Entità, processi e funzioni
Poco fa stavo lavorando ad una mia invenzione, un'apparecchiatura che, se mai riuscirò a far funzionare, dovrà essere una stampante 4D, cioè produrre oggetti quadridimensionali, che non solo, quindi, hanno caratteristiche di solidi, ma che anche mutano nel tempo secondo un certo modello di evoluzione. Se riuscirò in questo, mi piacerebbe un giorno produrre oggetti con una qualche meccanica interna che gli consenta anche di scegliere come evolvere a seconda delle interazioni con eventi o altre entità, così da renderli sempre nuovi, sempre un po' diversi dalle aspettative, sempre sorprendenti.
Il lettore acuto si sarà accorto che simili entità esistono già, anzi, esistono solo quelle, perché ogni cosa nell'Universo è un simile oggetto 4D, e specialmente gli esseri viventi hanno ben visibili le caratteristiche che indicavo.
Ne consegue che ogni organismo, o le femmine di ogni specie sessuata, sono tali stampanti 4D, con l'unica limitazione di poter produrre solo oggetti piuttosto simili a sé, mentre l'Universo intero è la stampante 4D dei miei sogni, che può produrre qualsiasi oggetto 4D!
Quindi ciò che sto cercando di realizzare è un Universo. Progetto ambiziosetto, a ben pensarci.
Ma è un progetto utile perché col solo pensarci mette in risalto questioni interessanti.
La prima è che una stampante 4D deve necessariamente possedere una temporalità diversa dagli oggetti che produce. Se, ad esempio, vuole stampare un oggetto che dura 8 anni, non può impiegare 8 anni per stamparlo.
Non solo, per poter finire di stamparlo deve anche chiudergli la dimensione temporale. Qualcuno potrebbe osservare che questo non è necessariamente vero, l'oggetto potrebbe avere una meccanica interna ciclica che lo porta a non finire mai, ma io osservo che nessun oggetto nell'Universo pare possedere una simile caratteristica, tutti si disfano e scompaiono dopo un po', eccetto l'Universo stesso, che è la stampante, e che infatti ha una temporalità tutta sua.
Tutto questo era per mostrare ogni entità nell'Universo come processo di aggregazione e dissoluzione, così che non mi si prenda immediatamente per autistico quando dico la prima vera frase di questo post, e cioè che non ha senso affezionarsi a niente nella vita.
Uso il termine vita come se tutti sapessimo che cosa significa, mentre nessuno ne ha la più pallida idea; ma sorvoliamo. Ciò che mi interessa evidenziare è che noi prendiamo le forme della manifestazione come oggetti, come entità, mentre questi sono dei processi che si sviluppano, come una tromba d'aria o un arcobaleno: non c'è nessun oggetto lì, anche se così può apparire. È la nostra mente che funziona così, identifica entità, ma ciò che vediamo non è ciò che sembra, tant'è vero che la tromba d'aria a un certo punto si dissolve e rivela che non c'era mai stato alcun oggetto, alcuna entità. Era solo una zona dello spaziotempo in cui avveniva un processo.
Bene, abbiamo reso fin qui il concetto di impermanenza del Buddhismo, e ora vediamo come si vede il mondo dopo che lo si è assimilato ed integrato. Ho pensato di scriverne quando ho visto l'estrema delicatezza che molti paiono utilizzare con questa storia della pandemia verso chi ha perso persone vicine, insomma il discorso del lutto.
Non esiste lutto per chi non vede entità ma solo processi. Se mai, le "entità" che fanno parte della propria vita svolgono in essa funzioni, che è diverso dall'essere entità. Gatti, persone e oggetti (in ordine decrescente di importanza) sono come trombe d'aria che si muovono attorno, svolgono ognuno la propria funzione nel gioco della vita, ma non c'è nulla in realtà.
Questo include anche sé, è così che l'Ego muore, la Persona, e resta solo un vedere, un accadere, un pensare, un giocare, senza alcuno spettatore reale.
Quindi quella della Persona è tutta recitazione ai fini della storia, e la storia stessa non ha un inizio e un finale, non c'è niente da capire una volta visto il finale, anche perché il finale non si vede; più che una storia è un ballo, una musica, che gira in tondo e che richiede un riposo tra un giro e l'altro. È questo che la stampante fa, è bene rendersene conto e regolarsi di conseguenza.
Chi non lo fa e resta una Persona piange un sacco, e può darsi che questo sia il suo ruolo teatrale, ma non si aspetti compassione da me, nemmeno recitata.
Io rido.