L'intelligenza artificiale è politicamente scorretta




Già qualche mese fa mi ero imbattuto in un articolo che criticava il maschilismo manifestato dall'AI nella selezione dei CV per le assunzioni per certe specifiche mansioni tecniche, parlando di "pregiudizi" che, quindi, non sarebbero presenti solo nelle nostre menti fallaci, ma anche in quelle artificiali, che entrambe si basano su un apprendimento derivato dall'esperienza e non partendo dal pregiudizio dell'uguaglianza ad ogni costo.

Oggi ci risiamo, e in modo ancora più divertente:

Wired » L'intelligenza artificiale ha un problema con la diversità?

L'articolo merita davvero una lettura.

Immagino quanto tutto questo possa essere drammatico per chi pensa partendo dagli assiomi culturali anziché dalla realtà come si presenta, ma costoro, per quella stessa debolezza di pensiero, lungi dal prendere atto che potrebbe essere fallace l'assioma, si scagliano contro i mulini a vento. Già il fatto che pretendano in ogni campo risultati identici dalla diversità la dice lunga.




La mia singola esperienza personale non ha certo un gran valore statistico, ma è un fatto che io, con rarissime eccezioni, non sono mai riuscito a discettare sulla mente e la realtà con una donna, l'unico riscontro che abbia ottenuto, in concreto, è stato vederle appoggiare la testa alla spalla con una bolla al naso, accompagnato da un vago senso di solitudine cognitiva e aggravato dalla sensazione di essere uno sporco maschilista: forse avrei dovuto addormentarmi pure io, e vaffanculo ai discorsoni e ai paroloni. Meglio ancora, avrei dovuto metterla a pecora e dedicarmi ad un'attività più edificante, nonché utile a risollevare le sorti demografiche del paese, per amore dell'INPS e dei detentori del DebitoPubblico™.

Ed è da notare che io sono stato cresciuto con una mentalità femminista/egualitaria, è stato il duro scontro con la realtà a scioccarmi, deludermi, indurmi alla fredda osservazione e quindi a tirare quelle conclusioni che oggi mettono a così dura prova la libertà di parola.




Ma ampliando la visuale dobbiamo osservare che l'AI non è stata inventata dalle donne cinesi, e la prima civiltà che ha messo macchine in orbita non è stata quella degli indigeni australiani, e i filosofi che hanno gettato le basi sulle categorie della mente e le strutture del linguaggio non sono stati donne del Congo, e gli studi di neurologia alla base delle reti neurali non sono stati compiuti nelle foreste amazzoniche.

Per di più l'AI, che dà risultati così eccezionali in tanti campi in cui è applicata, guarda caso canna clamorosamente quando si applica al sociale, andando a sbattere proprio contro il principio dell'uguaglianza ad ogni costo. Qualcuno, qui, sta sbagliando di sicuro.

Chissà chi è?




A quanto pare i pregiudizi sono radicati nella Storia e nella Natura, molto prima che nella nostra cultura tradizionale, la quale riconosce e segue solo ciò che già è scritto nei fatti e nella biologia, esattamente come fa l'AI, che non ha alcun interesse a "pensare" una cosa piuttosto che un'altra: soltanto guarda e impara dai fatti.

Il problema è tutto di quei geniacci che hanno già le risposte finali, peccato solo che il mondo sia completamente diverso da come secondo loro dovrebbe essere.




Oh, so bene che questo discorso potrebbe valermi un'altra interdizione da qualcosa. Se fossi un medico sarei radiato dall'albo, se fossi un Nobel mi toglierebbero il riconoscimento, se fossi un politico dovrei cambiare mestiere, e così via.

Purtroppo, invece, non sono un bel niente, e me ne sto solo qui a ridere del politicamente corretto che continua a prendere a testate un muro chiamato realtà, e aspetto con trepidazione il momento in cui finalmente quella zucca vuota gli si spaccherà.





P.S: è mai possibile che, nel mondo libero, uno debba aver paura a cliccare sul tasto "pubblica", solo per aver mostrato la verità?

Eh, Julian?





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