Fifa blu


» realtà differenti

Come i miei lettori sanno, una delle mie parole preferite è "realtà", la uso, la rigiro e ci gioco un sacco; la ragione di questo è che non si parla mai abbastanza di ciò che sta dietro alla parola, cioè un concetto, che a sua volta incapsula qualcosa, e quel qualcosa è quanto di più sconosciuto, elusivo e cangiante si possa immaginare; di questo una persona può non rendersi conto solo finché sta nelle righe che gli hanno tracciato attorno fin da bambino e non esce dall'ambiente conosciuto. L'elusività e la stranezza di ciò che sta dietro alla parola realtà emerge quando cominci a violare i tabù o ad uscire dai territori conosciuti nei quali hai un nome e una regola per ogni cosa.

So che in questo momento a seconda di chi tu sei stai facendo segno di sì con la testa oppure hai una piega scettica sulla bocca; io stesso sono stato scettico, tempo fa, su un sacco di cose, e la prima di queste - che ti porto ad esempio - è l'impatto con il Giappone.


» panico giapponese

Qualche anno fa un amico mi raccontava di essere partito entusiasta verso il Giappone per la prima volta, desideroso di conoscere e respirare questo paese lontano di cui aveva letto e studiato molto, ma di essere dovuto scappare a gambe levate dopo soli due giorni.

La ragione della fuga era semplicemente la diversità di quella realtà. Era stato male fisicamente, panico, e il tutto senza che succedesse niente di che: la sola diversità l'aveva spiazzato e piegato fino ad indurlo alla fuga. Negli anni successivi l'amico è tornato e ha fatto grande amicizia con quella terra, ma sul momento l'impatto è stato questo.

Ricordo, la prima volta che ho sentito questo racconto, di non averlo creduto, di aver considerato l'amico un esagerato; per essere sincero avevo relegato il racconto in quello sgabuzzino speciale in cui noi mettiamo tutto ciò che non quadra, così che sia fuori dalla vista e noi si possa mantenere la precedente visione della realtà.

Ma tutto questo è cambiato il mese scorso, all'improvviso. Di colpo ho capito.




» snorkeling

Ti ritrovi in un'isola tropicale, spiaggia di sabbia e scogli, acqua cristallina: vuoi non approfittarne per vedere coi tuoi occhi quelle meraviglie che per tutta la vita hai visto solo in TV?

Cammino su quel fondale beige, intravedendo nelle modulazioni delle onde figure sul fondo, guizzi di pesci colorati, chiazze scure di alghe. Infilo la maschera e metto la faccia sotto, la cosa più normale del mondo.

Puccio la testa sott'acqua e finalmente li vedo: una metropoli di spugne aggrappate agli scogli, le alghe che ondeggiano dolcemente sui loro steli sottili e con le loro chiome di infiorescenze spiraleggianti e frattali, le grosse lumache maculate sul fondale e i pesci psichedelici che fluttuano sospesi nel fluido trasparente come astronavi, brucano placidamente la melma sugli scogli lisci e mi guardano.

Mi guardano.

La reazione è stata esattamente quella del mio amico in Giappone: mi sono sbalzato fuori dall'acqua strappandomi via la maschera e prendendo una disperata boccata d'aria, cara aria, amatissima aria! Cari bagnanti coi costumi di marca! Caro ristorantino in bambù! Cara realtà che conosco!

Ho impiegato diversi secondi per realizzare che cosa fosse successo, perché non era così scontato: non mi ero sentito in pericolo, non era niente del genere. Era solo l'impatto con una realtà in cui degli esseri vivono tranquillamente ma che è diversa in modo così estremo dalla mia, così aliena che la mente lì per lì non ha retto.

In televisione possiamo vedere di tutto, documentari, film con gli alieni che piantano larve negli umani, qualunque cosa: è solo un'immagine sullo schermo. Ma quando molto meno di un alieno è lì davanti a te, nella realtà fisica, e ti guarda, la cosa è molto differente, e l'ho imparato in quel momento. Come per il mio amico in Giappone, si è trattato solo del primo impatto, ma ho visto ripetersi la medesima reazione pochi minuti dopo nell'amica che era con me: stessa identica reazione, stessa scena.

