Autointervista 7 - Gastronomia delle turbolenze temporali
Ma se anche i sottili movimenti emotivi sono da considerarsi esterni, che cos'è il corpo, e come si relaziona all'[io]?
Partiamo dal presupposto che se vuoi avere un Gioco hai bisogno di opporre due campi, uno sotto il controllo dell'[io] e l'altro dell'[altro]. Puoi immaginare una gerarchia di strutture che giacciono appena sotto il livello dell'[io] inteso come Osservatore, come Occhio della Coscienza. Queste strutture diventano prima le zone di attività della corteccia cerebrale e dei gangli più profondi, poi le strutture neurali stesse e così a scendere sempre più verso il piano della materia pura. All'interno della bolla dello spaziotempo c'è un punto - la pelle - che rappresenta un netto confine di separazione, tra ciò che è sotto il diretto controllo dell'[io] e ciò che è nell'insieme l'[altro]. Io chiamo il corpo: campo di proiezione primaria.
Anche il corpo è una specie di bolla...
Sì, ma a questo punto è forse più funzionale vederlo come strumento.
Oh, da te non mi aspettavo una visione così dualistica... e ti contraddici: dicevi che quello che facciamo nel mondo è sempre parte di un movimento d'insieme, quindi a che ti serve concepire il corpo come strumento? Per fare che?
L'apparente contraddizione è un altro caso dei livelli di cui parlavamo già. Ad un livello - quello più fisico, materiale, concreto e temporale - il corpo può essere visto come strumento, perché la sua forma concreta permette ad ogni entità di muoversi e concretizzare azioni e produzioni. Questo è a livello di concretezza, il Gioco al livello del Gioco. Ad un livello più alto il corpo è solo l'attrezzo che serve a convogliare informazione in un punto da cui l'[io] può avere una finestra su un Universo. Questo Universo ad un certo livello è proiezione, illusione, e anche il corpo lo è in quanto struttura necessaria al Gioco; perché ci sia interazione ci deve essere una struttura immersa nel Gioco ma apparentemente indipendente da esso; è un po' come la navicella che guidi in un videogioco: quello è il tuo [io] esteso con cui interagisci nella realtà del Gioco, ma tu non sei realmente la navicella! Lo sei a livello del Gioco, ma non ad un livello superiore - quello in cui la tua scimmia sta giocando con un elettrodomestico. Chiaro così?
Sì, abbastanza. Più tardi dovrò spulciarmi.
Eheh, non hai ancora accettato la tua realtà scimmiesca...
Ma appunto, come spieghi tutto il passato fossile del pianeta, l'evoluzione della vita, e l'insorgenza della consapevolezza nel regno animale? Che cosa significa?
Puoi vederla come una storia credibile che stiamo (o stai) stendendo all'indietro per dare un senso all'esistenza del tempo.
Cioè la stiamo creando noi? E i fossili?
I fossili li troviamo noi scavando per cercarli. Più si definisce la nostra idea delle cose, più le cose convergono a rappresentarla. Se l'Universo intero è proiezione, e viene proiettato ciò che realmente credi, questo campo prima o poi ti mostrerà quello che ti aspetti di vedere.
...stai dicendo che il mondo cambia e converge verso la nostra idea del mondo?
Qualcosa del genere, potrebbe essere, sì. Il luogo della formazione o sviluppo è soprattutto il futuro, puoi vedere il futuro come campo di creazione, lo dicevo già nel [Reality Surfing]. Non so quanto sia appropriato dire nostra idea, in effetti. Direi che c'è un'idea del mondo, che è una storia abbastanza credibile, ma di nuovo il punto è che [io] sono qui a vederlo adesso, quando cioè un animale ha fatto quello scatto in più di complessità che gli ha permesso di accedere ad un campo di astrazione di cui non è affatto chiara la natura. Perché mai un reticolo di cellule gelatinose dovrebbe poter ragionare sugli angoli interni di un quadrilatero?
In effetti è una delle cose meno chiare del mondo...
Per forza. Perché è un altro punto della realtà al confine con l'ipersfera, cioè dove la dimensione dello spaziotempo finisce e ciò che la determina veramente scompare in una dimensione non-fisica, astratta, solo afferrabile fino ad un certo punto con equazioni probabilistiche, la statistica, la logica pura e infine con la suggestione poetica. E oltre quel punto l'oggetto che stai tentando di descrivere scompare nell'indicibile.
