Onde di decadenza (e altri pensieri da toilette)




Che cosa c'è di meglio che iniziare la settimana con la constatazione di vivere in una fase di decadenza della Civiltà? Per chi vive giusto un centimetro al di là della superficie dello ZeitGeist è un tema fin troppo vecchio, che rasenta la scontatezza. Ma ieri, in una conversazione tra amici (di quelli con cui si può parlare), ne sono emersi degli aspetti e dei collegamenti interessanti, che vale la pena di riassumere qui, tanto per fornirne una visione un po' più ampia e anche per collegarlo ai temi del precedente [io] vs Ego.

Tutto parte dal ricordo della dignità e dello scrupolo della classe operaia di 50 anni fa, da parte di un non più giovanissimo membro della comitiva (si può dire membro?) raffrontati al generale odierno atteggiamento di avere diritto a tutto a fronte di una dedizione pressoché nulla.

Cito ad esempio il caso di un amico intorno alla 30ina che, se da un lato non aveva mai messo in discussione il suo progetto di vita (un originalissimo casa » matrimonio » figli) dall'altro non riusciva a capacitarsi della necessità di lavorare per ottenere queste cose così elementari (ovvie, scontate) nella vita di una PersonaNormale™.




Ho impiegato anni di pacifiche conversazioni per mostrargli piano piano una serie di collegamenti per cui è inevitabile che per costruire qualcosa ci voglia un certo lavoro - o impegno, o sbattimento. La più grande difficoltà era superare il suo punto di vista, perché era condiviso da tutti i suoi coetanei mentre io ero quello strano, mi chiamava - e mi chiama tutt'ora, affettuosamente - il Pazzo.

Pazzo perché non faccio/dico quello che fanno/dicono tutti gli altri, ma per lo meno gli ho mostrato come la vita non sia un binario su cui procedere in automatico, a spinta, per solo diritto di nascita. È un po' più complicato di così.

Proseguendo nel flusso della conversazione presto arriviamo all'osservazione che la classe operaia di un tempo proveniva per lo più dalla campagna e dalla Grande Guerra; la vita di campagna a contatto con la Natura ti insegna molto su come funziona la vita, e anche la guerra ha un poderoso effetto potenziante sulla consapevolezza: meglio dello Yoga, meglio della mindfulness, forse meglio perfino della psilocibina stessa! La guerra ti sveglia alla realtà.

Così rievochiamo questo semplice schema, che proprio perché semplice risulta molto chiarificatore:




E qui già vediamo come possano generarsi delle onde di rinascimento e decadenza attraverso i cicli delle generazioni. Ci sono diverse teorie, in diverse culture, di questi cicli; relativamente noti i 4 Yuga dell'induismo, mentre altre vedono cicli legati a riferimenti astronomici - quindi su scala di millenni - ed altri ancora vedono nella Storia cicli di appena 70 anni, che appaiono più legati alle generazioni e alla memoria.

Il tema della memoria mi pare particolarmente interessante, perché ciò che può in concreto rendere una civiltà decadente è la perdita di un riferimento chiaro alla realtà tangibile che - proprio perché tangibile - è l'unica presa in considerazione dalla Scienza; e se questo può essere un atteggiamento limitante di fronte al mistero dell'esistenza, dall'altro denota comunque una certa saggezza - dove per saggezza si indica una proprietà anti-delirio.

Ecco che, parlando di delirio culturale e realtà tangibile, spunta il collegamento al precedente [io] vs Ego. La realtà tangibile che viene smarrita nella sfera della consapevolezza è la Realtà Naturale, non solo e non tanto in riferimento alla Fisica, ma molto più direttamente alla meccanica della Vita: i bisogni, la lotta, la magia e l'orrore.




In effetti si potrebbe definire la Cultura come il tentativo di creare una Realtà Virtuale in cui sia attutita e idealmente dissipata la più cruda Realtà Naturale. Se inizialmente è composta di quegli strumenti che servono a regolare i rapporti tra gli uomini, a tendere - e con la perdita della memoria - si rivela efficace nel tentativo di cancellare la Realtà Naturale.

Le fasi di massima decadenza delle civiltà
corrispondono
alle fasi di massima amnesia della Realtà Naturale.

Sempre ieri, durante la conversazione e in seguito ad una visita alla toilette, emerge uno dei segnali di questa meccanica. Accanto alla tazza e durante la scrollatina anti-sgocciolamento, mi cade l'occhio sulla copertina di un libro poggiato lì a fianco:




Chiamare "momenti vuoti" quelli che passi in stretta collaborazione con la tazza può apparire un segnale innocente, un fatto di poco conto, ma non lo è. Innanzitutto questi sono tra i momenti più piacevoli della vita, come tutti quelli in cui qualcosa entra o esce dal tuo corpo; ma volendo essere più ficcanti si potrebbe chiedere: perché sarebbero vuoti? Che cosa c'è in tutti gli altri momenti che invece qui non può figurare?

Questa idea di vuoto per indicare qualcosa che non è affatto vuoto - ma al massimo svuotamento - si collega alla censura che noi operiamo sulle nostre funzioni corporali, in particolare legate alle feci, uno dei 3 àmbiti in cui avviene la genesi della volgarità: gli escrementi, la genitalità e il sacro.

Non è volgare la pizza, ma lo è la merda in cui la pizza inevitabilmente si trasforma, e di conseguenza lo sono anche il culo che la produce e il cesso in cui finisce - un Buco Nero, guarda caso.




Quando viaggiamo attraverso i grattacieli o i palazzi storici ci gonfiamo il petto d'orgoglio, ma appena usciamo dalla città ed entriamo nella campagna già ci pare di essere entrati in una sorta di vuoto, e quando spariscono dalla vista anche le fattorie diciamo: una strada in mezzo al Nulla.

Realtà Naturale e Nulla si equivalgono, nel delirio culturale.

Cioè la Realtà Virtuale della Cultura ha interamente sostituito la Realtà Naturale, che viene sublimata ed isolata nel Sacro. La Cultura non vuole più vedere la Realtà Naturale, per questo comincia a cancellare anche le parole e i momenti della vita che la richiamano. Tenta di elevarsi, di staccarsi dalla Terra, cominciamo a negare di essere animali, ci appallottoliamo in posizione fetale in un utero di tecnologia e intrattenimento, diventiamo aggressivi per il terrore quando qualcuno ce la ricorda: questa è l'amnesia fondamentale che rende la Cultura un delirio.




Noi non stiamo distruggendo la Natura accidentalmente, come epifenomeno dell'avidità. Noi vogliamo distruggerla. Non a livello cosciente, ma a livello inconscio. È per questo che ci estingueremo: il nostro pensiero è andato talmente avanti nel sognare, che ormai rifiutiamo di continuare ad esistere come animali, ma non avendo il coraggio di estinguerci in silenzio, lo faremo distruggendo l'intero pianeta.





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