Le uova di Coulomb


Essere un mammifero comporta una serie di cose che non ti toccano se fai le uova. Fa ridere, vero? Il pensiero di una donna che fa le uova e le cova ha, per qualche ragione, un che di ridicolo, stimola quel tipo di risatina che nasconde una vergogna.

Molte specie animali fanno le uova ed alcune accudiscono i piccoli dopo la schiusa, ma la stragrande maggioranza degli ovipari non vedrà mai i suoi piccoli, cioè nella sua realtà non esistono. I piccoli non sono per loro né il punto della questione né un obiettivo della vita personale.

Mettiamoci, ad esempio, nei panni di una mantide religiosa o di un salmone. Immaginiamo di essere nella sua mente, nella sua realtà.

Ci sei e fai cose, non sai bene come e quando tu sia iniziato. Quando sei appena nato non sai di essere un piccolo di qualche specie, è solo che ad un certo punto ti sei stufato di stare chiuso lì dentro e sei uscito. Fai quello che devi fare: cerchi da mangiare, quando ti spaventi scappi, e vai avanti così. Cresci (nella tua realtà è il mondo che diventa più piccolo) e ad un certo punto può esserci quella fase in cui hai quella gran voglia; a seconda del tuo sesso e della tua specie puoi voler fiocinare una femmina oppure ti ritrovi dei maschi attorno che vogliono fiocinarti; comunque poi arriva il momento di depositare le uova, e sai che è dannatamente importante sistemarle bene: ci sono posti che ti ispirano e posti che proprio no, o cose così. Quelle uova sono il tuo tesssoro, ma non sai perché, sono fiche e basta. E di solito a questo punto muori, ma magari no, a seconda della specie magari torni a fare le tue cose e dopo un po' ricomincia la tiritera.

Le specie che vivono questa realtà sono semplici, il loro corpo e i loro comportamenti istintivi sono perfetti così come sono per chiudere il cerchio della vita, e nemmeno lo sanno che stanno chiudendo il cerchio della vita. Ogni individuo si ritrova in gioco, fa solo quello che gli viene, e poi muore, senza avere la minima idea di quello che fa, e così il gioco va avanti.

Questo perché la vita - nel senso di biologia - è iniziata così sulla Terra: molecole auto-replicanti, che si complicano, si organizzano, etc. Potremmo descriverla come quella parte dei fenomeni fisici che hanno la caratteristica di sfruttare un flusso di energia per copiarsi continuamente, e che nel competere, divorarsi a vicenda e collaborare tra loro si diversificano e si complicano sempre di più. Sono fenomeni fisici un po' come i cristalli ma enormemente più complessi e interessanti!

Infatti, negli animali ovipari più complessi, ci possono essere fasi di istruzione della prole, cioè i piccoli non nascono con tutto il corredo comportamentale già installato, ma una parte delle cose che gli servono devono essergli insegnate dagli adulti, in quella fase chiamata cure parentali. Questo è un principio di cultura, cioè un set di informazioni di vario genere che devono essere apprese per imitazione nelle prime fasi della vita, prima che i genitori perdano interesse e il piccolo debba iniziare a cavarsela da solo. Per poter apprendere comportamenti non istintivi i piccoli sono dotati di un sistema nervoso speciale, più grande e complicato.

Continuando a salire nella complessità arriviamo ai mammiferi, la categoria animale più recente, che addirittura partorisce figli vivi con un sistema nervoso molto complesso e che devono apprendere molto dai genitori.

Un sistema nervoso complesso è uno strumento potente perché conferisce un certo grado di adattabilità comportamentale all'individuo, così, se mutano le condizioni ambientali, questo può adattarsi anziché morire come gli animali più semplici, che hanno solo comportamenti programmati. E chiaramente maggiore è la potenza di calcolo, maggiore l'adattabilità, quindi le probabilità di sopravvivenza.

Ma c'è un limite superiore a questa complessità: la filosofia.

Non si sente parlare di esistenzialismo tra le mantidi, loro fanno le loro cose e depositano le loro uova come dei robot; se parlassi con una mantide - devi metterti al sicuro perché quella mangia tutto ciò che si muove - scopriresti che è una fondamentalista del mantidismo, cioè lei farà quello che le viene da fare caschi il mondo, non ci sono cazzi ti direbbe, appena prima di mangiarti la faccia.

Ma se hai un sistema nervoso abbastanza complesso può darsi che, mentre sei intento a progettare un nuovo tipo di missile intelligente che può far piovere sui tuoi simili dall'altra parte del mondo una rosa di piccole testate nucleari, all'improvviso ti chiedi che senso abbia. Non prenderlo per un discorso pacifista, puoi farti la stessa domanda anche al 19esimo anno di passaggi di prodotti sullo scanner per codici a barre.

La possibilità che tu ti ponga quella domanda è un effetto collaterale dell'avere un sistema nervoso complesso, e persone diverse ti darebbero risposte diverse se tu la pronunciassi ad alta voce. Qualcuno ti darebbe del filosofo, qualcuno ti prescriverebbe una pillolina rincoglionente, ma il punto è che hai toccato il soffitto dell'evoluzione biologica:

Ma checcazzo sto facendo e perché?

Nel momento in cui un individuo, uno di questi fenomeni fisici auto-replicanti, ha raggiunto quel grado di libertà per cui può comprendere quel che succede, rifletterci e scegliere, l'evoluzione è finita, o almeno ha raggiunto un vicolo cieco, un punto morto. Iniziano l'esistenzialismo e il nichilismo, accanto alla retorica e alle nevrosi: se sei in grado di mettere in discussione il senso della vita, non importa più se sei di quelli che tentano di affermarlo o di quelli che scuotono la testa: sei arrivato al capolinea. È il paradosso di Fermi. È la ragione per cui non troviamo in tutto l'Universo una sola trasmissione radio o un solo segnale di qualsiasi tipo della presenza di altre civiltà: non esistono, perché non possono esistere.

Non possono esistere perché se fossero in grado di comunicare o raggiungerci sarebbero molto intelligenti, ma se sono molto intelligenti capiscono il gioco e cessano di esistere; le due cose - esistenza e intelligenza - non possono stare a lungo l'una in presenza dell'altra. Quando capisci il gioco, vuoi uscirne.

In quest'ottica potrebbe anche capitare di intercettare un segnale da qualche sistema planetario lontano, magari qualcosa di idiota tipo quello che potremmo dire noi:

"Ehi, ciao! Siamo noi e siamo qui! Come va laggiù? C'è oro?"

...ma sarebbe un evento molto più raro di una supernova, e dovremmo beccarli proprio in quella brevissima finestra temporale prima dell'estinzione o dell'imbarbarimento, per cui il solo tempo di viaggio del segnale eccederebbe la durata della civiltà che l'ha emesso. Nel nostro caso, ad esempio, abbiamo fatto forse appena in tempo a lanciare qualche rottame in giro e inviare qualche segnale, e stiamo già riscivolando giù verso l'esistenza animale, l'avventura è agli sgoccioli.

Come dice il mio amico Terence:
"La realtà è la punta di un iceberg di irrazionalità su cui ci siamo issati per guardarci attorno mentre riprendiamo fiato, prima di riscivolare nel mare dell'irreale."






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