Come il BigBang?
Esatto, certo. Ti ricordi quando ti dicevo che - con un certo sforzo di immaginazione - puoi vedere questi due punti come i due poli Nord e Sud? Al livello dell'epidermide - il confine, nello spaziotempo, tra il campo dell'[io] e il campo dell'[altro] - hai questi due punti di cucitura del tendone: se guardi verso fuori vedi uno spazio infinito e nero, con quel pozzo di tempo che appare essere iniziato ad un certo punto - dal Nulla e senza motivo - come un gran botto di energia. Se guardi dentro di te ad un certo punto arrivi alla pura Coscienza, che è come una pupilla, cioè un buco, qualcosa che non può osservare sé stesso ma al cui interno fluisce continuamente un'esperienza, fatta di cose visibili e cose invisibili come le emozioni e i pensieri. Quella pupilla, quel BucoNero che inghiotte l'esperienza del vivere come animale in un mondo fisico è l'altra cucitura, l'altro punto in cui l'oggetto della tua ricerca scompare all'osservazione, diventa un tipo di mistero in cui la mente si confonde e non distingue più i confini tra le categorie.
Sì, vero. Quindi ogni argomento su cui arrivi allo spaesamento della mente è un confine dell'ipersfera?
Certo. Il tempo, lo spazio, la coscienza, il molto piccolo, il molto grande, il sesso, la vita e la morte: tutti punti lontani dal [qui e ora] dell'[io] e tutti capaci di confondere la mente razionale, perché sono tutti punti di confine dell'ipersfera, che noi chiamiamo realtà.
E invece non è reale.
Sì e no. Guarda, la risolviamo andando a vedere che cosa significa la parola reale: viene dal latino res (cosa, oggetto) che a sua volta viene dal sanscrito rāḥ, che significa che si può possedere. Quindi il mondo reale è il mondo delle cose, degli oggetti, della materia. Reale significa cososo. Per cui il mondo reale è reale al livello del mondo reale - cioè se dai una testata al muro ti fai male - ma la realtà - cioè la cososità del mondo - è un'illusione ad un livello superiore, un livello che non è cososo, non è nemmeno temporale, è invece l'ambiente al cui interno possono svilupparsi opposizioni come oggetto/vuoto. Capisci? La possibilità stessa della categoria oggetto esiste solo ad un livello di frammentazione che non c'è a livello dell'Uno, perché l'Uno precede qualsiasi categoria.
Mh. Ma sai che non mi consola tanto l'idea che fuori dalla bolla di esistenza che chiamiamo vita ci sia la fusione in un Vuoto indistinto...
Consolazione? Se cerchi consolazione hai sbagliato indirizzo. Se vuoi possiamo raccontarci barzellette, ma se tentiamo di mettere a fuoco qualcosa di profondo sulla realtà e la vita devi essere pronto a ingoiare quel che ti si presenta.
Eh, però tu porti alla mia porta il Nulla...
Non è un vero Nulla, cioè non è un fondo da cui cercare di sollevarsi. È un Nulla grigio, una luminosa oscurità. Ed è la placenta di qualsiasi cosa che tu consideri esistenza.
Be', preferisco ancora essere vivo.
Ma il problema non si pone: puoi solo avere esperienza dell'Esistenza, non del contrario. Però il solo fatto che tu esista adesso significa che l'Esistenza è possibile in qualche modo, non conta che cosa ti ricordi o che cosa ne pensi. Se capita adesso, può capitare sempre. Come ti accorgeresti se domattina ti svegliassi me, avendo solo i miei ricordi? Noi siamo abituati a pensare la vita nei termini di essere un tizio [nome/cognome], tempo, progetti e attaccamenti. Ma se cominci a zoomare tra quella dimensione e quest'altra di cui stiamo parlando, vedi che ti puoi fare in vita una prospettiva da cui questa vita è una bolla di rappresentazione formatasi all'interno di un Nulla luminoso, che in sé è senza tempo, e puoi vederla come una di infinite possibilità che c'è tutta l'eternità per esplorare. Ma nemmeno: fuori dallo spaziotempo della tua vita non c'è sequenzialità, ogni possibile vita, esistenza, universo, sono già realizzati in potenza. Quello che chiami vita è l'autoinganno del tempo, creato dalla memoria: in ogni istante hai la certezza di un prima e quindi di un'azione in svolgimento, e questo è il telaio del Gioco. All'interno si muovono emozioni e pensieri. Fine. Ogni altra cosa è contenuto. C'è una relazione tra l'avanzare del tempo e la necessità di mangiare, ci hai mai pensato?
