Vantaggi e svantaggi dell'apertura mentale

Pubblicato in origine 17 feb 2016




Una parte rilevante del condurre una persona dalla nascita alla navigazione nel mondo è fornirgli struttura, degli schemi: si fa così, si dice cosà, questa cosa è questo e funziona in questo modo, e così via.

Gli schemi che hai a disposizione per interpretare il mondo sono la tua realtà, perché attraverso gli schemi che vedi riconosci cose e situazioni, quindi puoi adottare le risposte e i comportamenti che gli associ. Se riconosci uno schema puoi dare un nome alla cosa, e insieme a questo vedi nella tua mente una rete di relazioni associative che ti permettono di gestire la situazione.




Nel processo di crescita gli schemi che via via vengono stratificati, dai più semplici a quelli più complessi che includono quelli più semplici, può arrivare un momento in cui questa struttura è sufficiente per garantirti una navigazione efficace nell'ambiente. Questo è un momento critico, così come sono cruciali alcune altre scelte di atteggiamento.

Puoi scegliere di fermarti a quel punto, ad esempio, oppure continuare ad accrescere la struttura di conoscenza. E puoi scegliere di considerare ciò che hai acquisito e consolidato come Verità Universale oppure come "la via che conosco".




Su queste poche scelte di fondo si impernia molto di ciò che accadrà dopo. È abbastanza acquisito, ad esempio, che se scegli di continuare ad accrescere ciò che apprendi, le strutture più antiche facilmente andranno relativizzandosi e trasformandosi, cioè diventeranno sempre meno Verità Universali e sempre più "la via che conosco", potendo addirittura essere abbandonate per seguire altre vie nella navigazione.

È chiaro a questo punto quali atteggiamenti rientrino nelle definizioni di apertura mentale e chiusura mentale. Apertura è disponibilità ad acquisire nuovi schemi, chiusura il contrario.




A proposito di schemi, e della capacità di riconoscerli, Alfred North Whitehead definiva l'intelligenza come [capacità di riconoscere schemi nella realtà]. Per riconoscere nuovi schemi dove non te li aspetti, però, un fattore importante è l'intenzione di trovarne: se hai un approccio per cui pensi di sapere già tutto ciò che c'è da sapere e che ti serve, probabilmente non cercherai nuovi schemi nella tua esperienza, e quindi difficilmente ne vedrai di nuovi e diversi da quelli che già possiedi. Se il tuo insieme di schemi è ciò che ti infonde sicurezza nel mondo, non vorrai vederne di nuovi e diversi, ti faranno paura (chiusura mentale). Se invece ti sembra che gli schemi che hai siano inadeguati a descrivere ciò che vedi, vorrai trovarne di nuovi che funzionino meglio, e quindi più facilmente ne vedrai (apertura mentale).




Nel quadro quindi dell'apertura mentale un fattore importante è la disponibilità a vedere nuovi schemi, che può arrivare fino alla volontà di vederne. La disponibilità corrisponde a situazioni del tipo [click di comprensione improvvisa e inattesa], un effetto del lavoro in background dei neuroni. La volontà di trovare schemi è un po' più rischiosa, perché un fattore determinante per il valore degli schemi trovati è che ci siano veramente! I nostri neuroni infatti, se stanno cercando qualcosa che sanno, tendono a far collimare le informazioni producendo potenzialmente dei falsi allarmi, cioè riconoscono la forma anche dove non c'è. Siamo al confine con l'allucinazione.


"Tenere la mente aperta è remunerativo,
ma non così aperta che il cervello ti casca fuori."


Nel film "A beautiful mind" sulla vita del matematico e premio Nobel John Nash c'è un esempio lampante di questo eccesso. In questo caso il problema nasce da una mente talmente ricca di informazioni e di schemi che, in un atteggiamento di volontà di trovarne di nuovi, scopre che da una grande complessità può emergere quasi qualunque nuova connessione. In altre parole esiste un punto oltre il quale la capacità di riconoscere schemi diventa inutile e fuorviante: la situazione è troppo gravida di possibilità perché le nuove informazioni siano affidabili.


"Una curva nella Rete"


D'altra parte l'apertura permette di rendersi più elastici, di avere un atteggiamento meno ansioso e di cogliere schemi utili che permettano una navigazione più confortevole. Accrescendo la densità della propria struttura di schemi, i grandi nodi fissi ed immutabili della poco complessa struttura iniziale vengono ad un certo punto smantellati e sostituiti da equilibri più complessi, fino al punto in cui l'intera struttura diventa elastica e galleggiante, relativistica, trasformista, e nel processo diventa sempre più difficile esplicitarne verbalmente singoli aspetti, specie quando si tratta di comunicare correzioni rispetto a cardini concettuali comuni e semplici.




Oltre un certo punto la comprensione comincia a staccarsi dal linguaggio: la forma che i nuovi schemi assumono è plastica ed evanescente perché in questo modo riesce ad aderire meglio alle forme in cui l'Universo si presenta nella sua complessità, e le parole restano lì quasi svuotate, come rozzi strumenti paleolitici, ormai inadatti a trattare con precisione la nuova materia informazionale.




Questo è un modo di spiegare ciò che nel post Coscienza e Buchi Neri avevo tradotto dalla voce di Terence McKenna, dove diceva che la Comprensione è come la Gravità, c'è un punto oltre il quale essa scompare alla vista esterna perché non è più possibile estrarne informazioni in forma utile. Può diventare arte, poesia, performance, ma non un discorso che chiude un argomento, perché quasi ogni cosa è connessa quasi con ogni altra, ogni parola nel suo senso comune è diventata uno strumento inadatto allo scopo e andrebbe ridefinita attraverso quasi ogni altra, ma nel processo bisognerebbe fare altrettanto con ognuna: è impossibile.




Da questo discende la saggia prescrizione di non mettersi mai a discutere con un idiota, che in forma più elegante si potrebbe riscrivere come:

non è possibile una comunicazione efficace
tra due sistemi troppo dispari in grado di complessità.

Triste, ma vero. Più in particolare, quando tra i due sistemi la differenza di complessità è grande c'è incomprensione, incomunicabilità, e anche conflitto quando una delle parti non ammette variazioni sul tema né espansioni nei propri schemi (chiusura mentale). Se questa differenza è piccola, invece, quello meno complesso coglie il senso di quello più complesso e si configura la situazione Maestro-Allievo, in cui l'Allievo trae frammenti e schemi dal Maestro accrescendo rapidamente la propria complessità e viaggiando quindi verso la posizione di Maestro a sua volta.

Se immaginiamo un panorama fatto di molta gente, quindi, in cui il livello di complessità è disegualmente distribuito e continuamente cangiante, potrebbe apparire qualcosa come questo:


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