Depressione post-parto


Oggi, tornando in treno da una fiera con un paio di amiche, si parlava dei rapporti di coppia. Dato fondamentale: le due ragazze sono appena oltre i 30.



Scena: treno affollato, 2,5 ore di viaggio, noi siamo distribuiti a macchia di leopardo a cavallo del corridoio centrale del vagone in mezzo ad altri viaggiatori, così che la nostra conversazione viene di fatto ascoltata da tutti i nostri vicini, che educatamente fingono di dormire o di non sentire nulla, ma sentono e seguono attentamente. 

Le due ragazze, ovviamente, e soprattutto in virtù della loro età, quella in cui l'orologio biologico ticchetta così forte che non riescono più a sentire altro, difendono a spada tratta il Modello Classico di coppia (d'ora in poi lo chiamerò semplicemente "Modello Classico"), con tutte le sue regole non scritte, con tutto il carico di piccoli stratagemmi ed auto-inganni che - sperano - gli permetteranno di superare indenni la fine naturale della relazione, con tutte le speranze riposte nell'uomo che verrà o, a seconda dei casi, nell'Uomo Nuovo che grazie al cielo si conosce abbastanza poco da potersi ancora permettere di supporre l'ideale dove manca l'esperienza.

Attraversiamo diversi argomenti. Una delle due in realtà è amica da poche ore, quindi ancora non immagina con chi abbia a che fare, ma comincia a scoprirlo rapidamente.







Lei è neo-fidanzata, 3 mesi di relazione, entusiasmo appalla, occhi a cuore e tante illusioni. Comincio con la rivelazione del ciclo dell'ossitocina, la ragione per la quale, nella vita di molti, le relazioni importanti durano mediamente fino ad un massimo di 4 anni, finché non si raggiunge l'età critica in cui ci si inguaia sul serio. Le consiglio scherzosamente di incastrare il ragazzo entro 2-3 anni, non di più, così che faccia in tempo a rimanere incinta e chiudere la relazione con una bella buonuscita per il mantenimento del cucciolo. Lei non crede che le cose stiano come le sto raccontando, crede al contrario che quando verrà a mancare la voglia si potrà supplire con la ragione, condizionarsi a riaccendere la fiamma spenta, che si potrà procedere con la sola forza di volontà; ignora che giunti a quel punto saranno tutti e due desiderosi di vivere ancora, di essere felici ancora. Certo, per rompere la relazione a quel punto, un cucciolo di mezzo è un bel freno prima e un bel grattacapo poi, ma come accade per i terremoti e i vulcani, la tensione verso la Natura e la Vita, che si accumula nel tempo, non fa che crescere e prima o poi causa il disastro.

Proseguiamo parlando di fedeltà, esclusività e possesso, di ricatti considerati leciti ("se vai con un'altra tra noi è finita") e illeciti ("o vieni a vivere con me o tra noi è finita"), e così via. E' chiaro che ci stiamo parlando dalla distanza di un sedile, ma contemporaneamente da universi paralleli; le spiego che tutti i dogmi che lei pone sottintesi alla base delle sue argomentazioni per me sono inesistenti: ho semplicemente fatto un pacco con ogni cosa che riguardi la normativa-non-scritta dei rapporti uomo-donna e l'ho scaraventato nelle viscere del Monte Fato. Resta solo la Natura, resta solo solo la Libertà di essere quello che sono e di fare quello che desidero, di momento in momento, nei limiti della non-violazione d'altri e della lealtà personale. Qui però va fatta una precisazione: nella cultura tradizionale o Modello Classico, abitualmente si considerano violazioni dell'altro anche cose che non lo sono affatto, come ad esempio l'accoppiarsi occasionalmente con altre persone. Chiaramente questa attività rientra nella libertà personale di chi si accoppia e non lede in alcun modo l'altro; è anzi una gravissima violazione il tentativo da parte di uno dei due di castrare (possedere, dominare, ditelo come vi pare) l'altro impedendogli di fare ciò che desidera, quando lo desidera.








È a questo punto che finalmente la conversazione arriva al dunque, alla Programmazione Culturale: nasciamo innocenti, vergini e liberi da ogni punto di vista, con potenzialità immense. Durante la crescita, vedendo e ascoltando il mondo intorno e subendone l'educazione, dentro di noi si forma una struttura di vincoli tale per cui in apparenza non rimane scelta reale: la via è tracciata, ben chiara, è come un film visto e rivisto milioni di volte, col suo bravo copione già scritto; bisogna solo scegliere momento e partner connivente, e buttarsi nella recita. La sequenza è nota a tutti:

1) trova un lavoro;
2) trova un partner;
3) compra casa e arredala (possibilmente indebitandoti a vita);
4) sposati;
5) fai uno o più cuccioli.
6) vivi per sempre felice e contento nella tua Famiglia.