Certo: se non mangi muori.
Sì, quindi mangi per crearti altro tempo, giusto?
Anche perché la fame è brutta!
Sì, lo è, il corpo soffre quando si comporta in modo da ridurre il suo tempo, tende fortemente a starci, a continuare. Vedi di nuovo perché il dolore è uno degli elementi cardine della struttura dell'esistenza, e quindi della mappa psichica. Sopravvivere non è tanto una cosa che vuole l'[io] ma è una zona di comfort che il corpo si costringe a mantenere, uscirne è costoso. Ecco quindi che il dolore costituisce una forma della Repulsione, in questo caso piazzata nella direzione dell'uscita dal tempo.
Siamo proprio fregati...
Eheheh sì, di brutto. Comunque vedi che il mangiare, quel macinare materia organica per strapparle l'energia e i mattoncini per fare manutenzione al corpo, è legato al tempo. In Fisica l'unico processo naturale che appare legato alla direzione del tempo è il passaggio del calore - che è movimento. In un Universo dove tutto tende al caos - seconda legge della termodinamica - la vita è un processo che si oppone al deflusso dell'ordine verso il caos, e usa dell'energia per mantenere in essere organismi, entità ordinate che perdurano, quasi in violazione della legge fisica. Ci avevi mai pensato? Anche le stelle fanno la stessa cosa: sono processi ordinati che emergono dal caos ad un livello più alto del caos da cui sono generate. Una stella è una forma embrionale di vita, perché è un entità che nasce, evolve e muore.
Ah, è vero.
Sai che vicino alla materia il tempo scorre più lento?
Einstein, giusto? La Relatività.
Esatto. Che strano fenomeno, vero? È come se la materia stessa fosse una forma di passato, un mulinello nello spaziotempo, e tu ne mangi per mantenere la tua forma e andare avanti in altro tempo, per attraversare nuove trasformazioni del campo di proiezione. A questo punto potresti pensare la dimensione in cui si muove l'immaginazione come atemporale, che si solidifica in una zona di transizione che potremmo chiamare Essere - il vero punto focale in cui la proiezione del mondo è generata - e infine la discesa di questa forma in materia, che è sostanzialmente una turbolenza temporale, che poi è energia. Cioè la Storia dell'Universo è la scia dell'evoluzione di un'idea nell'albero delle possibilità. Oppure tu lo sei, a questo punto è indifferente: la tua nascita equivale al BigBang, la crescita della tua conoscenza e comprensione è l'evoluzione dell'Universo, e questa evoluzione culmina con la realizzazione dell'Uno, un punto di arrivo oltre il quale non c'è più alcuna possibilità. L'Uno è, da ogni punto di vista, sia il punto di partenza che il punto di arrivo, l'alfa e l'omega.
Che cosa avresti pensato da ragazzino di una tua futura trasformazione in teologo autodidatta?
Probabilmente avrei cercato di porre termine a me stesso prima di questo decadimento. Comunque un teologo è uno che parla del divino. Io parlo di tutto, quindi sono un tuttologo.
Ah, fico. Tutti tuttologi oggi!
Chi sfotte i tuttologi è un po' coglione: tutti siamo tuttologi, se parliamo della nostra esperienza dell'esistenza ed enunciamo i nostri pensieri a riguardo. Se uno non fa il tuttologo i casi sono due: o si tiene tutto stretto dentro, oppure non ha niente da dire, il che significa che praticamente non esiste, oppure che esiste in un mondo talmente piccolo che il suo parlare del più e del meno è in effetti il suo essere tuttologo, solo che nessuno se ne accorge.
Sottile. Ma quindi il mio corpo fatto di materia è una turbolenza nel tempo generata dall'Essere?
In quest'ottica sì. Il corpo - come il resto del mondo - è una specie di riverbero temporale di un'idea che danza fuori dallo spaziotempo.
