Autointervista 8 - Il salto nel buio
...però c'è un livello in più nella questione del rallentamento del tempo vicino alla materia, da cui si può intuire che la materia non è propriamente passato: è - in un certo senso - l'eternità.
Alé, di male in peggio!
Il punto è che per la relatività il tempo rallenta fino a fermarsi per ciò che viaggia fino alla velocità della luce, e contemporaneamente rallenta in prossimità della materia. Questo avviene perché la materia è fatta di entità che si muovono alla velocità della luce, e quindi per loro il tempo è fermo. Non essendo davvero in un punto preciso, queste particelle creano una nuvola attorno alla materia, così nello spazio circostante l'effetto è un rallentamento del tempo.
...ma se la materia è composta dai primi frammenti dell'Uno...
Essi sono molto vicini all'eternità, infatti. È una cosa poco nota, ma non esiste il tempo a livello del molto piccolo. Il tempo emerge, nel modo in cui lo conosciamo noi, soltanto a più grande scala. È proprio un altro livello, cioè il nostro.
C'è una cosa che mi lascia perplesso: da un lato parli dell'Uno come della fondamentale unità del Tutto, dall'altro questo si divide per cui ci sono sempre questo [io] di fronte a questo [altro], di cui non sappiamo niente.
Alé, di male in peggio!
Il punto è che per la relatività il tempo rallenta fino a fermarsi per ciò che viaggia fino alla velocità della luce, e contemporaneamente rallenta in prossimità della materia. Questo avviene perché la materia è fatta di entità che si muovono alla velocità della luce, e quindi per loro il tempo è fermo. Non essendo davvero in un punto preciso, queste particelle creano una nuvola attorno alla materia, così nello spazio circostante l'effetto è un rallentamento del tempo.
...ma se la materia è composta dai primi frammenti dell'Uno...
Essi sono molto vicini all'eternità, infatti. È una cosa poco nota, ma non esiste il tempo a livello del molto piccolo. Il tempo emerge, nel modo in cui lo conosciamo noi, soltanto a più grande scala. È proprio un altro livello, cioè il nostro.
C'è una cosa che mi lascia perplesso: da un lato parli dell'Uno come della fondamentale unità del Tutto, dall'altro questo si divide per cui ci sono sempre questo [io] di fronte a questo [altro], di cui non sappiamo niente.
Sì.
È contradditorio... che cos'è questo [altro]? Come fa ad essere veramente altro se è una metà dell'Uno?
Mi sorprendi sempre in negativo, mi pare di parlare ad un muro.
Grazie, molto gentile.
Ti ricordi che cosa ti ho detto delle frasi più vicine alla Verità?
Che sanno di paradosso...
Esattamente. E la ragione per cui questo accade è che la Verità è l'Uno. Ma nel momento in cui l'Uno esplode in una bolla di rappresentazione, in cui tutte le polarità sono espresse in zone e momenti diversi dello spaziotempo, tu hai sì degli opposti che si confrontano, ma ognuno è come un pilastro dell'intero edificio, e non può essere tolto senza che l'edificio crolli.
Ho capito! Non c'è luce senza oscurità, amore senza odio, etc, giusto?
Bravo.
Ma quindi, se Dio è l'Uno, come può liberarci dal male?
Non può.
Ah.
E nemmeno vuole. Ma qui mi stai costringendo a dire qualcosa dell'Uno, che è impossibile. E tutto solo per colpa di altri che l'hanno fatto prima, così, per rispondere a loro, cado nello stesso errore. Chiunque parli dell'Uno sapendo quello che dice, non sa quello che dice.
Frase paradossale...
Sì, quindi vicina alla Verità. C'è un ramo antico della teologia che si chiama teologia negativa. È una teologia che sa di non poter dire nulla dell'Uno, quindi si limita a dire che cosa non è.
Figo!
Sì, questa è gente che sa quello che dice.
Ma quindi le leggi divine, i comandamenti, le preghiere, i riti, le istituzioni, gli scritti sacri...
È tutto folklore.
