La fregola di completarsi
Dall'osservazione dei 30enni emerge questo gustoso concetto di fregola di completamento. L'ho osservato tante volte in amici e conoscenti, dopo esserci passato io per primo, e qui voglio provare a sviscerarlo.
In passato mi sono occupato poco di psicologia evolutiva, e l'aspetto per noi più interessante è l'emergere dell'[io] dalla nebbia indistinta degli automatismi istintivi e di provenienza educativa nel bambino. Ad un certo punto c'è quel primo lampo di realizzazione dell'esistenza ("Io sono!") all'interno di un qualcosa che stava già avvenendo, e chiamiamo questo fenomeno autocoscienza, cioè coscienza di sé. È spesso associata alla Luce, per contrasto con l'oscurità di una vita che avviene per comportamenti automatici.
Quel lampo, quando si verifica, illumina un fiume in movimento, che è la propria vita già avviata e guidata nel generale fiume del Tempo e del mondo, e dire la propria vita non indica solo le cose che facciamo e come potremmo descriverci, ma quell'infinità di cose che il nostro corpo agisce nel visibile (i peli che crescono, il cuore che batte, lo stomaco che digerisce, etc) e nell'invisibile (tutta quella zona di transizione tra l'anatomia e i suoi riflessi psichici, come la secrezione di adrenalina, che dall'interno della psiche è un picco di attivazione e di presenza).
È quindi un punto di Luce che illumina un paesaggio, sia interno che esterno, che avviene da sé.
Da quel momento in avanti esiste un [io], ma una grande realizzazione successiva è che la forza dell'[io] è quasi nulla se paragonata alla preponderanza della forza del mondo; questa autocoscienza è spesso associata al discorso sull'etica - per via della possibilità di scegliere i propri comportamenti e quindi tra il Bene e il Male - ma perfino l'illusione di questo controllo si dissolve in gran parte la prima volta che tenti di impedire a te di farti crescere i peli.
Questo ci porta all'inconscio, cioè tutte quelle parti di ciò che potremmo considerare psichico che però non sono note alla - né quindi sotto controllo della - Luce della coscienza. I pensieri stessi emergono come bolle dal nulla, dove questo nulla è un'oscurità senza fondo che ha radici nel corpo (nell'anatomia del sistema nervoso, negli equilibri biochimici del suo funzionamento, e ancora più giù, verso gli altri organi e fino al marasma cellulare e batterico che il corpo è, quando osservato al microscopio).
Questo ci porta quindi ai discorsi paralleli e contrastanti della Libertà e della Cultura. La Libertà è ciò che è offerto all'[io]: la possibilità di scegliere. La Cultura è una struttura di limitazioni e indicazioni sociali che prescrivono all'[io] libero le scelte che deve fare. Per questo, tempo fa, avevamo parlato di Gusci di Cristallo. Buona parte della cosiddetta educazione, in particolare quella scolastica, è fatta di strutture che vengono riversate nella parte cosciente della psiche per dare una struttura preventiva alla visione del mondo, così che tu non debba pensare e che viva nello stesso mondo degli altri.
Da questo punto di vista la società lavora per gestire il problema della tua autocoscienza. Se tu fossi una macchina automatica sarebbe molto meglio, di certo più comodo per tutti. Se osservi il mondo da questo punto di vista, noterai che tutti tentano di convincerti delle loro certezze, ma sono estremamente rari i soggetti o le istituzioni che lavorano per farti sviluppare la tua autocoscienza. A sQuola non vai molto bene se manifesti pensiero autonomo, ma vai molto bene se mandi giù tutto come acqua fresca e rispetti l'autorità, senza l'ombra di un dubbio e soprattutto senza la minima contestazione.
Non si perde molto tempo a parlarti delle galassie, della Relatività o dei teoremi di incompletezza di Gödel, ma Garibaldi e l'ora di religione sono in prima linea!
D'altra parte il mondo in cui vivi è fatto in modo tale che le scelte possibili non sono poi così tante, e nel frattempo impari che esistono quei meccanismi sociali per cui assomigliare agli altri è fondamentale per averne l'accettazione, e a questa è legata anche la sopravvivenza biologica, quindi le scelte facili sono poche. In altre parole impari che una vita fatta di scelte personali e controcorrente è in salita, o, per rimanere nell'immagine della corrente, è di certo più faticosa che lasciarsi trascinare dal flusso e seguire la folla.
Spesso ci si sente dire "Forza e coraggio!" quando non si ha più voglia di seguire la folla, immaginarsi quanta forza e coraggio ci vogliano per andare nel senso opposto!
Quindi l'[io], non incentivato in nessun modo, mai, da nessuno, e anzi apertamente avversato, spesso finisce per rimanere atrofico, è come un topolino che sbircia fuori ogni tanto, mentre tollera tutto ciò che è imposto dal mondo esterno, come un male necessario per poter avere almeno quella briciola di sopravvivenza, nascosto nell'intimo della persona.
È per questo che ad una certa età - tra i 25 e i 35, a spanne - comincia a manifestarsi quel fenomeno che qui battezzo ansia di completamento, o, come da titolo del post, la fregola di completarsi, cioè quella tensione a completare nel più breve tempo possibile e con ogni mezzo la lista delle cose da fare nella vita per poter essere considerato una persona completa, cioè quella situazione in cui nessuno ha più niente da dirti su quello che dovresti fare poi:
Come va la sQuola?
Che lavoro vorrai fare?
Ce l'hai la fidanzata?
Quando ti sposi?
Adesso figli!
Solo uno?
È, in sostanza, la ricerca della Luce alla fine del Tunnel, ma non è in questo caso un tunnel di tormento interiore o di incapacità di comprendere - queste cose verranno più tardi - ma più banalmente un riflesso della troppa esposizione alla società, contemporaneamente un tentativo di tappare la bocca alla gente che dalla nascita ci ha fatto pressione addosso e anche l'illusione che, terminata quella lista di cose da fare, si sarà finalmente liberi di vivere davvero, mentre si verificherà l'esatto opposto, e cioè si sarà incastrati in una situazione da cui sarà molto difficile uscire, e costerà parecchio, da tutti i punti vista.