La via obbligata sull'uso delle risorse
Ci sono almeno due direzioni per affrontare un problema di scarsità: forzare un aumento della disponibilità e/o ridurre la necessità di consumo.
Facciamo un esempio semplice: se il mondo attuale richiede ingenti quantità di energia ma la produzione energetica non riesce a far fronte alla richiesta, una via è quella di costruire mille centrali (inquinanti, pericolose, etc) e l'altra via è ridurre i consumi (luce a minor consumo, ottimizzazione delle apparecchiature elettriche, etc).
La stessa logica vale in generale: se ci sono pochi soldi posso inventarmi mille modi per tentare di accaparrarmene più del vicino, in modo che io possa acquistare più cose, oppure posso ingegnarmi per non averne tutto quel bisogno, e non è detto che questa seconda strada sia più difficile o meno soddisfacente in un bilancio generale: avere tanti soldi - salvo in casi di scarsa onestà - richiede un gigantesco impegno, e il tutto è motivato dall'aspirazione a potersi permettere un consumo abnorme. Va da sé che un consumo abnorme non è una buona idea da nessun punto di vista: non è buono per lo sfruttamento intensivo delle risorse, produce più inquinamento, lascia in ultima analisi insoddisfatti quanto prima, crea un modello che non è esportabile che presuppone che io consumi anche le risorse del vicino, si producono più rifiuti e fa sì che molte risorse siano bloccate in mano mia mentre vengono sfruttate pochissimo per la loro utilità potenziale.
L'unico vantaggio della competizione per ricchezza e consumi è per l'economia (nella sua accezione moderna di consumo fine a se stesso), perché significa tanti prodotti venduti e quindi aziende che hanno girato, arricchendo qualcuno.
In altre parole competizione significa che siamo 7 miliardi di persone che cercano di rendersi felici prendendosi a calci nei denti l'uno con l'altro. Per essere la specie più intelligente del pianeta ci si poteva anche aspettare di meglio, ma a quanto sembra l'evoluzione sta per risolvere da sola ciò che non abbiamo saputo risolvere noi.
» dal lavoratore alla macchina
Come evidenziavo già in passato, nella storia recente è visibile un'evoluzione notevole delle tecniche produttive e questa ha già comportato nel tempo delle trasformazioni sociali: con la Rivoluzione Industriale il contadino e l'artigiano si sono trasformati in operai, ma nel corso dei decenni all'uomo si sono affiancate le macchine, e oggi le più avanzate industrie lavorano quasi esclusivamente con le macchine: oggi la Tesla Motors produce le sue auto elettriche con stabilimenti che sono gigantesche catene di montaggio robotizzate, la Canon entro due anni produrrà le sue fotocamere senza intervento umano, Foxconn vuole aumentare di 100 volte entro un anno l'uso di robot per sostituire i lavoratori umani, e in generale la produzione di beni materiali sta diventando sempre più automatizzata, in un processo che possiamo visualizzare come un grafico in aumento esponenziale; potremmo dire che siamo di fronte ad una tendenza naturale del sistema; e la vediamo aumentare sempre di più in ogni settore della nostra vita: compaiono le casse automatiche nei supermercati, le banche sono sempre più automatiche, tutti i sottosistemi che costituiscono gli ingranaggi del mondo diventano via via sempre più hardware e software, a spese della necessità di personale per svolgere quegli stessi compiti.
Le macchine lavorano in maniera più precisa, più efficiente, più veloce delle persone, non si alienano, non vanno in depressione e non si suicidano.
Questo processo è responsabile dello spostamento delle persone verso attività sempre più "astratte": amministrazione, vendita, assistenza, consulenza, e così via, ma è chiaro che con il progredire dell'automazione l'erosione di tutte le professioni continuerà implacabile, e già oggi vediamo cominciare ad apparire un fenomeno chiamato disoccupazione tecnologica: più le macchine rimpiazzano l'uomo, più l'uomo fa fatica a trovare lavoro, e sarebbe davvero ingenuo pensare che questa tendenza possa essere invertita; in realtà sta crescendo e cresce ogni giorno di più.
