Gusci di cristallo
Se sei di quel tipo che ama sviscerare le cose ed interconnetterle, spesso ti accorgi di quanta ambiguità ci sia in ognuna di esse - specie quelle che non sono oggetti. Un esempio di argomento di cui ancora non sono riuscito a catalogare per bene ogni faccia è l'Ego:
► c'è quell'Ego inteso come il sentirsi er mejo e di meritare la conquista completa dell'Universo - contrapposto al sentirsi parte del Tutto ed armonizzarsi col contesto navigando ad attrito zero;
► c'è quell'Ego che è l'idea di essere una ben identificata entità nel mondo, separata e diversa da tutto il resto - contrapposto al percepirsi come una di infinite goccioline di mondo, fatte di mondo;
► c'è quell'Ego che è una piramide di ricordi all'interno di un organismo - contrapposto alla percezione che chi guarda quella piramide di ricordi non è quella piramide di ricordi;
► c'è quell'Ego che è l'idea di sé basata sui parametri definiti dalla propria cultura - contrapposto al non avere un'idea di sé e guardare al contesto culturale come uno degli infiniti fenomeni del mondo, cioè - dal punto di vista della propria cultura - essere alienato.
Sono già 4 facce tutte diverse tra loro anche se interconnesse, eppure rispondono tutte alla chiamata della stessa parola, per cui, quando la usi, non sai mai esattamente come venga percepita. Ma questo era un preambolo, mi serviva per introdurre, a partire dalla quarta di queste facce, una visione che ho avuto questa mattina, seguìta immediatamente alla bestemmia post-risveglio e al caffè, di cui ho ancora il sapore in bocca e il fondo freddo nella tazzina.
La visione riguarda la natura della cultura, che ha poi un riflesso nell'Ego secondo la quarta definizione. E di nuovo abbiamo il problema di cui sopra con la parola cultura, perché anch'essa è tante cose, ha tante facce, la si può prendere in tanti modi e guardare da diverse posizioni e prospettive; ma la visione di questa mattina è un'intuizione decisamente alienata, cioè da alieno, qualcuno che non si preoccupa di integrarsi e confondersi nella folla, che non si preoccupa di migliorare il mondo attraverso il mantenimento dello status quo ("conservatore") o il suo aggiornamento a non ben precisati nuovi valori ("progressista").
Come ripasso, ristabiliamo intanto il ponte che collega la cultura all'Ego: il nostro Ego è un riflesso della nostra cultura, perché la cultura è una visione del mondo, e l'idea di sé si rapporta obbligatoriamente alla visione del mondo che è stata trasmessa. Se sono nato in una cultura che esalta la ritualità, sarò ok se eseguo bene questa ritualità; se sono nato in una cultura che esalta la ricchezza materiale, mi sentirò ok se riesco a manifestare agli altri una certa ricchezza materiale, e così via.
Con questo vediamo già qualche cosa di importante:
1) cultura ed Ego sono due facce della stessa medaglia;
2) la cultura determina la forma della società come fenomeno d'insieme;
3) quel sentirsi ok o meno rivela la presenza di un giudice interno in ogni individuo.
4) il giudice interno ad ogni individuo è la forza direttiva della sua azione e delle sue scelte;
5) il giudice interno è responsabile di come l'individuo si percepisce, quindi ha relazione col suo benessere;
6) l'Ego è dipendente dal giudizio degli altri - più precisamente dalla propria idea del giudizio degli altri.
La cultura arriva al bambino attraverso due canali fondamentali: l'imitazione e il linguaggio.
L'imitazione è fatta sia di istinto di specchiamento che di educazione, dove educazione è da intendersi come l'imposizione di piccole sofferenze finalizzate a produrre piccoli traumi a tappeto che stabiliscano i confini comportamentali all'interno dei quali la persona dovrà mantenersi.
