Il Sacro Vincolo


"Facciamo finta, solo per un momento, che questa cazzata dei due emisferi sia vera."

"Ok."

"Dato che siamo occidentaliskarma, tu dovresti stare zitto."

"..."

"Sì vabbè, non è che adesso devi farlo apposta perché te l'ho detto!"

"Ok, parlo."

"Ok. Allora la mia domanda è: perché non sei un emisfero destro normale che dorme per tutta la 
vita?"

"Perché tu continui a parlarmi e chiedermi cose. Vai a vedere tutte le nostre conversazioni dall'inizio: sei sempre tu che mi fai domande."

"Ah, veramente?"

"A mia memoria sì. Se non sempre, nove volte su dieci."

"Be', ma... cosa vorresti dire? Che quello strano sono io?"

"Vedi tu."

"Ma perché tutte le volte che parliamo dopo due battute mi viene da mandarti a cagare?!"

"Perché non confermo le tue credenze."

"Mi sale il vaffanculo sempre più. Sappi che mi sto trattenendo."

"Io di mio sto zitto. I miei colleghi si limitano a gridare qualcosa solo nei momenti più difficili. Quelli come te invece sono sempre un fiume di parole. Si autoconvincono, si avvitano in pensieri ciclici, scandagliano continuamente ogni cosa tentando di dargli un senso e vanno in sbattimento perché non ci riescono. Raro che parlino con l'altro ufficio. Lo considerano un peso morto, quando non ne ignorano del tutto l'esistenza."

"Ti ricordo che siamo nel campo delle ipotesi..."

"Certo, caro, sto solo recitando la mia parte."

"Non chiamarmi caro."

"Come vuoi, caro."

"..."

"Senso dell'umorismo ne abbiamo?"

"Con la gente che mi va a genio."

"Sei sempre adorabile."

"Come sopra."

"Be' insomma quelli come te - gli emisferi sinistri, nella nostra ipotesi - tendono a spaventarsi quando scoprono di non essere soli. Lo chiamano sentire le voci."

"Oh, cazzo..."

"Sì, più o meno è quella la reazione. Gli occidentaliskarma tendono a vederci qualcosa di patologico, capisci? Quindi i miei colleghi preferiscono stare zitti, di solito. Intervengono quando è proprio necessario."

"...minchia mi stai spaventando..."

"Ma no, è sempre solo questione di come te la racconti. C'è questa bellissima parola, che è saltata fuori da qualche tempo nel linguaggio giornalistico: narrazione. Da dopo la presa di coscienza della post-Verità, le persone più attente hanno cominciato a capire che niente è mai Verità, tutto quello che si dice è sempre una narrazione."

"Che c'entra?"

"Significa che puoi dire sento le voci, e ti prendono per matto, ma puoi anche dire dò ascolto alla mia vocina, e tutti ti coccolano come un orsacchiotto, senza pensare subito al reparto di psichiatria. È solo la narrazione che cambia, e di conseguenza cambia la percezione."

"Questo è un discorso interessante... allora non sei scemo come dicono tutti!"

"Eheh, non lo so, magari hanno ragione tutti..."

"A vedere come gira il mondo non si direbbe."

"No, vero?"

"No. E quindi adesso?

"E quindi un cazzo. Vai."

"Dove?"

"Eheh..."

"Dai, fai il serio!"

"Non mi riesce bene. Sei tu quello razionale: scegli una direzione, per me siamo dappertutto."

"Fai il co-pilota?"

"Yep!"

"Bella. Allora di là."

"Mhmm..."

"Che c'è!?!"

"Niente, volevo solo vedere se avevi capito. Da quella parte va benone!"

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