Ma è un problema?
Sì e no.
Non è un problema in assoluto perché, comprendendo che l'automazione comporta in realtà un aumento della facilità con cui si hanno prodotti e servizi disponibili, la riduzione della necessità di intervento umano significa la progressiva liberazione dalla necessità del lavoro, quindi è un fattore estremamente positivo per la qualità della vita umana, e significa anche lo sprigionare una grande energia creativa e di crescita intellettuale e sociale.
E' un problema se il resto dell'organizzazione sociale, cioè la logica lavoro » reddito » soddisfazione dei bisogni rimane invariata, perché ci sarà una massa sempre maggiore di persone che non riescono più a trovare un'occupazione capace di garantirgli un reddito, e questo porta a povertà, disordini sociali, rivolte, criminalità sempre crescenti in una spirale che idealmente porta all'estinzione. Ma in realtà, molto prima, porta anche al fallimento delle aziende, perché se posso produrre più beni ma ho meno acquirenti in grado di comprarli, tutto si vanifica: ci sarebbero magazzini pieni di fantastici prodotti creati dai robot e i negozi vuoti perché nessuno ha i soldi per acquistarli. Questo è assurdo, e non potrà verificarsi nella pratica, perché prima di arrivare ad uno scenario così ridicolo avverrà un cambiamento fisiologico, naturale.
Quindi il modo in cui questo sviluppo dovrà esprimersi - che è poi una semplice questione di buon senso e civiltà - è un progressivo smantellamento della logica sociale per la quale la soddisfazione dei bisogni dipende dall'avere un'occupazione, in favore di una redistribuzione sempre crescente delle risorse di base a prescindere dalla disponibilità di denaro. A questo si arriverà per forza, non tanto perché è buono, bello e giusto, ma perché il non farlo avrà costi sociali così grandi che sarà l'unico modo per rimettere in equilibrio il sistema e di avere la pace sociale. Ma ad un livello ancora più attento di osservazione, come abbiamo visto, c'è una dinamica intrinseca nel sistema per cui è inevitabile che attraverso un semplice adattamento culturale e strutturale le due cose (produzione di beni e disconnessione tra reddito » bisogni) andranno di pari passo.
Parallelamente, va da sé, vanno invertiti gli ideali culturali e gli inviti da parte delle istituzioni ad accrescere indefinitamente i propri consumi, l'ambizione di ricchezza personale e materiale, quindi i valori stessi della cultura capitalista e industriale. In questo senso l'attuale "Crisi" sta fornendo già una sorta di rieducazione al consumo consapevole, il problema è che impatta in primis coloro che già prima non consumavano poi molto perché non potevano permetterselo.
» la vecchia logica del tutto a tutti per il consumo
Il nostro sistema basato sugli obiettivi finanziari della Crescita e del Consumo ha fatto sì che la nostra abitudine diventasse di acquistare e quindi possedere ogni cosa di cui abbiamo bisogno; però accanto a ciò che utilizziamo ogni giorno per cui questa logica ha un senso, ci sono oggetti (prodotti) che utilizziamo molto di rado, che tuttavia abbiamo acquistato e che conserviamo da qualche parte per usarli magari poche ore all'anno. Faccio spesso l'esempio del trapano o della fotocamera, ma lo stesso vale per moltissimi oggetti. La stessa automobile è un bene che acquistiamo e che consumiamo fino alla sua morte naturale ma non la utilizziamo tutto il tempo; questo significa che nell'insieme ne produciamo milioni, consumando energia e migliaia di tonnellate di materiali anche pregiati, per poi lasciarli a marcire gran parte del tempo sotto la pioggia o il sole. E' vero che fino a poco tempo fa questo era l'unico modo ragionevole per gestire la situazione, ma tutto questo sta cambiando e cambierà sempre più in fretta.
