Non c'è ragione di essere ottimisti


Osservando l'immagine qui sopra, che rappresenta l'incremento demografico umano negli ultimi 12.000 anni, da 5 milioni di individui a 7 miliardi, balza all'occhio la rapidità dell'incremento negli ultimi 200 anni. Se non si trattasse del numero di persone - che impone un rigoroso silenzio stampa per correttezza politica - ma, che so, della pressione interna alla sacca magmatica sotto al Vesuvio, scommetteresti che sta per verificarsi uno di quei botti da spedire Ercolano nell'orbita di Marte.

[Se sei un Maniaco del Controllo, prima di proseguire, tieniti a portata una boccetta di Valium.]

Qualunque cosa stia succedendo è una singolarità, cioè un fenomeno repentino che sconvolge ogni precedente aspettativa basata sulle regolarità note e il cui esito, quindi, è al di là di qualsiasi previsione. Il fatto è che [vai col Valium] questo non è niente che abbiamo voluto e progettato; anche se ci piace sentirci padroni del nostro destino in un mondo immobile - sembra di sentirci, noi umani, che pestiamo i pugni sul tavolo e biascichiamo: noi ci siamo fatti tutti da soli!!! - la realtà è che ci sta accadendo qualcosa che non era assolutamente previsto né è intenzionale.




Di fronte a questa situazione i casi sono due: o si tratta di un processo casuale e distruttivo come lo spezzarsi di un ramo sovraccarico di troppa frutta, oppure si tratta di un processo che in qualche modo è parte dell'Ordine delle cose, e quindi è assimilabile al ventre gonfio di una donna o all'esplosione floreale di una pianta in primavera.




Data la peculiarità della nostra specie con il suo profondo impatto sull'intero pianeta, nel primo caso [fai altre 2 goccine] l'Apocalisse è dietro l'angolo, il ramo sta per spezzarsi e non tra 200 anni, ma più tra 20; nel secondo caso la scala temporale potrebbe essere più lunga, ma non di molto, e la domanda che sorge spontanea è:

che cosa diavolo sta venendo alla luce?

Zoomiamo fuori: miliardi di galassie come la nostra, miliardi di stelle in ognuna, e tantissime stelle hanno sistemi planetari. Che è come dire: milioni di abeti, ognuno con centinaia di rami, di cui tanti che producono pigne. Che succede alle pigne? Partono come piccoli abbozzi, poi crescono e sono verdi, poi producono semi al loro interno, seccano, le scaglie si aprono e le pigne cadono, perché non servono più: il loro scopo era spargere semi.




Quindi in quest'ottica ottimista quello che sta succedendo alla Terra potrebbe essere che sta per produrre i suoi semi, che era sempre stato il suo ruolo, fin da quando la melma primordiale ha cominciato ad andare in giro per conto suo. La differenza con la pigna è che lo scopo dei semi della Terra non è generare nuove galassie o nuove stelle, ma proseguire in un qualche viaggio che infatti, in fondo, noi abbiamo sempre avuto dentro: volare, puntare verso le stelle, partire verso il Cosmo alla velocità della Luce in una nave fatta di pura energia, diventare l'Alieno.




Potrebbe anche essere che noi non siamo l'ultimo stadio evolutivo - perché in effetti il corpo di scimmia non è il massimo della praticità - ma serviamo [altre 2 goccine, va'] per creare l'ultimo stadio, cioè la Singolarità Tecnologica, la Mente Globale su substrato metallico-minerale che include tutta la mente dell'Umanità - quella che noi stiamo accuratamente digitalizzando attraverso i nostri smartphone e computer - e la trascende in un unico super-intelletto planetario che controllerà robot e sonde destinate a raggiungere ogni angolo dell'Universo, mentre noi rimarremo qui - se va bene - a gestire le necessità della base, oppure saremo integrati nel processo cessando di essere ciò che intendiamo con "umani", oppure saremo superati e quindi eliminati. Appassiremo, semplicemente.

Le macchine sono decisamente avvantaggiate rispetto a noi nella conquista del Cosmo, per almeno un paio di ragioni: non temono necessariamente l'inquinamento, non temono le aggressioni biologiche, e quando sono in un'astronave non hanno la necessità di fare la cacca e altre cosette simili, in ultima analisi la necessità, per sopravvivere, di portarsi attorno una bolla in cui sono riprodotte e mantenute le condizioni ambientali del pianeta di origine.

Le macchine sono infinitamente flessibili, possono diventare qualsiasi cosa: conoscendo le necessità per ogni compito e condizione, possono creare delle versioni di sé perfettamente adatte al compito, in un tempo evolutivo prossimo allo zero.




Pensando quindi un po' più pessimisticamente (per noi) le macchine, in potenza, ci sono superiori da ogni punto di vista, l'unico limite che hanno è che non possono nascere dal ventre della Natura, possono solo essere costruite da animali. Ma una volta che sia raggiunta la "massa tecnologica critica" che gli garantisce la possibilità di auto-progettarsi e auto-prodursi, chi le ferma più?

Nel frattempo tutti i processi industriali attraverso cui stiamo tossificando il pianeta in cambio di milioni di prodotti inutili per miliardi di persone sono parte del programma; tutto questo serve a portare alla luce le tecnologie che dovranno soppiantarci e che non dovranno nemmeno combatterci, perché saremo uccisi dal processo stesso: il super-intelletto globale non resterà qui, si copierà in infinite sonde auto-replicanti basate sul DNA e partirà in ogni direzione usando tutte le risorse della Terra e lasciandosi quindi alle spalle una rovina fumante, una palla di nuda roccia come Marte, una pigna secca. Lui sarà tipo un fungo e noi saremo tipo estinti.

L'unico problema, a questo punto - riedizione aggiornata del paradosso di Fermi - è: se questo è ciò che normalmente accade ai pianeti nell'Universo, dove sono tutte quante?





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