Qui e ora, nell'emisfero destro




Giornata di Pasquetta, crepuscolo. La mattinata è stata piovigginosa, il cielo è ancora coperto ed ora, mezz'ora prima del buio, le strade sono deserte; in compenso la pioggia ha fornito un'ulteriore spinta al rigoglio primaverile e l'erba trabocca da ogni aiuola, erompe alta e variegata da ogni crepa del cemento e dell'asfalto, ed è ricchissima nel parco vicino a casa che amo frequentare a qualsiasi orario.

Un singolo motorino di passaggio rivela come un piccolo quantitativo di carburante fossile combusto possa cancellare dalla percezione in modo persistente l'aroma vegetale che riempie l'aria, ma poco più avanti e lontano da quella scia tossica il profumo delle piante torna a mostrare le sue sfumature cangianti, e il pensiero va alla somiglianza tra questa sensazione olfattiva e la sensazione uditiva della musicalità, dell'armonia.

L'atmosfera generale, tra luce, cielo, colori e odori ha qualcosa che ricorda l'Inghilterra, l'Irlanda, la Nuova Zelanda.

Ci sono tutto immerso, e realizzo che solo qualche anno fa non ero in grado di essere così presente a queste sensazioni ed atmosfere, anche da ragazzino mi apparivano a flash di un istante, ed erano caricate di una profonda nostalgia. Curioso, vero? Al tempo non capivo bene che cosa fossero questi flash, le chiamavo semplicemente "sensazioni" ed erano un mio segreto mistero. A dispetto del mio rigido razionalismo scientista di allora, ammetto di aver addirittura contemplato l'ipotesi che si trattasse di ricordi di una qualche esistenza precedente, ma successivamente ho capito che questo era vero solo in senso figurato: l'esistenza precedente in realtà era l'infanzia, un'era che precedeva la chiusura della cupola razionale che è venuta negli anni seguenti e che consiste nel vivere proiettato nelle astrazioni che chiamiamo passato e futuro, io e dovere, etc. Queste sensazioni erano occasionali spiragli che si aprivano per un momento in quella cupola grigia e digitale che era diventata la mia percezione del mondo e della vita.

"Che brutta cosa!" starai pensando. Concordo. Ma al tempo non lo capivo, e tutto il percorso fatto da allora mi ha insegnato moltissime cose; la ragione per cui le sto raccontando qui è che forse queste potrebbero tornare utili a qualcun altro, ammesso che ci siano in giro altri matti del mio calibro!


"Non sono matto, è solo che la mia realtà è diversa dalla tua."


Dico matto ma non lo penso, non io. Altri probabilmente sì e la ragione è che non ci si aspetta di vedere qualcuno continuare a scartare di qua e di là nella vita, ma a me piace così e per di più questo in buona parte è involontario; diciamo che improvviso: quando cambia la luce e vedo cose diverse sulla mia strada, ricalcolo il percorso, perché al di là di tutto la vita è una ed è questa, è la mia occasione di fare esperienza del reale (ammesso che sia reale, e qualunque cosa sia) e finché sono in cabina di comando sto nel mio gioco e cerco di trarne il meglio, cosa per cui è utile saperne il più possibile e mantenere la mente aperta.

Dicevo quindi che sto passeggiando nel parchetto evitando ad ogni passo di calpestare una delle centinaia di lumachine senza guscio di ogni dimensione che sono spuntate dall'erba per godersi la terra umida, e sono tutto dentro alla sensazione, la percezione della presenza della realtà immediata; respiro quell'aria che è come musica, e ci resto calato assaporando ogni goccia di quelle sensazioni, che - per inciso - sono per me tra le cose più belle che si possano vivere.

Questo stato mentale oggi è stabile, cioè lo spiraglio nella cupola è spalancato ed è sotto il mio controllo, la calotta è aperta e immobile; non c'è più nostalgia né la sensazione che tutta l'intensità del momento possa sparire da un momento all'altro senza preavviso; questa costante pienezza mi avrebbe sorpreso e spaventato a 20 anni, perché al tempo queste sensazioni arrivavano solo per singoli istanti senza preavviso e vedevo questi flash di abbagliante ma spaventosa bellezza diventare sempre più rari.

