Immagina

Facciamo un esercizio di immaginazione. 

Immagina di essere un grande finanziere, un banchiere di altissimo livello, un iper-ricco di quelli che tirano le fila di metà dell'umanità, se non di tutta: il tuo lavoro è andare in giro per il mondo a fare quattro chiacchiere con i tuoi simili; se decidi di andare a San Francisco o Sidney prendi e vai, i tuoi conti hanno tanti di quegli zeri che niente è un problema di finanze. Vedi una casa, una reggia che ti piace? Strisci la tua Carta Nera e la prendi. Vuoi rilassarti un paio di giorni in un paradiso tropicale? Ti blindano l'isola e sei già là. Quando organizzi una cena tra amici al tuo tavolo hai grandi banchieri, finanzieri di massimo calibro, regnanti, capi di stato. 

È così da sempre, sei nato in quell'ambiente, non ti pare strano, è il tuo mondo: appartieni a quella manciata di famiglie che hanno nelle loro mani buona parte del pianeta. 

Quelle rare volte in cui ti capita di vedere della "gente comune", vestita dei suoi stracci "di marca", con le sue cose da poco, con il suo indaffararsi per pagare le bollette, che cosa provi? 

Perché tu sai che il fiume di denaro che entra costantemente nelle tue casse non proviene dal tuo lavoro, ma dal loro. E, ridicolo ma vero, tu sul loro mondo hai un potere sconfinato. Che cosa provi quando li vedi? Sono miliardi, miliardi di formichine brulicanti che con il loro arrabattarsi timbrando il cartellino garantiscono a te e ai tuoi simili di vivere come vivete. 

Non è che per caso appartieni a una specie superiore? O dovresti pensare di essere solo dannatamente fortunato? 

Forse sei un benefattore. Forse il tuo impegno è volto solo a garantire tutto il meglio alla stragrande maggioranza di tuoi simili che non godono delle tue fortune, e ti impegni ogni giorno per restituire un po' di ciò che ti danno. 

O forse potresti essere un po' più cinico. 

Forse vedi l'umanità che hai sotto di te come un allevatore vede le sue bestie: mucche che devono produrre latte. 

Magari sei concentrato su quello: la produzione del tuo bestiame. E allora ti ingegni: provi a mettergli Mozart, così si rilassano e producono più latte; o magari funziona meglio Beethoven. Oppure scopri che se la produzione cala puoi spaventarle, e produrranno di più. E allora le spaventi. 

Che c'è di male? Sono le tue bestie, le mantieni perché devono produrre; se non producono quello che vuoi, è normale e giusto adottare delle contromisure. Non c'è ragione per cui queste vacche dovrebbero tenersi le mammelle gonfie di latte e non farsi mungere; appena c'è del latte disponibile, deve essere prelevato. Giusto, no? 

Chi dovrebbe giudicarti per questo? Se esistesse qualcuno in grado di giudicarti, questo qualcuno avrebbe il potere di toglierti quel potere, ma dato che sei lì, come minimo non c'è alcun giudizio, se non è addirittura un'ulteriore conferma che è proprio così che le cose devono andare. Del resto il Sistema è fatto per premiare il più bravo, quindi se tu sei in vetta è perché sei il più bravo. Ed è giusto così. Il più bravo a fare cosa, esattamente? Spremiti le meningi, Lettore. 

C'è la seccatura che le vacche nel tempo si sono ribellate più volte e hanno addirittura conquistato dei frammenti di libertà. Si è sempre riusciti a contenere questo tipo di fenomeni, perché alla fine le vacche in libertà hanno paura e preferiscono la stalla, però ogni tanto ci potrebbero provare ancora; allora si può adottare qualche stratagemma: fai vivere le tue vacche nella convinzione che siano libere, glielo insegni da piccole, poi le intrattieni quando sono più grandi, lasci che parlino, che discutano, che si accapiglino tra loro su falsi obiettivi mentre fanno le "cose normali"; e le cose normali sono fare tutte le stesse cose, arrivare puntuali alla mungitura, e farsi mungere da brave. Se vogliono, mentre le mungi, possono anche discutere dei loro diritti tra loro. 

Tu zitto e mungi.








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