Questo è il Modello Classico, che tutti conosciamo e che come sappiamo sta crollando miseramente proprio in questi anni: le statistiche ISTAT mostrano che, mentre il numero di matrimoni cala senza interruzione da 40 anni, e accelera nel calare, il numero di separazioni e divorzi aumenta costantemente ed esponenzialmente, al punto che nel 2010 (anno in cui terminano i dati disponibili), a fronte di 210.000 nuovi matrimoni, ci sono stati 100.000 divorzi, e le due curve si stanno incrociando, tanto che probabilmente già l'anno scorso dev'essere avvenuto il sorpasso, cioè i divorzi sono stati più dei matrimoni. Si fanno molte considerazioni insipide, tendenziose e codarde sulla questione, ma i dati rivelano chiaramente un cambiamento in atto, una transizione storica, sociale e culturale da una situazione ad una nuova, che proprio in questi anni si realizza completamente e che avrà uno strascico nei prossimi decenni, in cui resteranno pochi tradizionalisti a inscenare ciò che sarà considerato poco più che folklore: l'abito bianco (simbolo di purezza, verginità!), le foto in posa alla Via col vento, il lancio del bouquet - un anatema che trova sempre meno aspiranti all'intercettazione, e così via.









Un grande problema è il fatto che, mentre diventa chiaro che non è più il caso di infilarsi in quella trafila, restano comunque nelle nostre menti i ruderi culturali di ciò che in precedenza era il Modello Classico, per cui manteniamo dei comportamenti e consideriamo ancora acriticamente sensate molte delle regole-non-scritte che gli davano forma. Inoltre, essendo la nostra struttura sociale e normativa ancora ferma al Modello Classico, non esiste nulla che possa garantire e supportare una via alternativa, e ciò che accade di fatto è che - ad esempio - rischiamo l'estinzione: in Italia abbiamo un tasso demografico pari a 1,3, cioè mediamente 1,3 figli per donna, quando il tasso demografico di mantenimento, cioè la quantità di figli per donna che garantisce almeno il mantenimento della popolazione, è il 2,1. Le ragioni sono molte e le principali sono ben chiare, ma le tratterò più avanti.

L'aspetto che qui mi interessava mettere in luce è un altro, cioè il fatto che legate al Modello Classico sono rimaste prevalentemente le donne, per varie ragioni e tra queste il fatto che il cucciolo in ultima analisi pesa addosso a loro nei primi anni, e per questo hanno bisogno di aiuto. In Natura questo aiuto verrebbe dalle loro pari e dagli anziani, ma nel Modello Classico portato ai tempi moderni in cui, per inseguire la Crescita Economica, perversa divinità finanziaria, abbiamo polverizzato la società in micro-unità di due persone, che si ammazzano di lavoro isolate da tutto e tutti, questo peso ricade ampiamente sul marito.








Raggiunta quindi una certa età, in molte donne il ticchettio dell'orologio biologico diviene assordante, la loro Programmazione Culturale diviene una compulsione ad attivare il Modello Classico, per cui cercano ossessivamente un uomo, un attore per la parte, una vittima sacrificale, necessaria per passare alla tappa successiva, nella corsa contro il tempo per arrivare al parto che porrà fine alla loro scalata alla realizzazione, permettendo loro - secondo l'illusione culturale - di raggiungere finalmente la felicità o di risolvere il senso di inadeguatezza/disapprovazione sociale percepita mano a mano che aumenta la distanza dal Modello. In effetti ciò di cui parliamo è la rimozione di un disagio, che in alcuni casi si presenta sotto forma di ferrea convinzione del Modello Classico, una energica difesa di dogmi che nei fatti sono solo una rigidissima limitazione delle potenzialità della sfortunata, e una vera minaccia per l'ingenuo malcapitato che dovesse trovarsi nel mirino.

Ciò che accade poi è che, bruciate tutte le tappe (vissute come dei doveri, e non per raggiungere uno stato desiderato) ci si ritrova con una vita trasformata, e solo allora si aprono gli occhi: l'istante del compimento, del taglio del traguardo, lascia finalmente liberi dalle compulsioni, ma - ahimè - in una nuova condizione dalla quale non ci sono più vie d'uscita semplici; placate le urla della Programmazione Culturale, raggiunta finalmente la libertà, si scopre che questa è stata cancellata dalla nuova condizione, della quale si prende coscienza solo in quel momento, 9 mesi troppo tardi, e da quel momento non restano che le magre consolazioni nella forma di filosofia da fast-food sulla magia della vita da genitori nel Modello Classico. In quel terribile momento di illuminazione si realizza di colpo che non si è mai state innamorate di quell'uomo a cui ci si è legate, o che comunque il bello era finito da tempo, che l'ondata di gioia e realizzazione che ci si aspettava da quella Terra Promessa culturale semplicemente non esiste, che molte delle cose belle che ci si aspettavano veramente dalla vita finiscono in quel momento, e da lì in avanti ci saranno pianti e pannolini, e si vivrà come cani alla catena, dentro una gabbia.

Questa triste situazione è comunemente definita "depressione post-parto", è considerata un fatto fisiologico/genetico e trattata con farmaci.







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