Che cos'è tutta questa faccenda dei flash, delle sensazioni, della Cupola? Di che cosa sto parlando?

Immagino che per qualcuno possa essere arabo, o perché ha sempre avuto la Cupola chiusa, o sempre aperta, o sempre a metà; non sono nella testa delle persone quindi non lo so, racconto le mie esperienze e ciò che ho compreso nel tempo.


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Dalla neurologia apprendiamo che i due emisferi del cervello hanno funzioni molto diversificate - sintetizzate molto bene nell'immagine qui sopra - e per quanto ci interessa in questo momento l'aspetto più importante è il Tempo: mentre l'emisfero sinistro, che è quello più concettuale e astratto, vive perennemente tra passato e futuro, l'emisfero destro vive in un perenne presente senza nemmeno percepire distintamente la separazione concettuale tra e Resto_del_Mondo. In altre parole vive come un bambino, o come un animale semplice, e in questa dimensione vive sempre sereno e felice - se non ha un problema reale nell'immediato.

La ragione per cui oggi riesco a stare collegato e completamente dentro alle sensazioni del momento è che ho imparato a spegnere il pensiero razionale, discorsivo, proiettivo e rappresentativo, che è in pratica l'attività dell'emisfero sinistro del cervello, quello in cui risiedono le aree corticali deputate alla comprensione e all'emissione del linguaggio oltre alle capacità matematiche, logiche, di astrazione, di pianificazione, categorizzazione, e così via.

Il prezzo?

Non sono più certo di niente, non potrei vivere senza un'agenda e anche così dimentico metà delle scadenze, ho smantellato ogni cosa della visione del mondo tipica delle nostre parti perché ho capito che il grosso del problema sta proprio lì: nelle scadenze, nel tempo, nel futuro, nel passato, nelle strutture astratte in cui viviamo, nei doveri, nei giudizi che vi sono collegati, nelle auto-classificazioni, nei mille lacci e lacciuoli che ci legano mani e piedi.

Nell'Ego.
Nella Cultura.
In questo tipo di società.

Tutte queste cose sono una gigantesca costruzione logico-razionale, astratta, fatta di linguaggio, che impegna continuamente il nostro emisfero sinistro e ci fa vivere dentro di esso; ciò che la nostra Cultura Occidentale ha fatto è stato il legittimare questa metà del cervello gettando l'altra metà - e tutte le sue capacità e attività - nella spazzatura, nell'indegnità, nell'inutilità. Mediamente il nostro emisfero sinistro (sinistro in tutti i sensi) parla continuamente, è l'Imperatore della nostra Vita, è stato eletto Presidente della Verità.

Arte? Musica? Poesia? Lascia stare ragazzo, quello che ti serve è struttura, senso di realtà, disciplina; metti la testa a posto, programma e progetta, studia, trovati un lavoro, sposati, fai figli, costruisci, impegnati, competi, sii il migliore, affidati alle istituzioni, preoccupati del futuro, etc.

E la Cupola si chiude. Qualcun altro direbbe ...another brick in the Wall, "un altro mattone nel muro".




Cupola o Muro, credo siano sempre la stessa cosa, lo stesso argomento. E' curioso come certe cose che conosci da una vita, come il The Wall dei Pink Floyd, ti rivelino il loro vero messaggio solo quando ormai non ti serve più perché ci sei arrivato da solo.

La ragione per cui la nostra Cultura ha voluto spegnerci metà del cervello è che perché la società funzioni nel modo in cui vorrebbe funzionare servono umani fatti in un certo modo, per far girare l'economia, per avere servizi efficienti, professionisti preparati, etc; ciò che non era previsto è che poi questo modo di essere generasse anche altro, e che nascessero l'ossessione del controllo, la depressione causata dal passato e dal soffocamento di emozione e passione, l'ansia per il futuro e per il sovraccarico neurologico sbilanciato, la dittatura dell'Ego, le psicosi, le nevrosi e le loro somatizzazioni che si chiamano cancro, infarto, ictus. Guarda le statistiche di mortalità e lo vedrai chiaro: queste malattie sono picchi enormi; poi guarda il loro significato psicosomatico, pensa a questo discorso dello sbilanciamento tra gli emisferi e BINGO! Il quadro è coerente.