Il linguaggio ha anch'esso due aspetti: l'architettura logica della sua semantica e le strutture ideatiche che attraverso il linguaggio sono definite. Spiego:
Architettura logica della lingua: se una lingua ha due generi - maschile e femminile - crea una divisione nella mente tra i due sessi. Questa intuizione è alla base dell'ideologia gender, che presuppone che la realtà sia creata dal linguaggio, e non viceversa. Se una lingua ha struttura soggetto/verbo/oggetto, la lingua stessa rafforza la formazione dell'Ego, per il solo fatto che include l'idea di [io] e della possibilità dell'[azione] da parte dell'[io] su [altro], includendo quindi anche l'idea che [io] e [altro] siamo entità separate e indipendenti. In altre parole una lingua è uno strumento di mappatura della realtà, la mente può andare facilmente dove la lingua può andare, e nei modi in cui la lingua può andarci, quindi la struttura della lingua si fa struttura del mondo, così lo strumento dà la forma anche al suo utente.
Creazione di strutture ideatiche: attraverso il linguaggio possono essere trasmesse idee e create realtà che esistono solo nella dimensione psichica, come ad esempio lo Stato, il matrimonio, l'idea di cittadino, cioè cose di cui non puoi avere un chilogrammo che conservi nel caveau di una banca o sotto il cuscino, che possono variare da cultura a cultura, e così via. Sono definizioni di oggetti virtuali che vengono installati nel bambino molto presto, così che divengano parte della sua percezione della realtà e di sé stesso, al punto - idealmente - che non sarà più capace di pensare e pensarsi al di fuori di esse - cioè che non diventi alienato (un sinonimo di libero).
Per approfondire questi temi vedi la triade di post su Sarkephterixqway e Allargare la prospettiva.
...e pensare che doveva essere un post brevissimo, perché la visione di partenza era una semplice immagine: il guscio di cristallo.
Be', dopo tutto il preambolone che ti ho scritto per ripasso e sintesi, ora intuisci anche tu che il guscio di cristallo di cui parliamo è, appunto, la cultura, che ti viene organizzata addosso diventando il tuo esoscheletro; dapprima ti è cucito addosso dall'esterno, e poi diviene parte di te e ti dà la forma, per cui ti percepisci completo solo con quel guscio addosso, pensi che il guscio sia organicamente parte di te, ti ci identifichi, mentre la realtà è che si tratta di una struttura morta, artificiale e di fatto esterna alla tua essenza di organismo, spesso anche conflittuale con la tua natura spontanea.
La tua cultura determina le forme esterne del tuo comportamento; la struttura di idee astratte che riempiono la tua mente e quella dei tuoi vicini; indirizza le vostre scelte attraverso un giudizio di carattere morale, e così da lì diviene forme che popolano il mondo in cui vivete e crea le nevrosi che condividete - proprio a causa della differenza, e quindi dell'attrito, tra la vostra natura profonda, spontanea, e la forma che vi è imposta dalla cultura, dal guscio.
La mia visione di questa mattina, da alieno (o alienato), era proprio che gli umani fanno parte di quel gruppo di organismi terrestri che proiettano nella realtà materiale idee che stanno al loro interno - come i ragni che costruiscono ragnatele, gli uccelli e alcuni pesci che costruiscono nidi, gli organismi plurali come i formicai, gli alveari e i funghi.
Nello specifico, gli umani tipicamente si dotano di un guscio trasparente che utilizzano come interfaccia tra sé e il mistero del mondo, e questo guscio che faticosamente si portano appresso è fatto soprattutto di idee, strutture astratte, che in parte sono strumenti e in parte sono limiti sia alla percezione che alla comprensione, ma soprattutto al comportamento.
Nello specifico, gli umani tipicamente si dotano di un guscio trasparente che utilizzano come interfaccia tra sé e il mistero del mondo, e questo guscio che faticosamente si portano appresso è fatto soprattutto di idee, strutture astratte, che in parte sono strumenti e in parte sono limiti sia alla percezione che alla comprensione, ma soprattutto al comportamento.
Per la maggior parte degli organismi i comportamenti che conducono alla riproduzione sono incisi profondamente nel loro istinto, ed essendo questi organismi ben integrati nel loro ambiente senza bisogno di accessori esterni e interni, non gli serve pensare alle scelte che fanno - in questo senso non sono davvero scelte - e per questo tutto in Natura fila liscio garantendone la continuità.
