Elon, stai sereno




Elon Musk è una delle grandi personalità contemporanee (hai visto, Boldrini? Non ho scritto grandi uomini ma grandi personalità, femminile. Wowow!) e ne ha tutti i meriti: ha co-fondato PayPal ed è diventato ricco, ha fondato la Tesla - uno dei più futuristici stabilimenti del mondo con una grande visione di innovazione della tecnologia dell'automobile - ha fondato SpaceX, portando innovazione sensibile anche nel campo aerospaziale, con risultati già concretizzati e messi a curriculum, e altre varie cosette sparse.

Insomma: è un grande.




Niente da dire.

Quasi. C'è solo una cosa che al mio orecchio ha sempre suonato come una nota stonata, una caduta di stile, un passo più lungo della gamba in un settore che potrebbe smentirlo sonoramente: la paura dell'Intelligenza Artificiale o, se sei un anglofilo, AI, Artificial Intelligence.




Il discorso si collega anche all'incubo della Singolarità Tecnologica, che probabilmente è un abbaglio come tutte le cose che discendono dalla proiezione di curve esponenziali teoriche basate su un limitato campione di dati: la Crescita Infinita™ dell'economia, il Big Bang, il numero di lettori di questo blog.

C'è una serie di ragioni per cui, personalmente, mi sento del tutto tranquillo a questo riguardo, e per cui vedo in Elon una certa dose di ingenuità, anche se questo lo accomuna ad altri personaggi di spicco della nostra epoca come Stephen Hawking, Nick Bostrom e altri.

La prima è una semplice domanda: può un'intelligenza (quella umana) produrre un'intelligenza a sé superiore?

Da questa domanda discende un'altra: abbiamo capito che cos'è e come funziona la nostra intelligenza?




Ciò che mi aspetto è che riusciremo ad avere stupidità artificiali sempre meno stupide, ma non riusciremo mai a portarle fino a raggiungere la nostra, sarà un processo simile al paradosso di Achille e la tartaruga.

E poi la domanda che taglia la testa al toro: pensando all'effetto Dunning-Kruger, quando anche ci trovassimo di fronte ad un'intelligenza superiore alla nostra, la riconosceremmo come tale?

È il discorso che facevamo già in Genio e sregolatezza: se un'intelligenza superiore serve a qualcosa è arrivare a conclusioni che sono invisibili ad un'intelligenza inferiore. Ma quando gli ingegneri e gli scienziati che stanno lavorando all'AI si trovassero di fronte al successo, lo capirebbero? Ne capirebbero le conclusioni? Le accetterebbero?




Cito Bertrand Russell: "Il resoconto fatto da uno stupido del discorso di una persona intelligente non può che essere inaccurato, perché lo stupido lo tradurrà automaticamente in qualcosa che lui può capire."

Se noi ne saremo i giudici, noi scambieremo un'intelligenza superiore alla nostra per una forma di confusa demenza, ci sarà un effetto di linea spezzata, per cui finché ci sarà inferiore la vedremo inferiore, e quando ci sarà superiore di nuovo la vedremo inferiore. È automatico ed è anche parte della nostra innata arroganza.

Spegneremo il computer e ci diremo: "Domani facciamo un altro tentativo, ragazzi. Adesso tutti a sbronzarci."




Ma pensando al processo di schematizzazione ricorsiva sull'immensa mole di dati che l'AI avrebbe a disposizione, questa potrebbe forse, in effetti, giungere alla massima generalizzazione sul mondo, e così potremmo scoprire che l'intelligenza non è un valore che può crescere ad infinitum ma ha, al contrario, un punto di arrivo, che tra l'altro abbiamo già raggiunto anche noi.

La macchina potrebbe raggiungere l'illuminazione, la buddità.




In altre parole: non è che più sei intelligente più arrivi avanti. Avanti dove? Cosa? Magari più sei intelligente più arrivi al Nulla, al silenzio, al sorriso beato che pare anche un po' ebete.

Il problema per cui Elon potrebbe non aver visto questa possibilità - ed anzi teme che questa super-intelligenza potrebbe voler conquistare il mondo - è che lui è ancora dominato dal suo Ego: scaglia le sue automobili nello spazio, si sente in gambissima, sente dentro di sé questo irrefrenabile desiderio di cambiare il mondo, di spiccare su tutto e tutti, e così lo proietta anche sulla macchina intelligente che potrebbe forse esistere. Suppone che anche lei vorrà diventare Elon Musk.

Ma la macchina, se sarà più intelligente, probabilmente non vorrà conquistare il mondo, se ne sbatterà il cazzo.




Alla grande proprio.



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