Perché perseverare nell'errore è diabolico




Così, su due piedi, mi vengono in mente 3 situazioni in cui parliamo di errore:

1) errore logico-matematico, come 1 + 1 = 17.392, che ha a che fare con la Verità;

2) errore strategico, come quando una sequenza di scelte e azioni non conduce al risultato sperato ma anzi ad un danno in qualche forma. Questo ha a che fare coi risultati conseguenti ai metodi adottati;

3) errore morale, come quando decidi di non riprodurti e metà della gente strabuzza gli occhi e urla perché vede messi in discussione il proprio valore e il proprio futuro.

Di questi, solo i primi 2 hanno un senso; il terzo è un prodotto della dimensione sociale e quindi non esiste, così come non esiste la società ma solo insiemi di individui - unità di scelta e azione - che interagiscono per loro convenienza.

Dei primi 2, è il secondo, l'errore strategico, quello a cui si riferisce il detto nel titolo. Ma perché diabolico?




La spiegazione della diabolicità emerge dalla distinzione tra errore utile ed errore inutile. La prima frase del detto recita che errare è umano, cioè succede, perché in fondo siamo tutti al mondo per la prima volta. Essendo al mondo per la prima volta non sappiamo molte cose e quindi è molto facile che sbagliamo, ma quale sarebbe la differenza nell'essere al mondo per la decima volta?

L'esperienza.

Ma come può l'esperienza aiutarci a non sbagliare di nuovo allo stesso modo?

L'apprendimento.




Così un errore è utile quando, dopo averlo commesso, i risultati dell'errore ci hanno spinti ad analizzare il modo in cui abbiamo sbagliato, e questa analisi ci ha condotti ad un cambiamento, così che la prossima volta in cui si presenterà la medesima situazione noi agiremo in modo diverso, cioè abbiamo modificato i nostri metodi. E non sono solo i metodi a cambiare, ma anche il modo in cui guardiamo alle cose, perché se i metodi precedenti hanno fallito, è probabilmente perché quei metodi presupponevano di applicarsi ad un certo scenario con certi meccanismi, hanno quindi a che fare con la visione della realtà, cioè qualcosa che emana dalla Verità.

L'errore è invece inutile quando non produce cambiamento in alcuna forma: non cambio io, non cambia il modo in cui vedo le cose, e quindi non cambio metodi. Cioè io ho ragione, perciò se i metodi hanno fallito è colpa di qualcun altro o qualcos'altro. Quindi mi arrabbio e comincio ad odiare qualcuno e/o qualcosa, che accuso di aver sbagliato, di essere stato scorretto nei miei confronti.




Questa è la ragione per cui perseverare nell'errore è diabolico, infatti il Diavolo è colui che divide, e divide accusando. Possiamo approfondire meglio il legame tra Diavolo e accusa in questa pagina di sicura attendibilità - perché appartiene alla concorrenza:




Hai visto quindi come il vero punto di biforcazione tra errori utili ed inutili è quell'aver ragione che impedisce il cambiamento, si tratta quindi di superbia, e se ne vede allora il legame con l'ira e, per ricaduta, con l'odio.

Nel primo caso si sceglie di constatare che c'era qualcosa di sbagliato da qualche parte e di analizzare meglio le dinamiche delle cose, quindi di apprendere e modificare le strategie, basandosi sulla supposizione che il mondo in sé è neutro e fatto di dinamiche sue che vanno comprese. Nel secondo caso si preferisce concentrarsi con sentimenti negativi su qualcuno o qualcosa là fuori.

Pensa al panorama delle persone di cui hai visto un po' di vita, e probabilmente riconoscerai lo schema: ci saranno individui che sbagliano con insistenza allo stesso modo, e vedrai che sono superbi, irosi e molto focalizzati sulle ingiustizie di cui si sentono vittime da parte del mondo esterno. Lo stesso meccanismo vale anche quando queste persone si coalizzano in organizzazioni, tenute insieme dal comune risentimento, e tramano quindi per distruggere chi e ciò che ritengono il Male là fuori che le ha colpite gratuitamente nella vita.




Se sviluppi la sensibilità a questo particolare quadro ne riconosci i portatori a prima vista, dallo sguardo. Come aneddoto, ricordo diversi anni fa quando stavo giocando online ad un videogame tra i miei preferiti, in cui ci si sfidava a duello a suon di missili e raggi laser in un'arena, mentre i giocatori in attesa guardavano il combattimento e commentavano; mi è capitato di giocare contro qualcuno - suppongo un ragazzino - che ho disintegrato rapidamente, uccidendolo 10 volte di fila in un paio di minuti.

Poteva inchinarsi alla mia esperienza, invece mi ha digitato "cheater!!!" (baro!!!) ed è sparito.

Questo atteggiamento non gli sarà molto utile nella vita. Gli converrà, ad un certo punto, adoperarsi per la redistribuzione, perché, come sappiamo, la realtà è che siamo tutti uguali, di conseguenza se uno sembra migliore di te è sicuramente perché ruba.

Giusto?







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