Vivere intensamente


Una delle conoscenze più assodate e meno paradossali che ci vengono dalla Fisica Quantistica sulla natura della materia è che ogni particella, fotone, elettrone, nucleone, quark, bosone etc è un'oscillazione, un'onda; i fisici hanno scoperto che ognuno di questi elementi fondamentali della realtà fisica non esiste come noi pensiamo che esistano gli oggetti della nostra esperienza (statici, solidi, fissi), ma al contrario è una tendenza ad esistere, e di fatto, oscillando, entra ed esce dall'esistenza di continuo ad una velocità folle.

Questo significa che niente esiste in ogni singolo istante: ogni e qualsiasi particella esiste solo se ha il tempo necessario per esprimere la sua oscillazione. In altre parole se noi guardassimo l'Universo in un singolo istante sarebbe un immenso spazio vuoto; è solo considerando un tempo abbastanza lungo (parliamo comunque di frazioni infinitesimali di secondo) che ogni cosa esiste.

Una seconda caratteristica che si è dimostrata ineludibile nella natura delle particelle e quindi dell'Universo è una componente di caoticità, di imprevedibilità, di creatività spontanea.

Quindi, fin dalle sue fondamenta, la realtà è mutamento, movimento, dinamica, ciclicità, imprevedibilità, e il tempo ne è un ingrediente fondamentale tanto quanto lo spazio.

Non dovrebbe sorprendere quindi che queste qualità dei suoi mattoni più elementari si propaghino ad ogni scala anche nelle più complesse architetture della materia come gli astri o gli esseri viventi.

Nella cultura cinese e più in generale nelle culture orientali basate sul Taoismo questi concetti di ciclicità e di continuo mutamento delle cose del mondo sono alla base di tutta la concezione dell'esistenza, tanto che il termine sanscrito con cui i buddhisti indicano un oggetto significa letteralmente "evento". Un oggetto quindi non è qualcosa di statico, ma un processo che si sta sviluppando.

C'è una considerazione interessante che emerge pensando alla correlazione tra esistenza e mutamento quando portiamo questi due elementi nel contesto della nostra vita di persone, perché uno dei grandi problemi per ognuno di noi (se non IL problema) è la consapevolezza della finitezza della nostra esistenza individuale nella forma in cui la conosciamo: nasciamo e moriamo, e ne siamo consapevoli.

Da questa seccante situazione cerchiamo di uscire in tutti i modi, infatti su questo prosperano le religioni, le idee sull'Al-di-là e diverse altre cose, ma resta il fatto certo che questa esistenza finisce.

Una delle consolazioni, allora, è il vivere in maniera profonda, succhiare tutto il possibile da questa vita, il che non significa necessariamente fare o possedere chissà che cosa, ma esserci.

Esserci.

Esserci il più possibile. Che non significa il più a lungo possibile, perché la longevità in sé non è un valore; una buona via è esserci il più intensamente possibile.

Ma che cosa significa esserci intensamente? Come si fa ad esserci intensamente?

C'è un comportamento dei neuroni, che io ho conosciuto con un brutto termine proveniente da una cattiva traduzione dall'inglese, che è abituazione. L'abituazione è il fatto che ogni neurone, se sottoposto allo stesso stimolo a lungo, smette di reagire, si abitua, per cui dopo poco tempo è come se lo stimolo scomparisse. Un esempio di questo fenomeno, applicato al nostro sistema visivo, è in questo comune giochino:


Fissa per 15 secondi i puntini colorati sul naso di Beyoncé,
poi guarda la crocetta nel campo bianco.


Fissando l'immagine per un po' i neuroni si abituano e fanno scomparire l'immagine, cioè compensano per quell'immagine; quindi quando poi lo sguardo si sposta su una campitura di colore uniforme la compensazione che continuano ad applicare fa sì che l'immagine appaia come in sovraimpressione (e in negativo) per alcuni secondi.

Un altro esperimento interessante che puoi fare è metterti a fissare una scena immobile e costringerti a tenere gli occhi fissi: dopo una decina di secondi vedrai l'immagine scomparire nel grigio, ti sembrerà quasi di diventare cieco. Lo stesso fenomeno si verifica con i neuroni del sistema uditivo quando stiamo a lungo in presenza di un suono costante, che finisce per scomparire e ce ne dimentichiamo, e ci accorgiamo che c'era solo quando smette.

Dunque ecco il punto: se esserci è una questione di coscienza, di consapevolezza, cioè l'esistenza è esserci con la mente, che è una manifestazione del cervello e quindi di una struttura di neuroni che si abituano, condurre una vita sempre uguale equivale a morire.

La routine è una morte invisibile.

Fare sempre gli stessi orari, ripetendo le stesse azioni, vedendo le stesse cose alla stessa ora, facendo gli stessi discorsi sostenendo le stesse idee con le stesse persone è far scomparire la propria esistenza nel grigio indefinito della non-esistenza.

L'esistenza è mutamento. Senza mutamento non c'è esistenza.

Pensaci: tutti gli oggetti, tutti i concetti, tutti i momenti significativi della vita sono mutamenti. Tutto ciò che esiste, è significativo, si staglia sullo sfondo è mutamento, mutamento è la sua essenza, e la stessa cosa vale per te stesso. Se passi 10 anni tutti uguali e poi cambi, ti ricorderai il momento in cui sono iniziati e il momento in cui sono finiti, ma ricorderai molto poco di quei dieci anni, perché in effetti non sei esistito in quel periodo, sei solo invecchiato.

Cerchi la stabilità, ma è il mutamento che ti rende vivo.

La novità.

La novità non è bella solo per ciò che è, ma anche e soprattutto perché è novità: poi ti ci abituerai, e lentamente scomparirà nel grigio. Non puoi trattenerla, non sarà mai più come è stata in quel primo momento, come il primo boccone di un buon cibo è di gran lunga migliore e più intenso di tutti quelli successivi.

Quindi, se vuoi vivere intensamente, sai che cosa ti serve: la novità, il mutamento, l'imprevisto, la crisi, il caos, cambiare, evolvere, scoprire, varcare confini, violare tabù, esplorare nuovi territori, rovesciare paradigmi, creare.

Vedi come invece tutto ciò a cui il mondo ti invita è rinchiuderti in una lenta morte cerebrale fatta di regole, tabù, orari, regolarità, dogmi, stabilità, certezze, cioè a vivere come una macchina. Il più efficace strumento con cui ti persuade è la paura, e la promessa ingannevole con cui ti ingolosisce è la longevità.

E, di nuovo, vediamo come la cultura, lungi dall'essere nostra amica, ci conduce ad una morte prematura, al grigiore, all'operosa e servile sparizione dall'esistenza.


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