Johann Heinrich Füssli, L'incubo, 1781


La nostra Cultura viene da idee come quella esemplificata da Francisco Goya nel famoso dipinto a cui è ispirato quello qui sopra dal titolo: Il sonno della ragione genera mostri. Direi che con l'ultima fase storica abbiamo scoperto che anche il sonno della fantasia, della passione e dell'emozione genera mostri, che siamo noi. Potremmo sintetizzare con il dire che noi possiamo generare mostri, e dobbiamo imparare a non farlo e a vivere in maggiore equilibrio.

Al link qui sotto trovi il video e la traduzione in italiano del racconto di Jill Bolte Taylor, una neurologa che in conseguenza di un ictus ha subìto lo spegnimento dell'emisfero sinistro per diverso tempo e ha sperimentato il cambiamento nella percezione della realtà derivante dalla sola metà destra del cervello che lei descrive senza mezzi termini come Nirvana. Anche se non capisci l'inglese ti sarà ugualmente chiaro dalla sua espressività che cosa è accaduto in quel momento, comunque sotto c'è la traduzione:

» Jill Bolte Taylor e il suo viaggio nell'emisfero destro

Un altro esempio di quello che sto tentando di dire è nel buddismo. Siddharta Gautama detto il Buddha (l'Illuminato) era un discendente di una ricca famiglia indiana vissuto mezzo millennio prima di Cristo, e fu essenzialmente un filosofo. Pur senza conoscere nulla della struttura e delle funzioni del cervello, aveva raggiunto l'eliminazione del dolore dall'esistenza e la beatitudine comprendendo in essenza queste stesse cose, che si traducono nell'accettare che ogni cosa scorre secondo le proprie leggi, nasce, muta continuamente e muore, e pertanto bisogna distaccarsene e limitarsi all'osservazione e al godere del momento e della totale partecipazione ad esse; cioè, per dirla in altri termini, smetto di preoccuparmi di passato e futuro, quindi smetto di usare pensiero e pianificazione per ciò che non è l'immediato, e smetto di attaccarmi alle cose, alle persone e anche a me stesso come entità separata, indipendente e contrapposta al Resto_del_Mondo.




Va precisato - e ne approfitto qui - che per questa ragione il buddismo non è tecnicamente una religione ma una filosofia di vita; se assume i caratteri di religione è più che altro nel senso che diviene oggetto di culto. In Thailandia, in molti templi buddisti, ho visto fedeli pregare a mani giunte e occhi chiusi in modo molto simile a quello che vediamo qui da noi, e per quanta sia la mia simpatia per quel popolo e per il buddismo in generale, non posso non notare che queste persone hanno probabilmente travisato la sostanza del messaggio: pregare un'icona con devozione solitamente è un aggrapparsi ad un'entità più potente per ottenere aiuto e protezione per sé e i propri cari; in questo però il buddista ha perso di vista proprio i tre elementi fondamentali:
  1. Buddha era un uomo intelligente, non un dio onnipotente;
  2. se accetti lo scorrere delle cose non ti preoccupi e quindi non preghi;
  3. Buddha dice di non attaccarti a cose e persone se non vuoi soffrire, ma se preghi sei attaccato a qualcosa, quindi non ci siamo.
Poi mi danno del rompiscatole, però scusate, se c'è una logica nelle cose non è colpa mia! E' colpa del mio emisfero sinistro! ;)

Comunque questa è la questione dei due emisferi del cervello e del vivere nel qui e ora, e si vede anche come si connetta a molte altre cose. Per l'esattezza si intravede un esempio di come tutto sia interconnesso, dalla Cultura Occidentale al Nirvana, dalla Neurologia al Buddha, dal Razionalismo ai Pink Floyd.

Immagino che la virtù stia nel mezzo, nell'equilibrio tra i due emisferi e quindi le due dimensioni, sarà che in questa fase della vita sto costruendo la migliore sintesi che mi riesca del lavoro dei due emisferi in parallelo, e per il momento vado dove la strada ha un buon profumo anche se non so esattamente dove conduca, e non mi preoccupo.

Tra qualche tempo tireremo delle somme.
Ma magari anche no - risponde l'emisfero destro - staremo semplicemente a guardare che succede ;)





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