Depressione da paternità




Prendo spunto da questo breve articolo sul sole24ore, è importante leggerlo prima di continuare:


Trovandosi di fronte a dati del genere sorge spontanea la domanda: è cambiato in questi anni l'antichissimo equilibrio della riproduzione e del ciclo della vita, per cui i padri ne sono stati esclusi?
Chiaramente no: quell'equilibrio è stampato da Madre Natura nella nostra essenza di primati, di scimmie; ciò che è cambiato e che cambia di continuo sono le mode culturali, le immagini della pubblicità, le illusioni ideologiche, politiche o religiose, le civiltà, tutte cose che nel tempo sono continuamente nate, cambiate e morte, mentre al di sotto la realtà è sempre rimasta invariata.
 
I padri si sentono esclusi nel 2014 perché la moda culturale del 2014 prevede un certo modello, 8 padri su 10 - grazie al cielo non tutti! - se la sono bevuta, facendosi delle aspettative e poi si sono scontrati con la realtà, da qui la delusione. Negli ultimi 10 anni ho affrontato molte discussioni più o meno feroci con amici, ex-amici e conoscenti per via di quella mia caratteristica che loro chiamano cinismo e che io chiamo guardare in faccia la realtà; ricordo quanto poco sopportavo le immagini nei cataloghi Ikea di questi maschi vichinghi pompati di steroidi che tenevano in braccio un neonato, perché una simile immagine è talmente innaturale che viene voglia di dar fuoco all'intero tomo. Le aziende, i media e le istituzioni ti passano quel modello, e se tu pensi che sia la realtà e ci credi, poi ti ritrovi come uno degli 8 su 10 che - OH! - si accorge che le cose funzionano in modo molto diverso.

Come mai io invece sono l'undicesimo, cioè neanche uno dei 2 su 10, ma addirittura uno che nemmeno ci diventa papà?

Perché guardo in faccia la realtà, e lo faccio in tre modi:
1) auto-analisi: osservo quali sono i miei reali pensieri, le mie reali aspirazioni, i miei reali desideri e assumo che possano rappresentare il genere maschile, in attesa di verifica sugli altri;

2) analisi del contesto zoologico dell'uomo: siamo primati, scimmie evolute, quindi dall'osservazione degli altri primati possiamo trarre altre caratteristiche che probabilmente condividiamo anche noi umani;

3) analisi della realtà circostante, e quando dico analisi non intendo il ricoprire tutto di stucchevole retorica da TV, intendo osservazione disincantata, onesta.

Da tutte queste informazioni emerge un modello, che diventa poi uno strumento per gestire la mia condotta. Il modello che emerge è che innanzitutto la "coppia" non esiste, se non per brevi periodi ed è finalizzata all'accoppiamento e alla fecondazione. I primati sono promiscui per natura, ergo la "fedeltà sessuale" è una forzatura culturale - indotta dal vecchio strato peccaminoso steso sulla sessualità - e infatti non funziona, come tutti sappiamo bene. Decaduta l'idea di "coppia" decade automaticamente anche l'idea di Famiglia. In Natura le donne hanno in mente e aggiornano costantemente una rosa di uomini papabili per l'accoppiamento e alla prima occasione copulano con il primo che arriva - ma anche con gli altri eventualmente - finché non insorge una gravidanza; a quel punto è difficile - ma anche inutile - stabilire chi sia stato il donatore di sperma effettivo, mai lo saprà la madre né quello che noi chiamiamo padre, e questo non ha alcuna importanza per nessuno; ciò che conta per la donna è essere ben integrata socialmente ottenendo così l'appoggio del gruppo sociale, appoggio rinforzato dall'accoppiamento con la sua rosa di maschi preferiti. Negli umani si nota a volte il fenomeno dell'infatuazione, un meccanismo biochimico che può indurre un maschio e una femmina ad una fase di ossessione reciproca comunque di durata abbastanza limitata, solitamente inferiore ai 6 mesi. Da qui può emergere una fase di intimità della durata massima di 4 anni (vedi) dopodiché il legame si scioglie ad opera della femmina.

Madre Natura non contempla la figura del padre, ed è per questo che ha stabilito un rapporto di simbiosi molto stretta tra la madre e il bambino, che non prevede minimamente la presenza di una figura maschile, se non strumentalmente. Ci si aspetterebbe che i maschi quindi siano molto scarsamente interessati a questa fase della crescita del bambino, il che corrisponde perfettamente alla mia auto-analisi, ma io sono immune ai dettami culturali mentre molti altri (8 su 10?) dichiarano di voler partecipare e di sentirsi "padri". Ai miei occhi l'immagine dei maschi dediti ai bambini piccoli - salvo rari casi - suona davvero innaturale, e tipicamente gli uomini in quel ruolo hanno un che di buffo ed impacciato, che stride in modo evidente con la naturale dimestichezza delle donne.

Quanto ho descritto qui, oltre a risaltare nell'osservazione, è anche corroborato dalla presenza di antichi gruppi sociali - ancora oggi osservabili nelle profondità delle foreste pluviali - che vivono esattamente secondo natura, e presso i quali la figura del padre, semplicemente, non esiste. Senza andare così lontano, comunque, possiamo guardare ai paesi del Nord Europa in cui il modello sociale è molto orientato verso ciò che descrivo, e rende evidente come tutta la concezione della Sacra Famiglia Felice, della Coppia Eterna, del Padre e così via sia riconducibile più che altro ad una specificità culturale legata al passato di condizionamento religioso, ma di fatto innaturale.

L'attuale momento storico, che vede il crollo dell'istituzione del matrimonio mentre i divorzi aumentano esponenzialmente (PDF Istat dettagliato), è molto interessante perché rivela il rovesciamento in atto: stiamo recuperando, pur senza il lume dell'intelletto ma per solo istinto, la nostra vera Natura, ed è certamente un bene. Penso che le illusorie concezioni e retoriche della cultura morente resteranno ancora in riverberazione per una o due generazioni, per poi spegnersi definitivamente restando confinate in ristretti gruppi culturalmente isolati.

Il problema in Italia è che le istituzioni sono più concentrate sulla salvaguardia degli interessi finanziari della Germania che sull'evoluzione sociale e culturale dei cittadini, per cui niente viene fatto dal punto di vista normativo per andare incontro alla trasformazione in atto, e la conseguenza è che semplicemente gli italiani stanno smettendo anche di farli i figli, perché non conviene a nessuno. E, dal mio punto di vista, i primi a cui non conviene venire al mondo in un mondo così sono proprio loro, i figli.

Concludendo, se sei uno degli 8 padri tristi su 10, ti dico: stai su, bello! E leggi 'sto cartello


"A tutti può capitare di essere stupidi,
ma nessuno è stupido per sempre."


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