Perché diffido di chi ha figli
Vivo prevalentemente nel mondo delle idee e della Natura perché sono le uniche due dimensioni in cui non è presente in concreto il mondo umano, che, alle mie orecchie, è la clamorosa stecca nell'armonia dell'Universo. Per questa ragione amo ascoltare personaggi che hanno cose da dire dopo aver osservato e pensato.
Dei discorsi di questa combriccola selezionata solitamente apprezzo gran parte; mi fermo, insospettito, solo quando, dalla loro analisi lucida delle strutture della realtà, passano ad esprimere speranza e/o ad indicare soluzioni per il mondo.
Dei discorsi di questa combriccola selezionata solitamente apprezzo gran parte; mi fermo, insospettito, solo quando, dalla loro analisi lucida delle strutture della realtà, passano ad esprimere speranza e/o ad indicare soluzioni per il mondo.
Credo sia superfluo precisare che il mondo è così, o ti piace o non ti piace, e devi solo essere conseguente. Speranza e soluzioni sono per gli stupidi e gli illusi, per questo non me le aspetto da chi ho già riconosciuto come estraneo a quelle due categorie; quindi la spiegazione deve essere un'altra, cioè il personaggio deve avere un motivo per stortarsi in quelle sciocche direzioni, e ne vedo soltanto due possibili: o deve vendersi, o ha un investimento personale nel futuro.
Se vende i suoi discorsi, quella può essere una ragione; ma soprattutto indago se il personaggio ha figli. Quando scopro che ne ha, mi dico Ah, vabbè, e semplicemente salto quegli elementi surreali dei suoi discorsi, perché so che sono causati dall'offuscamento del giudizio che deriva dalla distorsione genitoriale:
ti senti addosso la colpa di aver messo al mondo altra gente,
quindi passi il resto della vita tentando di rimediare.
Succede così, lo vedo ogni giorno: i figli, nella maggior parte dei casi, si fanno da giovani, quando si ha molta più energia che saggezza, si pensa di poter cambiare il mondo entro la fine del mese, e si è più impegnati a far mostra della propria potenza che ad agire con buon senso.
È solo qualche decennio più tardi che si comprende che la propria potenza, per gli altri (che, anche loro, pensano solo a sé stessi), è, al massimo, motivo di timore ed invidia, e che nessuno ha mai cambiato il mondo, nemmeno Dio può farlo, e non solo perché non esiste.
È solo qualche decennio più tardi che si comprende che la propria potenza, per gli altri (che, anche loro, pensano solo a sé stessi), è, al massimo, motivo di timore ed invidia, e che nessuno ha mai cambiato il mondo, nemmeno Dio può farlo, e non solo perché non esiste.