Ah, così? Brutalmente?
Sì. Lo sto dicendo da tempo: l'Uno è una realizzazione, un pensiero-limite che più che indicare qualcosa pone l'attenzione su una zona d'ombra attorno a cui ogni altra cosa ruota. È un po' come lo spazio tra i pensieri e tra gli oggetti, o il punto abbagliante che incontri quando scavi a fondo in qualsiasi direzione.
Abbagliante o oscuro? Un paio di volte hai usato espressioni come luminosa oscurità... frasi nonsense che faranno colpo ma sono assurde!
Sembrano assurde, sì. Allora mettiamola così: quando guardi un bicchiere tutto sembra chiaro e distinto, ma quando cominci a studiare la materia - perché vuoi capire che cos'è davvero quel bicchiere - le cose cominciano a confondersi, no? Prima incontri la dualità onda/particella, poi i deliri dei quark, dei bosoni e compagnia, la quantistica e la relatività, e tutto diventa assurdo. Giusto?
Giusto.
Possiamo dire quindi che più fai luce, più la faccenda si fa oscura?
Stop! Ho capito.
Se fai la stessa cosa con tutto ciò che conosci dello spaziotempo, ti rendi conto che tutto converge verso un punto abbagliante per la mente razionale - che la rende cieca, che è troppo per poter essere contemplato - ma che al tempo stesso è il più fitto e più profondo dei misteri, quindi è la più profonda oscurità.
...un'oscurità abbagliante...
Bingo!
Te la cavi sempre, sei più scivoloso di un'anguilla!
Eheheh, non sono io. Quello che dico non ha niente a che fare con chi sono. Nulla in questa scimmia che vedi ha influsso su ciò che stiamo dicendo: ciò di cui parliamo è. Noi tutti gli ruotiamo attorno e possiamo parlarne in diversi modi, ma quella cosa è sempre lì ed è identica per chiunque guardi in quella direzione.
Ok. Ma quindi l'[altro] come va inteso? Che cosa mi devo aspettare dal mondo? È veramente [altro]?
L'[altro] è come un altro polo in un sistema unitario. C'è un equilibrio di fondo, immagina [io] e [altro] come due poli di una calamita. Il tuo essere in questo momento appoggiato su un pianeta è una forma del tuo stato di equilibrio elettromagnetico: energia dappertutto, ma in qualche modo c'è pochissimo che cambia di momento in momento, piccole variazioni continue, per lo più cicliche (come il ritmo sonno/veglia) all'interno di un equilibrio statico tra forze immense.
Ok...
Questo mondo di energia che ti sostiene e ti alimenta è come un campo magnetico in cui sei immerso, tu puoi interpretarlo come vuoi, puoi pensare di essere un tipo sveglio perché prendi sul serio le forme apparenti del mondo, e dici: "ma quale campo magnetico! È il postino che mi porta la posta! Ed è il mio lavoro che mi dà da mangiare!" ma questo è solo muoverti all'interno della rappresentazione, che è un parto della tua mente. Se tu chiudi gli occhi della scimmia e apri l'occhio della mente, vedi che sì, certo, alla superficie ci sono forme specifiche, meccanismi, equilibri; ma nell'insieme il dato di fatto è che sei sempre stato sospeso in un equilibrio energetico che si manifesta in tutti i modi particolari della tua esperienza, che è il modo in cui tu lo interpreti.
Quindi il discorso del campo magnetico è vero come astrazione?
Puoi vederla come astrazione, ma puoi anche vederla come verità più profonda che, alla superficie, si manifesta nei modi in cui la tua mente interpreta gli eventi.
Ho capito. Ecco che di nuovo la realtà vacilla.
Sì. Ti faccio un altro bell'esempio. Immagina due computer che dialogano. Ognuno invia dati all'altro, il quale reagisce rispondendo. Se le due macchine dialogano con successo va tutto bene, sembra che si capiscano, tutto fila liscio. Ma ognuna, quando riceve i dati, se li rappresenta internamente a modo suo: li raccoglie, li scompone, li organizza - cioè li interpreta - e risponde sulla base della propria interpretazione ed esperienza pregressa. Se il dialogo avviene con successo, a nessuno interessa che le due interpretazioni delle due macchine siano identiche o diverse, ma resta il punto: possono essere diversissime.
