Pensare oltre le parole




È da quando sento parlare docenti di filosofia che sento ripetere il ritornello:

Non puoi pensare quel che non sai dire.
Il tuo pensiero arriva solo dove arrivano le tue parole.

Cari docenti di filosofia, finitela: questa è una cazzata.

Ad esempio, se fosse vero non esisterebbero i neologismi, e nemmeno le novità nel mondo per cui creare alcuni di essi. La realtà è che ci sono idee per cui non esistono (ancora) le parole, e quando ci si accorge che la stessa idea alberga in più persone ma nessuno ha la parola per esprimerla, la parola salta fuori, viene inventata, cioè appare in esistenza in un territorio che, secondo la vostra tesi, non era né visibile né esplorabile. Stesso discorso per gli sviluppi nella matematica, in tutte le scienze teoriche e in tutta l'arte.

Visto? Stroncati in poche righe.




Ma infierisco.

Forse il vostro ritornello è vero nel vostro caso. Bene, allora state dichiarando un vostro limite. Peggio per voi. Forse è per tentare di superarlo che avete studiato filosofia. Bravi. Però, come sappiamo, non siamo tutti uguali, e qualcuno quel limite non ce l'ha.

Le parole sono simboli, come simboli sono l'Uroboro o lo Yin-Yang. Mi pregio di farvi notare che quei simboli sono stati inventati da qualcuno che, con tutta evidenza, pensava al di là di ciò che poteva esprimere a parole; e se andiamo a guardare il significato di quei simboli, vediamo che è talmente esteso e radicato in intuizioni sui meccanismi profondi della realtà, da essere in effetti inesprimibile.




Allo stesso modo, molte delle cose che tento di descrivere qui, nella mia testa sono immagini multidimensionali, spesso statiche, che richiedono paginate per essere espresse, e non c'è terminologia, per quanto tecnica, che possa condensarne l'espressione. Penso cose per cui non esistono le parole, e nella mia testa sono entità multidimensionali immobili e a volte animate.

Da quel che leggo pare che ci siano persone che hanno scarsissima capacità di immaginazione, e sta bene. Questo non significa che l'immaginazione sia assente in chiunque. La Natura non è democratica. Forse è per chi ha immaginazione che le reti di connessioni tra entità mentali possono diventare visibili: l'esperienza lascia traccia nella mente; le relazioni, le regolarità e le modalità degli enti che lasciano traccia, lasciano anch'esse delle tracce, che sono "visibili". Grandi complessi di queste reti sono anch'essi "visibili". In queste grandi reti si scorgono forme, e non ci sono parole per queste forme. Eppure possono essere "pensate", o almeno "viste".

Devo usare il virgolettato perché sto usando parole che hanno un significato comune che non è il significato che intendo, gli assomiglia soltanto. Perché di norma si vede con gli occhi, ma che cos'è quel vedere a cui mi riferisco io e che, ne sono sicuro, qualcuno intende bene e qualcun altro no?




Quel vedere è un vedere con un occhio che non è un occhio. Qualcuno parla di "terzo occhio", sarà questo che intende? E qualcun altro pensa "cazzate!" e ne ride. Infatti risus abundat in ore stultorum: come dicevo, la Natura non è democratica.

Potrei creare delle parole per indicare queste forme, qualche volta l'ho fatto, ma il risultato, a lungo andare, sarebbe che parlerei una lingua tutta mia, che capirebbero solo quelli che seguono per filo e per segno ogni post. Avrebbe senso? Soprattutto considerando che gli stolti - abbondanti sul pianeta come il riso sulle loro bocche - impiegano meno di un secondo per classificare come matto chiunque non riescano a capire.




No, signori cari. Avete creduto che il mondo fosse fatto di parole, nelle parole vi siete persi, ma il mondo è un mistero e va molto al di là degli attrezzi che usate per descriverlo, e dai quali vi illudete di estrarre qualche Verità.

L'unica cosa che vi concedo è che molti credono che pensare sia parlottare nella testa, e questi poverini davvero non possono andare oltre le parole che possiedono, e non si accorgono che stanno girando da sempre come criceti in una sfera di linguaggio senza via d'uscita, e che non offre alcuna speranza di rivelargli qualcosa di nuovo o qualche soluzione. Sono ipnotizzati dai loro centri del linguaggio, è un problema noto.

Ma che cosa possiamo farci?





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