Come diventare un Buco Nero



"...ma ha un lieto fine?"

Sembra una domanda desueta, e se lo è forse è un bene, perché smettere di aspettarsi il Lieto Fine è, per definizione, smettere di preoccuparsi del Bene e del Male e risolvere alla radice il vero problema: la Fine.




Se ci è molto simpatico l'Inizio è perché ci è molto antipatica la Fine, e di pari passo va l'ansia dell'esito in Lieto Fine o Finale Triste. Ma, al punto di Equilibrio, una Fine è un Inizio, si può solo avere esperienza di esistenza, non di non-esistenza.

Come sempre, dove c'è una tensione - in questo caso la tensione verso il Lieto Fine - c'è anche una soluzione per risolverla, da qualche parte dove non te l'aspetti perché è anche un punto Oscuro.

Smettere di tendere con forza a qualcosa è certamente depressivo per l'Economia, ma può anche essere che l'Economia sia depressiva per te. Ti appare così sorprendente? Se vivi preoccupandoti del colore della Fine vivi entro muri stretti, battendo solo i percorsi che la gente dice siano i più sicuri, mentre sono solo i più battuti; è un vivere in una prospettiva del Futuro che è fatta a forma di V, che va a stringersi sempre di più verso un'immagine di Fine che oggi giudichi lieta. Se invece vivi senza preoccuparti (nota che il termine significa occuparsi-prima) all'improvviso tutte le prospettive si aprono - posto che tu abbia ancora voglia di fare e disfare chissà che cosa - ma soprattutto sparisce l'ansia, che è un problema nel Presente, molto concreto e molto tangibile.




D'altra parte, ti dirai: ma se non batto le strade note e comuni, che faccio? e in quel momento ti accorgi che la libertà vera è spaventosa perché è un abisso di possibilità, talmente ampio da perdercisi. Proprio per questo, tuttavia, produce il collasso di tutta la proiezione PassatoFuturo che tanto ci opprime nel PresenteEterno, e in questo nuovo Presente senza schemi e prospettive ti accorgi che puoi fare qualunque cosa sia nella tua natura, qualunque cosa prima ti sembrasse impossibile, e non ti troverai mai nella situazione di un mio amico che qualche tempo fa, in vista del [convolo a nozze + riproduzione], diceva: ragazzi, ho 28 anni, mi resta poco da vivere, entro un anno la mia vita sarà finita. 

Insomma essere anche dei Buchi Neri, auto-referenziali e ad un qualche livello perfino autarchici, non sarà molto poetico ma suona molto pratico come stile di vita, specie in qualche situazione e momento.

Ci vuole. Non puoi avere un centro stabile fuori da te. Credo fossero i monaci Zen che lo descrivevano come "essere una sfera, che mentre rotola mantiene il suo centro sempre esattamente fermo all'equidistanza da tutto". Allora la domanda diventa: come ci si trasforma in Buchi Neri?




Si dice dei Buchi Neri che (se esistono) ce ne sono di normali, super e da campioni, cioè massicci e supermassicci. O - se ti piace l'anglofonia - SuperMassive Black Holes.

In termini psicologici - che equivale a dire spirituali - diventare SuperMassiccio significa raggiungere una stabilità pressoché totale, che è ciò che dall'esterno appare come una grande forza. Ma l'unico modo di diventare così stabile è cessare di relativizzarti al contesto: se immaginiamo la bolla di assunti culturali come il bordo della piscina nel fluido dell'esistenza, a cui stai attaccato per la paura di nuotare da solo, staccare le mani dal bordo equivale ad abbandonare quella bolla di illusioni, cominciare a guardarla da fuori, il che ti permette da una parte di vedere tutti i meccanismi che la costituiscono, e dall'altra di cominciare a nuotarci attorno ed eventualmente abbandonarla.

Giusto come nota, questa condizione dall'interno della bolla è chiamata alienazione. Per chi sta nella bolla è una cosa negativa, quasi una malattia; per te che te la ridi fuori dalla bolla è chiamata comprensione, quasi la libertà.




Una prima considerazione è che, essendo tutto relativo, e non potendo tu cambiare te stesso, quello che puoi fare è ridurre tutto il resto: abbassare il volume psicologico del mondo. Il mondo forse c'è forse no, forse è come ti sembra forse no, e così via, sono degli ottimi mantra per accrescere la propria massa relativa. Quando la tua massa diventa così grande rispetto a quella di tutto il resto, l'[io] diventa il centro immobile di tutto l'Universo ed ogni altra cosa inizia ad orbitarti attorno come un leggerissimo fantasma, un detrito, un granello di polvere.




Ma non ci sono trucchi né finzioni che possano funzionare: questo processo è lento e ciò che è determinante sono le reali convinzioni di base, o meglio la loro assenza. Il dubbio sul mondo non può essere solo una concezione filosofica astratta, deve diventare radicale, e così con tutto il resto.




Tra le cose che necessariamente saltano lungo il percorso ci sono le convinzioni altrui, il giudizio altrui, quello che dicono i media, le tradizioni e qualunque altra cosa che qualcuno considererebbe sotto la voce "Autorità": ogni singola cosa passa sotto l'Occhio del tuo giudizio e viene smistata rapidamente verso la categoria "utile" o la categoria "stronzata" indipendentemente dalla sua provenienza.





Quando raggiungi una massa sufficiente cominci ad accorgerti che nessuno sa esattamente che cosa sia il mondo, ed è per questo che chi ha convinzioni solide è molto limitato da quelle, mentre chi non ne ha opera magie. E le magie si intensificano con l'andare del tempo, perché esse aumentano la tua massa e l'aumento di massa corrisponde ad una maggiore influenza sullo SpazioTempo3D e così via in un processo esponenziale.



"Questa è una stronzata."


Una delle cose difficili, a quel punto, è affrontare la tentazione di illustrare a tutto il mondo la completa assenza di certezze di qualsiasi tipo - quello che in parte io sto facendo in questo momento - e limitarsi a parlarne nei contesti e con le persone che sono pronte ad affrontare la faccenda perché, come il Neo di Matrix, hanno già la sensazione che ci sia qualquadra che non cosa, che i torni non contano.



"Lascia che ti spieghi perché quella è una stronzata."


Ci sono due modi di affrontare il fluido dell'insicurezza: tuffarsi dentro o aggrapparsi a qualcosa.

Quelli che si aggrappano a qualcosa difenderanno quel qualcosa con la tenacia con cui difenderebbero i propri genitali. Una religione, un'idea politica, le tradizioni, il metodo scientifico, qualche strana credenza, non importa che cosa sia: quel qualcosa è l'unico tappo che impedisce al loro orrore dell'Abisso di esplodere in panico conclamato, quindi toccarglielo provocherà le più violente delle reazioni. Abbi cautela e compassione: sono già abbastanza sballottati in giro dal loro "punto fermo".

D'altra parte la loro percezione dell'Abisso dalle cui profondità li guardi sarà spesso già sufficiente a tenerteli lontani. Devi sviluppare strati di modalità d'interfacciamento come una cipolla, e ti accorgerai che, in ogni transazione sociale, sarà la naturale dinamica del ping-pong linguistico a far percolare il focus attraverso gli strati nella direzione dello splendente cuore nero della Singolarità, che poi è anche il modo in cui i Buchi Neri si riconoscono tra loro: stanno entrambi recitando, occhieggiando fuori dallo stesso punto in fondo all'Abisso.

La Singolarità, per definizione, è una sola. Al massimo può specchiarsi.






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