"Conosci te stesso" è un consiglio utile e salvifico




Magari in questi giorni ti è capitato di leggere questo articolo tradotto su The Vision:


The Vision » “Conosci te stesso” non è solo un consiglio sciocco, è anche pericoloso


Probabilmente "The Vision" dovrebbe ridenominarsi in "The Blindness", perché l'intero articolo non si stacca mai dall'ambito dell'Ego, che è evidentemente l'unica dimensione che l'autore conosce. Non vorrei davvero essere nei suoi panni. Parla solo di effetto Franklin, di mutamento costante e di dissonanza cognitiva tra le proprie reali preferenze e la propria idea di sé; e quando finisce di parlarne, ricomincia.

Se consideriamo che tu puoi solo conoscere ciò che c'è dentro di te e ciò che c'è fuori da te nel mondo materiale, vediamo chiaro che ciò a cui puntano questi sitarelli e professorini istituzionalizzati è annullarti nel mondo esterno, cioè spingerti a prendere solo atto delle cose come sono e ad adeguarti, perché, in fondo, tu non esisti, non c'è niente da conoscere.

Il professore ti dice: sei un automa sociale, e devi solo stare al tuo posto. Sei niente più di un'entità product-oriented. Il Consumatore con le sue scelte di acquisto.

Facciamolo a pezzi.




Innanzitutto ricordiamogli che persona significa maschera, quindi quando parla di "tipo di persona che siamo" sta parlando del guscio esterno, il fantoccio nella mente, che è il primo ostacolo che si incontra quando si inizia a conoscere sé stessi: il falso Sé, come spesso viene chiamato da chi ha almeno superato questo primo gradino di comprensione.

E qui, dopo appena un capoverso, stiamo già guardando oltre il territorio conosciuto dal professore.




Al secondo livello entriamo in quella dimensione evidentemente sconosciuta agli psicologi moderni, che tentano solo di farti tornare a strisciare la carta di credito sorridente: la differenza tra il fantoccio esterno, la persona, e ciò che veramente si muove all'interno: le emozioni, i pensieri reconditi, la selva di dissonanze cognitive, i sogni, i simboli, gli archetipi, il modo in cui ci si mostrano e quello che vogliono dirci.

Tutte cose che ci rivelano a noi stessi, a livelli di profondità e mistero tutte da scoprire.




Questo livello, che visto così appare tutto psichico, è in realtà anche il terreno di scontro tra le pulsioni dell'animale in cui questa psiche si sviluppa, con il suo retaggio di milioni di anni di evoluzione, e le necessità dell'interazione dell'animale con la società e con la cultura in cui accidentalmente si trova a muoversi, da cui le necessità e le forme della persona esterna, cioè della maschera che ci mettiamo.

Il professore evidentemente non ha ancora capito che lui non è la sua maschera, per questo prende allegramente a pedate l'antica saggezza.

Caro professore...




E ancora al di sotto di questo c'è la realizzazione che tu sei emanazione della carne dell'Universo e che la tua coscienza, il tuo essere presente ad una realtà che si sviluppa come le volute di fumo, fa di te un'incarnazione dell'Universo stesso, del Mistero di fondo che è presente in ogni luogo e tempo, e questa è una consapevolezza molto utile e potente da far propria, perché è ciò che si nasconde sotto a tutti i tabù, è la morte della morte, la vera Fine della Storia che però non si trova, come pensa il professore, in un punto del Tempo, ma fuori dal Tempo, in un punto che è sempre e ovunque, ed è ben più arretrata della stupida superficie dell'Ego, della persona, della maschera. È arretrata in un'altra dimensione.

Quando si dice perdere un'ottima occasione per tacere.

Vero, professore?





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