Sticazzi.
Già.
Partiamo dal presupposto che se vuoi avere un Gioco hai bisogno di opporre due campi, uno sotto il controllo dell'[io] e l'altro dell'[altro]. Puoi immaginare una gerarchia di strutture che giacciono appena sotto il livello dell'[io] inteso come Osservatore, come Occhio della Coscienza. Queste strutture diventano prima le zone di attività della corteccia cerebrale e dei gangli più profondi, poi le strutture neurali stesse e così a scendere sempre più verso il piano della materia pura. All'interno della bolla dello spaziotempo c'è un punto - la pelle - che rappresenta un netto confine di separazione, tra ciò che è sotto il diretto controllo dell'[io] e ciò che è nell'insieme l'[altro]. Io chiamo il corpo: campo di proiezione primaria.
Anche il corpo è una specie di bolla...
Sì, ma a questo punto è forse più funzionale vederlo come strumento.
Oh, da te non mi aspettavo una visione così dualistica... e ti contraddici: dicevi che quello che facciamo nel mondo è sempre parte di un movimento d'insieme, quindi a che ti serve concepire il corpo come strumento? Per fare che?
L'apparente contraddizione è un altro caso dei livelli di cui parlavamo già. Ad un livello - quello più fisico, materiale, concreto e temporale - il corpo può essere visto come strumento, perché la sua forma concreta permette ad ogni entità di muoversi e concretizzare azioni e produzioni. Questo è a livello di concretezza, il Gioco al livello del Gioco. Ad un livello più alto il corpo è solo l'attrezzo che serve a convogliare informazione in un punto da cui l'[io] può avere una finestra su un Universo. Questo Universo ad un certo livello è proiezione, illusione, e anche il corpo lo è in quanto struttura necessaria al Gioco; perché ci sia interazione ci deve essere una struttura immersa nel Gioco ma apparentemente indipendente da esso; è un po' come la navicella che guidi in un videogioco: quello è il tuo [io] esteso con cui interagisci nella realtà del Gioco, ma tu non sei realmente la navicella! Lo sei a livello del Gioco, ma non ad un livello superiore - quello in cui la tua scimmia sta giocando con un elettrodomestico. Chiaro così?
Sì, abbastanza. Più tardi dovrò spulciarmi.
Eheh, non hai ancora accettato la tua realtà scimmiesca...
Ma appunto, come spieghi tutto il passato fossile del pianeta, l'evoluzione della vita, e l'insorgenza della consapevolezza nel regno animale? Che cosa significa?
Puoi vederla come una storia credibile che stiamo (o stai) stendendo all'indietro per dare un senso all'esistenza del tempo.
Cioè la stiamo creando noi? E i fossili?
I fossili li troviamo noi scavando per cercarli. Più si definisce la nostra idea delle cose, più le cose convergono a rappresentarla. Se l'Universo intero è proiezione, e viene proiettato ciò che realmente credi, questo campo prima o poi ti mostrerà quello che ti aspetti di vedere.
...stai dicendo che il mondo cambia e converge verso la nostra idea del mondo?
Qualcosa del genere, potrebbe essere, sì. Il luogo della formazione o sviluppo è soprattutto il futuro, puoi vedere il futuro come campo di creazione, lo dicevo già nel [Reality Surfing]. Non so quanto sia appropriato dire nostra idea, in effetti. Direi che c'è un'idea del mondo, che è una storia abbastanza credibile, ma di nuovo il punto è che [io] sono qui a vederlo adesso, quando cioè un animale ha fatto quello scatto in più di complessità che gli ha permesso di accedere ad un campo di astrazione di cui non è affatto chiara la natura. Perché mai un reticolo di cellule gelatinose dovrebbe poter ragionare sugli angoli interni di un quadrilatero?
In effetti è una delle cose meno chiare del mondo...
Per forza. Perché è un altro punto della realtà al confine con l'ipersfera, cioè dove la dimensione dello spaziotempo finisce e ciò che la determina veramente scompare in una dimensione non-fisica, astratta, solo afferrabile fino ad un certo punto con equazioni probabilistiche, la statistica, la logica pura e infine con la suggestione poetica. E oltre quel punto l'oggetto che stai tentando di descrivere scompare nell'indicibile.
