32 febbraio: tasse volontarie




Titolo paradossale per qualche pensiero sparso.

25 aprile: per qualcuno un motivo per spolverare ricordi così antichi che probabilmente non sono nemmeno i suoi, e scendere in piazza; per me un giorno del tutto equivalente al 32 di febbraio. Così i reduci dell'Olocausto (ce n'è ancora qualcuno vivo?!) si prendono insulti e rischiano molotov dagli eroici anti-fascisti del 2018 perché sì, sarete anche stati vittime del nazismo, però siete anche legati alla questione palestinese, e per noi, che ogni giorno rischiamo il carcere e la vita opponendoci ad un regime morto e sepolto da oltre 70 anni, è un fatto personale.

Io, che di personale ho solo quel che vedo (e perfino su quello nutro seri dubbi), in piazza non ci andrei mai, standomene così bel tranquillo per i fatti miei e venendo a conoscenza di questi fenomeni solo a mezzo stampa. Tra l'altro, essendo la stampa uno dei medium attraverso cui si esercita il fascismo di oggi - subdolo ed impalpabile, linguistico e mentale - i dubbi non fanno che ingrassare.

Naturalmente ciascuno è libero di divertirsi e darsi un senso come gli pare, quindi non ho niente da obiettare con chi si produce in questi spettacoli di piazza - veri o immaginari - così come con chi si missileggia nel deserto. Basta solo che non rompano le palle a chi si sta facendo gli affari propri e non ha voglia di giocare a quel gioco.




A proposito di giochi, voglia e libertà, leggevo un articolo sulla situazione della povertà in Italia, e per una serie di passaggi che non riassumo riflettevo su quella vecchia questione che ho più volte toccato della relazione tra la realtà (complessità + mutevolezza + novità) e i modelli che tentano di descriverla, creando problemi, frizioni e quindi resistenza nel momento in cui diventano leggi e regolamenti.

Poi, una volta che con i regolamenti si è frenata la ruota libera della realtà, si tenta di ri-fluidificarne il movimento attraverso nuovi regolamenti che si aggiungono ai primi, peggiorando così ulteriormente le cose. Tipicamente occidentale: la presunzione dell'intelletto razionale.

Be', riflettevo su quanto effetto frenante abbiano le tonnellate di regolamenti e scartoffie che dobbiamo produrre solo per la necessità del fisco di conoscerci - e di conoscere i nostri soldi - fino all'ultima molecola, così che paghiamo quello che dobbiamo e che lo Stato possa diventare sempre più ciccio e potente e dirigere le nostre vite fin nel più piccolo dettaglio.

Di fronte a questo atteggiamento (fascista) non può che nascere una resistenza, ed è quella cosa che i difensori del Sistema ammazza-vita chiamano populismo. C'è una connotazione di disprezzo nell'uso del termine, che svela il gioco: il problema di chi vorrebbe avere il potere di dare la forma al mondo attraverso leggi e modelli è proprio il fatto che c'è un popolo (cioè persone come te e me) che pretende di avere una vita propria. Come si può non averne schifo? Già il fatto che sia composto di materiale biologico anziché di linee dritte e di angoli retti ne dimostra l'imperfezione.




Così immaginavo questo cambiamento di paradigma: invece di costringere tutti ad un sistema di obblighi che tutti odiano, ribaltare la faccenda e lasciare che al posto delle tasse - generosità forzata, una specie di obbligo all'appartenenza sociale, che in quanto obbligo poi si trasforma in odio - ci siano donazioni volontarie per la Causa Comune sulla base di indicazioni che lo Stato impartisce per realizzare i servizi che vuole realizzare. Con il gettito risultante lo Stato potrebbe fare quel che riesce, lasciando fuori tutto ciò per cui manca la copertura.

In questo modo, i protestatori di piazza per ciò che non gli viene dato farebbero sì bene a protestare in piazza, ma protesterebbero contro i vicini, contro i concittadini che non donano abbastanza da risolvere i loro problemi, e potrebbero così più facilmente realizzare che sono loro gli unici artefici del proprio destino, non è certo insultando il prossimo che otterrai da lui qualcosa o qualcosa in più che, diciamocelo, non ti è dovuto. Ma neanche un po'.

Naturalmente tutto questo è sognare ad occhi aperti; il mondo, che pazzo era già, ora è anche irrimediabilmente compromesso, si fa prima a buttarlo via che a sistemarlo, e così arriviamo alla reale posizione politica di sempre più gente - e in cui io mi riconosco al 100% - l'Estinzionismo: dopo di me, che il diluvio si porti pure tutto via. Evito di spaccarmi i maroni per crescere dei figli, e così i loro problemi nella vita saranno zero spaccato. Che culo! Quanto li invidio... magari ci avessero pensato i miei, 46 anni fa!






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