Il punto è che mentre quegli esseri ti guardano passa anche qualche cosa d'altro, non è solo un contatto occhio-occhio, li senti, è qualcosa che assomiglia ad un flebile contatto telepatico, e ciò che percepisci dall'altra parte è tanto strano.




» panico da blu

Nell'ambiente della subacquea si chiama "panico da blu", ed è un fenomeno noto: persone che hanno fatto un anno di corso e di pratica per diventare sommozzatori, e alla prima immersione in mare aperto sono schizzate fuori per non rimettere le bombole mai più.

Che cosa le ha terrorizzate?

Essere nel blu. Blu davanti, blu dietro, a sinistra e destra, blu notte sotto i piedi, blu chiaro sopra la testa. Total blue. La mente non regge, avanti un altro.

Ma è solo quello? Solo una questione di colore?


» Into the wild

Non essendo più automobilista da quasi un anno, e facendo orari molto caotici, l'autunno scorso mi è capitato di attraversare a notte fonda in bicicletta una striscia di riserva naturale dalle mie parti; c'è una strada asfaltata che l'attraversa, e io la stavo percorrendo tranquillo. Appena entrato, diversi robusti fili di ragnatela stesi attraverso la strada mi hanno appiccicato le palpebre, ricordandomi l'archetipo della caccia, della predazione, erano come mani protese lungo il passaggio che ti vogliono per trascinarti nella boscaglia; dopo qualche centinaio di metri, dove la strada rimaneva senza illuminazione in mezzo al bosco, mi sono fermato per assaporare il silenzio e lo spettacolo della nebbiolina sospesa nell'aria e illuminata dalla Luna piena e alta.

Appena è cessato il rumore delle ruote e sono rimasto nel silenzio totale, ho cominciato a sentire lo sgocciolìo 3D dell'umidità dai rami tutt'attorno a me, con quell'eco che c'è tra gli alberi che si perdono in lontananza; ricordo le loro cime nere ormai spoglie protendersi come mani scheletriche contro lo sfondo blu profondo nel cielo notturno, e dopo pochi secondi è arrivata la prima ondata di brividi, ancora prima che sentissi qualcosa camminare tra gli arbusti non lontano da me, e in due direzioni diverse.

La sensazione in quel silenzio e in quella solitudine è di non essere affatto solo. La sensazione è di una folla di organismi senzienti che ti stanno osservando, che sanno della tua presenza. Tu attendi, loro attendono. Qualcuno ti teme, qualcuno è incuriosito e ti vuole.

Da solo nella boscaglia ti senti piccolo piccolo.

Quando sei solo nella boscaglia di notte non ti sembra più così superstizioso il pensiero degli elfi, degli gnomi, dei folletti, degli spiriti della Terra.





Tu, Uomo, tronfio del tuo intelletto e delle conquiste della tua progenie di primati che si depilano per dimenticarsi che provengono dai rami degli alberi, orgoglioso delle tue metropoli e dei tuoi giocattoli tecnologici, quando sei da solo nel selvatico, nella Natura a pochi chilometri dalle tue strade illuminate, ti rendi conto di qualcosa. E non è trascendenza, o forse sì, lo è: il pianeta è vivo? La Natura sembra cosciente e senziente, ti guarda, ti sovrasta in intensità di parecchie lunghezze.

Ti sovrasta in intensità di parecchie lunghezze. Lo senti.

Non è una cosa facile da descrivere perché non si vede, non si tocca, non ha odore né consistenza: è una sensazione, come la sensazione di essere fissati o la sensazione di avere qualcuno alle spalle, solo che in questi casi è notevolmente più forte, e se non ti trovi nella situazione non lo puoi capire perché io non possiedo i termini per spiegartelo.

Sono convinto che sia la stessa sensazione che fa schizzar fuori dal blu gli aspiranti sommozzatori: ti rendi conto che non sei solo entrato in una brodaglia salata, non è più una questione che puoi gestire con ciò che ti hanno insegnato a scuola, con la ragione, con la mente razionale, con la divisione culturale in Uomo (cosciente) e in Natura (meccanica, inconsapevole). Anzi, la potente sensazione che hai è esattamente l'opposto, è di essere penetrato in una Mente più grande, una specie di coscienza aliena che ti guarda, ti osserva, ti studia, e al cui confronto sei piccolo piccolo piccolo.

E se è così, quella Mente è sempre stata lì, ce ne siamo solo dimenticati, separandocene.





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