Alcuni anni fa sono comparsi i droni, piccole macchine volanti capaci di rimanere stazionarie in volo, di autoguidarsi o di essere telecomandate, e di organizzarsi in squadroni sotto la guida di un computer. Queste macchine possono essere realizzate di qualsiasi dimensione e di qualsiasi potenza, e infatti è di poche settimane fa l'annuncio che Amazon sta puntando a consegnare i suoi ordini in mezz'ora, entro due anni, attraverso l'uso di droni. Ora, mettendo insieme alcune tecnologie già presenti oggi non è difficile immaginare un'app sullo smartphone per cui ordini quello che ti serve e lo ricevi dove sei con un click. Rimane la questione dell'acquisto, ovviamente, per cui devi pagare quello che hai preso.
Ma chi dice che ciò che hai ordinato e ricevuto in mezz'ora deve divenire tua proprietà per sempre?
breve storia del consumo |
» economia attraverso sharing
Ecco dove il termine economia, che nella logica di mercato dei decenni passati aveva subito una distorsione di significato per cui doveva essere letto come Consumo, che era sinonimo poi di Spreco a ben guardare, torna a riconquistare il suo significato originale: già su Amazon, per esempio, accanto ai libri nuovi da acquistare, ci sono libri usati acquistabili a minor costo. Probabilmente presto io potrò prendere un libro usato, averlo in pochi minuti, poi "rivenderlo" una volta che l'avrò letto. Ma potrò fare lo stesso anche con un trapano o una fotocamera. E se il mondo sarà soggetto a quello stress monetario per cui molti saranno disoccupati o poco occupati e quindi avranno scarsissima disponibilità finanziaria, quanto ci vorrà perché questa possibilità divenga di uso comune? Alla fine sarà più un noleggio che un acquisto/rivendita, e di fatto probabilmente presto assumerà questi connotati a tutti gli effetti, per cui si pagherà (poco) l'utilizzo effettivo del bene, che tornerà immediatamente disponibile per altri.
Questo accadrà presto per le automobili: è di ieri la notizia che FIAT, dopo l'acquisto del 100% di Chrysler, si indirizzerà verso la produzione dei soli modelli di fascia alta abbandonando le auto per la massa, e questo perché già oggi il mercato dell'auto si è dimezzato, e non è una tendenza per cui ci si aspetta un'inversione, ma anzi il contrario.
La ragione per cui Google sta lavorando ad automobili che si guidano da sole e ha comprato Uber è che hanno capito che nei prossimi anni l'uso di acquistare un'automobile di proprietà andrà decadendo senza ritorno: si chiamerà un'auto automatica attraverso lo smartphone (o i Google Glass) che arriverà da noi in pochi minuti e ci condurrà dove desideriamo, tornando immediatamente disponibile per gli altri appena finita la corsa; tutto questo è già possibile oggi in modo un pochino meno tecnologico (Car2go), ma l'evoluzione in questo settore sarà molto rapida.
Mano a mano che si diffonderà questa pratica su tutto, la quantità di esemplari dei prodotti da costruire realmente crollerà a livelli oggi impensabili: se un'automobile in media viene utilizzata per il 10% del tempo, in un mondo organizzato in quel modo saranno necessarie un decimo delle auto per fare lo stesso lavoro. Stesso discorso per i trapani, le fotocamere e più o meno per molti altri oggetti.
Questo rende evidente come ciò che accadrà è il contrario di ciò che dicono i politici e compagnia brutta: i consumi si ridurranno anziché crescere, l'occupazione si ridurrà anziché crescere, e i soldi che gireranno saranno meno anziché di più: meno produzione, meno manodopera, meno costi, meno tutto.
Si chiama decrescita, o se preferisci decrescita intelligente, o decrescita felice.
» risultati d'insieme della trasformazione
1) consumo di energia abbattuto;
2) consumo di risorse abbattuto;
3) necessità di denaro (costo della vita) abbattuta;
4) necessità di lavoro abbattuta;
5) capitalismo puro finito, in favore di un assetto molto più sociale.
"Merda, non sono ancora felice..." |