Come il BigBang?
Esatto, certo. Ti ricordi quando ti dicevo che - con un certo sforzo di immaginazione - puoi vedere questi due punti come i due poli Nord e Sud? Al livello dell'epidermide - il confine, nello spaziotempo, tra il campo dell'[io] e il campo dell'[altro] - hai questi due punti di cucitura del tendone: se guardi verso fuori vedi uno spazio infinito e nero, con quel pozzo di tempo che appare essere iniziato ad un certo punto - dal Nulla e senza motivo - come un gran botto di energia. Se guardi dentro di te ad un certo punto arrivi alla pura Coscienza, che è come una pupilla, cioè un buco, qualcosa che non può osservare sé stesso ma al cui interno fluisce continuamente un'esperienza, fatta di cose visibili e cose invisibili come le emozioni e i pensieri. Quella pupilla, quel BucoNero che inghiotte l'esperienza del vivere come animale in un mondo fisico è l'altra cucitura, l'altro punto in cui l'oggetto della tua ricerca scompare all'osservazione, diventa un tipo di mistero in cui la mente si confonde e non distingue più i confini tra le categorie.
Sì, vero. Quindi ogni argomento su cui arrivi allo spaesamento della mente è un confine dell'ipersfera?
Certo. Il tempo, lo spazio, la coscienza, il molto piccolo, il molto grande, il sesso, la vita e la morte: tutti punti lontani dal [qui e ora] dell'[io] e tutti capaci di confondere la mente razionale, perché sono tutti punti di confine dell'ipersfera, che noi chiamiamo realtà.
E invece non è reale.
Sì e no. Guarda, la risolviamo andando a vedere che cosa significa la parola reale: viene dal latino res (cosa, oggetto) che a sua volta viene dal sanscrito rāḥ, che significa che si può possedere. Quindi il mondo reale è il mondo delle cose, degli oggetti, della materia. Reale significa cososo. Per cui il mondo reale è reale al livello del mondo reale - cioè se dai una testata al muro ti fai male - ma la realtà - cioè la cososità del mondo - è un'illusione ad un livello superiore, un livello che non è cososo, non è nemmeno temporale, è invece l'ambiente al cui interno possono svilupparsi opposizioni come oggetto/vuoto. Capisci? La possibilità stessa della categoria oggetto esiste solo ad un livello di frammentazione che non c'è a livello dell'Uno, perché l'Uno precede qualsiasi categoria.
Mh. Ma sai che non mi consola tanto l'idea che fuori dalla bolla di esistenza che chiamiamo vita ci sia la fusione in un Vuoto indistinto...
Consolazione? Se cerchi consolazione hai sbagliato indirizzo. Se vuoi possiamo raccontarci barzellette, ma se tentiamo di mettere a fuoco qualcosa di profondo sulla realtà e la vita devi essere pronto a ingoiare quel che ti si presenta.
Eh, però tu porti alla mia porta il Nulla...
Non è un vero Nulla, cioè non è un fondo da cui cercare di sollevarsi. È un Nulla grigio, una luminosa oscurità. Ed è la placenta di qualsiasi cosa che tu consideri esistenza.
Be', preferisco ancora essere vivo.
Ma il problema non si pone: puoi solo avere esperienza dell'Esistenza, non del contrario. Però il solo fatto che tu esista adesso significa che l'Esistenza è possibile in qualche modo, non conta che cosa ti ricordi o che cosa ne pensi. Se capita adesso, può capitare sempre. Come ti accorgeresti se domattina ti svegliassi me, avendo solo i miei ricordi? Noi siamo abituati a pensare la vita nei termini di essere un tizio [nome/cognome], tempo, progetti e attaccamenti. Ma se cominci a zoomare tra quella dimensione e quest'altra di cui stiamo parlando, vedi che ti puoi fare in vita una prospettiva da cui questa vita è una bolla di rappresentazione formatasi all'interno di un Nulla luminoso, che in sé è senza tempo, e puoi vederla come una di infinite possibilità che c'è tutta l'eternità per esplorare. Ma nemmeno: fuori dallo spaziotempo della tua vita non c'è sequenzialità, ogni possibile vita, esistenza, universo, sono già realizzati in potenza. Quello che chiami vita è l'autoinganno del tempo, creato dalla memoria: in ogni istante hai la certezza di un prima e quindi di un'azione in svolgimento, e questo è il telaio del Gioco. All'interno si muovono emozioni e pensieri. Fine. Ogni altra cosa è contenuto. C'è una relazione tra l'avanzare del tempo e la necessità di mangiare, ci hai mai pensato?