...non so se ti seguo...
L'interpretazione che tu dai del mondo non ha importanza finché lo scambio funziona. Se tu mi stai vedendo in questo momento come insettoide verde che parla della tecnologia del motore a curvatura della sua navicella, non ha importanza, finché per te è normale e l'intervista fila liscia. E nessuno saprà mai che tu vedi una realtà tutta tua, perché solo tu la vedi, e quando la descrivi agli altri loro filtrano ciò che dici con i loro schemi e sentono una cosa coerente con la loro interpretazione della realtà. Hai capito?
Cioè se noi due diciamo che questo è rosso, usiamo la stessa parola, ma chissà che cos'è il rosso per ognuno di noi?
Perfetto.
Ah, potevi dirlo così fin da subito!
No, c'è una differenza grossa tra le due metafore: la mia è radicale, significa che puoi veramente dubitare di ogni forma della realtà. Nell'esempio del rosso il mondo rimane uguale ma siamo tutti potenziali daltonici.
Uff.
Lascia che ti illustri delle conseguenze potenti della prima metafora...
Sono tutt'orecchi!
...perché tu mi chiedevi che cosa devi aspettarti dall'[altro] se ciò che vedi là fuori non è un Universo fisico dominato dalla casualità, ma un'interpretazione, costruita dalla tua mente, di qualcos'altro che avviene, e che è uno stato di equilibrio dinamico.
Illuminami...
Torna all'immagine dell'Uno che esplode in tutte le possibili dualità, e si ricondensa in una struttura ipersferica incentrata sul dipolo [io]-[altro]. Vedi che può avere una struttura assimilabile a quella di un campo magnetico, in cui le linee di forza corrono in tutte le direzioni e connettono i due poli. Il tutto è in equilibrio perfetto, ma continuamente in movimento, per cui le linee di forza sono animate, si sdoppiano, si scontrano, si incontrano, e il tutto resta sia in movimento che in equilibrio.
Ok.
Aggiungi - a conferma di una qualche forma di ordine nella struttura - l'osservazione di tutte le regolarità della Natura. Siccome è un Gioco chiuso in sé stesso, in qualche modo la ciclicità, la rotazionalità, è una via obbligata: non c'è nessuna direzione, l'ipersfera non sta andando da A a B. Andare da A a B ti capita nel tuo giochino limitato all'interno dell'Ipersfera, ma l'Ipersfera non sta andando da nessuna parte. È una danza, non un viaggio.
Ok, sì: le orbite dei pianeti, l'elettrone attorno al nucleo, le galassie che ruotano, il ciclo della vita...
Bravissimo: tutti ballano, tutti girano in tondo, nessuno va o arriva da nessuna parte, piuttosto appare e poi scompare.
Sì...
Vedi che il fine, lo scopo universale se vuoi davvero ragionare in quei termini, è già raggiunto nell'Essere. Già fatto, nel solo momento in cui c'è qualcosa che gira in tondo.
Porca miseria, sento il Nichilismo che si fa strada in me...
Eheheh, be', certo, eri qui a tuo rischio. Ma vedi che adesso, in quest'ottica, il Nichilismo non suona più così orribile. In realtà non esiste: se esiste il Nichilismo è colpa di quelli che inseguono le GrandiLuci, quelli che diventano isterici quando gli dici che non c'è nessuno scopo, perché loro incendiano gli animi verso la GrandeLuce, e tu li smonti dicendo che non c'è nessuna GrandeLuce, oppure che è già qui in questo momento e non c'è niente da fare per il futuro, e ai loro occhi questo appare orribile, così ti danno del fuligginoso nichilista; mentre la realtà è che loro si sono inventati cose che non esistono. Bastava che non facessero supposizioni avventate e non si sarebbe posto il problema.
