Il grande respiro





Il titolo cita il grande respiro, e il grande respiro è quello della vita, che si condensa in esistenza (o è il Cosmo che lo fa?) e poi si dissolve (o è il Cosmo che lo fa?) in un continuo fuori-e-dentro, che poi è il movimento del maschio nella femmina, che alla vita dà origine. La vita stessa è un continuo su-e-giù, avanti-e-indietro, destra-e-sinistra, eccetera-e-eccetera.

Quindi parlare di grande respiro per dire che è di nuovo il mese di marzo pare eccessivo, ma quello è il punto: il mese di marzo è tipicamente quello in cui scrivo per dire che non ho niente da dire. E quante pagine si possono riempire con il Nulla? Alzo lo sguardo al cielo stellato e mi dico: parecchie, a quanto pare.

Pensavo a quante sono le vie in cui riesco a violare le regole-base. Di molte non saprai mai, ma una che puoi vedere è Twitter. Il Gregge su Twitter segue 0 persone, e non molte di più lo seguono. Cortesia vorrebbe che si ricambiassero i follow, ma il Gregge se ne sbatte, snobba, e continua a seguire 0, il Nulla.

Perché questo è, in sostanza: seguire il Nulla.

Un commento di ieri su YouTube dipinge il mio futuro così: "...presto ti illuminerai, o diverrai il Re delle Tenebre...". Mi coglie il dubbio che le due cose coincidano.




C'è una scimmia, qui, che digita, ma questa scimmia campa lo stesso anche senza social, se ne sbatte. Vive con un piede nel mondo e con l'altro nell'Abisso, e nel suo delirio crede di oscillare tra le due dimensioni, per sempre. Per questo, con fare un po' saccente e un po' assente, ignora l'ultimo grido, la buzzword dell'ultimo microsecondo, il #trendingTopic che sarà in auge alla fine di questo capoverso.

È quando lotti per la vita che ti interessa sapere dove si trova la cresta dell'onda dello ZeitGeist, così da magari accodarti e raccogliere le briciole - perché la scia social di quella cresta è stata lasciata da quelli che l'onda la stanno facendo, e sono le briciole lasciate da loro quelle che insegui.

Ma la lotta è lotta, e anche le briciole vanno bene per non soccombere.




Altra storia è quando segui il Nulla. Non pare molto interessante, è il mondo delle basse frequenze, quelle profonde, che fanno tremare le budella, le onde Delta del sonno profondo, roba da sismografi. Il mondo delle onde lunghe, e, ancora più giù, degli eterni, quella nota di bordone che sostiene tutta l'armonia sulla cui sommità spiccano gli assoli dei virtuosi del momento, acclamati dalla folla.

Il mondo del basso profilo, del portfolio spoglio, dell'oscurità sicura, della profondità immobile con i suoi mostri ciechi. Luoghi derisi nel chiacchiericcio garrulo delle situazioni soleggiate, ma temuti nelle solitudini che seguono il calar del Sole. La vibrazione che sostiene i tuoi passi anche quando, occhi sulla preda, spicchi il salto per mettere la testa fuori, sopra la folla, quasi chiamando il colpo del martello.




Questo è il Gregge, un luogo che ti chiama dal buio e nel buio, per mostrarti la sua perla, ben nascosta nelle profondità della sua carne, un gioiello per spiriti coriacei, a tratti disperati, forse, ma forti abbastanza da affrontare l'Abisso e riemergerne trasformati.

Un loop antico, antico almeno quanto la civiltà, che è poi la ragione per cui necessita il tuffo. Un viaggio incredibile, insieme orribile e stupendo, che per l'Estinzionista è in esemplare unico, un unico tuffo nel mondo delle possibilità per poi tornare a casa, nel Nulla, senza indurne la ripetizione in un'altra vita, perché il viaggio completo potrebbe anche non avvenire più, e così significherebbe solo lasciare una forma vuota a perdersi nella Materia, nel meccanismo della Matrice. Solo un'altra scintilla di divinità che affonda per sempre nella pesantezza della Materia, spegnendosi.

Le vie, da qui nel mondo, sono due: nella Materia e l'Altra. L'Altra è invisibile, indicibile, perciò anche incomprensibile. Sembra giusto che chi non la intravede prosegua con la carne nella Materia. È così che funziona. C'è sempre chi vuole un'altra partita, perché in questa non s'è divertito abbastanza o non ha ancora vinto. Ma non dovrebbe stupire che ci sia anche chi ne ha avuto a sufficienza con un giro di Giostra e, terminata la partita, preferisce rimettersi la giacca, salutare i compagni e lasciare il tavolo con calma, ancora sorridendo, per tornare a casa.




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