Certo: se non mangi muori.
Sì, quindi mangi per crearti altro tempo, giusto?
Anche perché la fame è brutta!
Sì, lo è, il corpo soffre quando si comporta in modo da ridurre il suo tempo, tende fortemente a starci, a continuare. Vedi di nuovo perché il dolore è uno degli elementi cardine della struttura dell'esistenza, e quindi della mappa psichica. Sopravvivere non è tanto una cosa che vuole l'[io] ma è una zona di comfort che il corpo si costringe a mantenere, uscirne è costoso. Ecco quindi che il dolore costituisce una forma della Repulsione, in questo caso piazzata nella direzione dell'uscita dal tempo.
Siamo proprio fregati...
Eheheh sì, di brutto. Comunque vedi che il mangiare, quel macinare materia organica per strapparle l'energia e i mattoncini per fare manutenzione al corpo, è legato al tempo. In Fisica l'unico processo naturale che appare legato alla direzione del tempo è il passaggio del calore - che è movimento. In un Universo dove tutto tende al caos - seconda legge della termodinamica - la vita è un processo che si oppone al deflusso dell'ordine verso il caos, e usa dell'energia per mantenere in essere organismi, entità ordinate che perdurano, quasi in violazione della legge fisica. Ci avevi mai pensato? Anche le stelle fanno la stessa cosa: sono processi ordinati che emergono dal caos ad un livello più alto del caos da cui sono generate. Una stella è una forma embrionale di vita, perché è un entità che nasce, evolve e muore.
Ah, è vero.
Sai che vicino alla materia il tempo scorre più lento?
Einstein, giusto? La Relatività.
Esatto. Che strano fenomeno, vero? È come se la materia stessa fosse una forma di passato, un mulinello nello spaziotempo, e tu ne mangi per mantenere la tua forma e andare avanti in altro tempo, per attraversare nuove trasformazioni del campo di proiezione. A questo punto potresti pensare la dimensione in cui si muove l'immaginazione come atemporale, che si solidifica in una zona di transizione che potremmo chiamare Essere - il vero punto focale in cui la proiezione del mondo è generata - e infine la discesa di questa forma in materia, che è sostanzialmente una turbolenza temporale, che poi è energia. Cioè la Storia dell'Universo è la scia dell'evoluzione di un'idea nell'albero delle possibilità. Oppure tu lo sei, a questo punto è indifferente: la tua nascita equivale al BigBang, la crescita della tua conoscenza e comprensione è l'evoluzione dell'Universo, e questa evoluzione culmina con la realizzazione dell'Uno, un punto di arrivo oltre il quale non c'è più alcuna possibilità. L'Uno è, da ogni punto di vista, sia il punto di partenza che il punto di arrivo, l'alfa e l'omega.
Che cosa avresti pensato da ragazzino di una tua futura trasformazione in teologo autodidatta?
Probabilmente avrei cercato di porre termine a me stesso prima di questo decadimento. Comunque un teologo è uno che parla del divino. Io parlo di tutto, quindi sono un tuttologo.
Ah, fico. Tutti tuttologi oggi!
Chi sfotte i tuttologi è un po' coglione: tutti siamo tuttologi, se parliamo della nostra esperienza dell'esistenza ed enunciamo i nostri pensieri a riguardo. Se uno non fa il tuttologo i casi sono due: o si tiene tutto stretto dentro, oppure non ha niente da dire, il che significa che praticamente non esiste, oppure che esiste in un mondo talmente piccolo che il suo parlare del più e del meno è in effetti il suo essere tuttologo, solo che nessuno se ne accorge.
Sottile. Ma quindi il mio corpo fatto di materia è una turbolenza nel tempo generata dall'Essere?
In quest'ottica sì. Il corpo - come il resto del mondo - è una specie di riverbero temporale di un'idea che danza fuori dallo spaziotempo.
Sticazzi.
Già.