Ahah, vero, accidenti!
Comunque, tornando a noi: la Natura che vediamo è ciclica. La ciclicità non è una legge fisica che la Scienza tenga in una qualche speciale considerazione, perché non è una cosa precisa ma un principio vago che aleggia dappertutto. Non ci sviluppi nuovi farmaci o tecnologie da vendere, ma è ovunque, e a più livelli. I frattali, che sono la forma della matematica che più si avvicina alle forme complesse della Natura, sono un effetto della ciclicità, della ripetizione di schemi su più scale, e anche questa è una forma dell'ordine naturale, che ad un qualche livello è una stratificazione di schemi uno sull'altro, apparentemente senza fine.
Ma quindi la curva di crescita della tecnologia non avrà mai fine?
Questo non lo so, non ne ho idea. Le possibilità vanno dall'estinzione a breve alla civiltà intergalattica, impossibile prevedere. Ma se parliamo di possibilità io sono il più ottimista sulla Terra, perché credo che in ultima analisi la realtà sia magia a tutti gli effetti, quindi potenzialmente non c'è limite a quello che si potrebbe fare in termini di complessità. E questa è una delle conseguenze della concezione dell'Uno: esiste un limite da una parte, che è l'Uno, ma dall'altra parte - la direzione della complessità - c'è un campo infinito da sviluppare, perché ricerca e tecnologia stanno spingendo verso il buio infinito là fuori.
Inquietante detto così!
Ma è così. Molti pensano che la Scienza stia spingendo la conoscenza e prima o poi arriverà alla Risposta. Io penso che la risposta sia l'Uno, l'Universo è una specie di ipercurva proiettata fuori dall'Uno - un po' come l'arco di un brillamento solare proiettato verso lo spazio - e la Scienza sta andando sempre più in fuori in tutte le direzioni, per cui non solo non troverà mai nessuna Risposta, ma sarà sempre più confusa dal mare di oscurità da esplorare che, anziché ridursi col tempo, si rivela sempre più vasto, profondo e incomprensibile.
...in effetti è questo che sta succedendo, o per lo meno la situazione può ben essere descritta così.
Già. Ma la Scienza è vittima di questo abbaglio come l'umanità nel suo insieme: tutti quelli che credono che ci sia un senso al di là della mera esistenza sono vittime dell'effetto GrandeLuce. Sono scimmie sparate verso il buio dell'infinita complessità, sbavanti per la GrandeLuce che pensano di trovare da qualche parte. Capito perché Buddha diceva di provare compassione per chi è ancora nel Samsara?
Quindi la Scienza ha da divertirsi per sempre, e invece il povero Gesù me l'hai liquidato così, come folklore?
Eheheh, quel discorso è complesso da affrontare bene, ma facciamo finta che sia un fatto storico, una persona vera. Bene, quello che diceva aveva perfettamente senso, solo che voleva essere un esempio da imitare e non un personaggio unico da venerare. Gesù forniva software mentale, non voleva essere una rockstar. Insegnava a fare miracoli, magia, a piegare Matrix.
Ah, sei proprio un ortodosso...
Sì, vero?
Ed è stato talmente apprezzato che è finito in croce...
Ed è risorto, però. Così dice la storiella.
E tu non ci credi?
Io non credo a niente. Credere non ha senso: se una cosa c'è non richiede che tu ci creda, e se invece non c'è perché dovresti crederci? La storiella di Gesù era un manuale di istruzioni per il percorso della vita mentale, non uno spot pubblicitario sulla sconfitta della morte. Se uno ha paura della morte e ha bisogno di credere che Gesù è davvero resuscitato, è ad anni-luce dall'aver capito qualcosa della vita, e anche dei discorsi di Gesù. Non era lui il figlio di Dio, sei tu. Non era lui che faceva miracoli, sei tu che puoi farli.
E quindi sei tu che finisci in croce? Voleva dire che farai una brutta fine?
Voleva dire che devi morire come persona per rinascere come dio.