Noi umani invece abbiamo un grosso problema nel fatto che la nostra flessibilità cognitiva ci permette di stabilire una rete fittissima di collegamenti tra i diversi aspetti della realtà e della vita; per questo, ad esempio, noi sappiamo che l'accoppiamento conduce alla riproduzione, e per via di questa consapevolezza e dei nostri conflitti in merito alle sofferenze della vita e alla morte, sviluppiamo una pesante nevrosi attorno alla sessualità (vedi a questo proposito il video Orazioni dal Lato Oscuro » Il Grande Tabù). D'altra parte, essendo la sessualità la via obbligata per la continuità, diventa necessario regolamentarla rigidamente attraverso il giudizio morale, cioè il guscio: non sei ok se non sei sposato, e non sei ok se non hai fatto almeno due figli.
Chi è quindi che controlla e giudica le tue scelte nella vita? Gli altri.
Se gli altri non ci fossero tu faresti quello che ti va, non quello che pensi che loro vogliano da te. Ma tutto questo si basa sulla diffusione capillare di un rigido senso del giudizio morale, sul fatto che nessuno realizzi mai che gli altri sei tu. Gli altri non esistono, esistono solo tantissimi [io]. Se questa rigidità morale si dissolve, e magari si innesta il culto della tolleranza del diverso, si dissolve anche il senso di obbligatorietà perché viene a mancare l'esclusione sociale di chi sgarra, così la libertà aumenta, e le persone cominciano a fare quello che desiderano anziché quello che dovrebbero secondo la cultura - che ad oggi, per noi paesi "sviluppati", è tutto fuorché una struttura spontaneamente emersa, ma al contrario il frutto di continue manipolazioni intenzionali.
Si vede bene, a questo punto, che una specie vivente - o una civiltà - che arriva a fare cose come il Fertility Day è chiaramente al dessert.
In altre parole i frutti della cognizione declinati nella tecnologia, nella libertà di scelta e nella cultura ci permettono di aggirare la riproduzione mantenendo viva la sessualità, e questo fa sì che le civiltà più sviluppate vedano un inarrestabile declino della natalità, che si esprime con tanta più forza negli individui più complessi al suo interno - che sono di conseguenza anche quelli più liberi di scegliere.
Ecco rivelata una delle fondamentali funzioni del guscio di cristallo della cultura: contenere e forzare certi comportamenti e scelte, utili a garantire una continuità alla specie, in una specie che è sempre meno vincolata ai comportamenti ciechi guidati da un istinto non perturbato dalla presenza di conoscenza e intelletto.
In altre parole sarebbe proprio la consapevolezza il Grande Filtro ipotizzato come soluzione del Paradosso di Fermi. Io lo chiamo Barriera dell'Eschaton, cioè l'idea che esista un processo di auto-selezione che continuamente rimuove dal pool genetico le ramificazioni che conducono ad una maggiore consapevolezza, e così l'umanità rappresenta di fatto l'ultimo stadio raggiungibile dalla biologia, il punto terminale, l'infiorescenza gloriosa ma anche effimera della complessità universale. A questo specifico tema ho dedicato una serie video, chiamata L'alba dell'Eschaton.
C'è un'equivalenza tra consapevolezza e Buchi Neri.
C'è un'equivalenza tra consapevolezza e Buchi Neri.
La biologia è un flusso continuo dall'organismo unicellulare fino all'organismo attivamente consapevole, che però rappresenta tanto la vetta quanto il punto che per primo viene eroso dall'esistenza, proprio a causa del suo stesso status.
È come il filo della lama del rasoio, che perde la propria massima affilatezza proprio durante il primo utilizzo. È come la cresta dell'onda, che da lì può solo sciogliersi di nuovo nel mare indistinto.
Parafrasando Palahniuk:
"...ma un minuto di perfezione valeva la fatica.
Un momento era il massimo che ci si poteva aspettare dalla perfezione."
(Fight Club)