontàcolpirò, voglio colpire per modificare e costruire, volontà di battere con forza e insistenza per creare qualcosa.


"È tanto l'intento quanto l'impatto stesso."


E una persona che da quando nasce si sente ripetere il proprio nome (probabilmente nemmeno scelto a casaccio), e si trova a dire un milione di volte io sono Will Smith, I am Will Smith, cioè io sono la volontà di forgiare, per l'Effetto Franklin si ritrova ad incarnare ciò che il suo nome dice, raggiungendo la totalità della coerenza nel momento in cui il suo messaggio al mondo può essere sintetizzato efficacemente nel suo nome, che già lo racchiude interamente. È una situazione ricorsiva, un anello di ricircolo continuo tra nome e persona, e non è nemmeno così strano, tanto che gli antichi romani con la loro ben nota capacità di sintesi, dicevano nomen omen, che significa nome destino.

Quindi quando Will Smith fa le sue considerazioni non sta necessariamente enunciando una qualche verità, sta solo facendo il suo lavoro: essere il Forgiatore della Volontà. Sta solo essendo Will Smith.


"Scusate.
Sono allergico alle stronzate."


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