Il Bene, il Male e l'Omega Point
Bene e Male non sono in relazione con il conflitto tra il Giusto e lo Sbagliato, ma con il conflitto tra il Giusto ed il Voglio. Più precisamente possiamo esprimerlo con "È giusto"/"Io voglio".
"È giusto" fa riferimento ad un ordine più grande di me, è qualcosa che sta là indipendentemente dai soggetti in gioco, è qualcosa di assoluto, universale, ecologico, olistico; si può riassumere in Equilibrio con l'Altro, dove Altro è l'insieme di tutto ciò che non è me.
"Io voglio" fa riferimento a me e ai miei desideri, è l'assolutezza della soggettività, è qualcosa che pone me al centro dell'Universo in relazione a qualcosa che deve essere perché io lo desidero.
Ciò che io voglio può essere sbagliato, ma ciò che è Giusto può essere qualcosa che io non voglio; d'altra parte io posso volere qualcosa che è Giusto, e ciò che è Sbagliato può essere qualcosa che io non voglio.
Il conflitto tra Bene e Male non esiste in Natura - lo dicevamo già - ma esiste all'interno di noi stessi quando ci accorgiamo che ciò che vogliamo è in conflitto con ciò che sappiamo essere Giusto; questo conflitto è la percezione del Male, e siccome noi sappiamo che potremmo scegliere di fare prevalere il nostro volere sappiamo che possono farlo anche gli altri; questa può diventare una scusa, ma noi sappiamo che è una scusa e che stiamo scegliendo per il peggio, cioè per il disequilibrio; la nostra scelta negativa quindi colora tutto il mondo che diventa un luogo squallido e dominato dal Male con occasionali babbei puri; d'altra parte se scegliamo di rinunciare al nostro vantaggio in favore di ciò che è Giusto avremo la sensazione che sarà la scelta anche degli altri e tutto il mondo allora si colorerà di Bene e Giustizia con occasionali teste di cavolo.
Ecco perché alla base sei tu e solo tu che scegli in che mondo vivere.
Un'applicazione errata di questo ragionamento è per ciò che riguarda gli eventi che non dipendono dalla volontà di qualcuno: quando un bambino nasce malato, ad esempio, non ha senso parlare di Giusto e Sbagliato, semplicemente è così. L'illusione di un'ingiustizia viene dal fatto che io vorrei che non fosse così, quindi di nuovo il conflitto con la mia volontà, ma in questo caso dall'altra parte non c'è una volontà ma il mondo, l'Universo o, se vuoi, Dio: entità che non hanno volontà o se ce l'hanno è una volontà totale, è la volontà complessiva di tutto ciò che è, così com'è e diviene.
È la nostra separazione artificiale in due entità simboliche come Dio e Satana che ha creato l'idea che il Mondo sia guidato dal Bene e che il Male sia stato represso, sconfitto ma ancora si agiti; in realtà il mondo è tutto insieme nel senso che non ha questa coppia di qualità: il mondo è ciò che è, le cose sono quello che sono, i fatti sono i fatti e non hanno colore se non quello che i tuoi occhi gli dipingono sopra.
I Buoni e i Cattivi di una volta sono un altro esempio di illusione dualistica, il risultato della separazione di noi stessi in due metà che assumono la forma di entità complete in se stesse ed opposte: il Buono sa solo ciò che è Giusto e vuole assolutamente ciò che è Giusto, il Cattivo sa solo ciò che Vuole e si muove per ottenerlo senza il minimo pensiero su ciò che è Giusto; il Cattivo perfetto (il Demone) aggiunge la ciliegina di qualcosa di Sbagliato gratuitamente - cioè senza ricavarne nulla di personale - ma per il solo divertimento di aumentare ciò che è Sbagliato e Brutto nel mondo, mentre il Buono perfetto (il Santo) esagera nella rinuncia a sé per ciò che è Giusto e Bello.
Vista questa logica, così esplosa, si comprende perché nella realtà non esistono Buoni e Cattivi, ma esistono solo figure allegoriche che rappresentano il nostro perenne conflitto tra Ego ed Eco, che è poi un conflitto tra la tendenza ad essere in Equilibrio con il Mondo e l'opposta tendenza ad accentrare tutto su di sé a scapito dell'Altro.
Ad un livello di analisi più approfondito, però, sia ciò che vogliamo sia ciò che percepiamo come Giusto dipende dalla nostra visuale sul mondo o, in altre parole, dipende dalle informazioni che abbiamo a disposizione e dall'immagine - quindi dalla comprensione - che ne emerge.
Quando un terrorista compie una strage per molti sta facendo qualcosa di assolutamente Sbagliato, ma se tu fossi dentro la sua testa e vedessi il mondo sulla base delle sue informazioni e della sua immagine del mondo, scopriresti con imbarazzo che per lui è Giusto quello che fa, ed è per questo che vuole farlo. L'elemento che deve farti riflettere è il fatto che spesso il terrorista compie l'atto estremo della completa rinuncia a sé, come il Kamikaze, e questo lo colloca nel profilo estremo del Buono: il profilo del Santo.
Cioè nella sua immagine del mondo lui è un Buono, il Cattivo sei tu.
Nel suo caso - ma anche nel tuo - si applica una valutazione che da tempo mi risuona:
una
conoscenza limitata
è
più pericolosa
della
totale ignoranza
Questo fa il paio anche con la mia annosa sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel concetto - mai meglio definito - di "maturità" per come viene utilizzato in molti contesti relativi allo sviluppo personale, dalla scuola al più generale atteggiamento verso la società e le sue norme, la vita e il mondo.
Nella figura il picco di non-comprensione è l'età della "maturità" |
la conoscenza può essere zero, ma non può essere completa
la comprensione si può definire come riconoscimento di schemi nei dati
» Più leggi più sai?
Spesso si vedono e si sentono pubblicizzare il libro e la lettura, in associazione con l'idea che questo arricchisca la Mente di conoscenza e - suppongo - di conseguenza la comprensione. Questo è in qualche caso corretto, ma può essere anche molto fuorviante; richiederebbe qualche precisazione.
Ad esempio, leggere 10.000 libri con avvincenti storie d'amore sarà anche un passatempo, ma non allarga di una virgola l'orizzonte di conoscenza e di comprensione del Mondo, e lo stesso vale con qualunque altro argomento. E' di gran lunga più utile leggere 10 libri su: filosofia, vita delle seppie, antropologia, medicina orientale, astronomia, architettura indonesiana, fisica quantistica, biologia, intelligenza emotiva, economia.
Perché?
Perché farsi un'idea del mondo richiede di mappare abbastanza strade da capire che è sferico.
Conoscere a memoria una sola strada e percorrere sempre quella è lo stesso di chiudersi in una stanza bianca ed enunciare Verità sull'Ignoto, spesso per sentito dire; il passo successivo verso la pericolosità è lo sposare queste Verità supposte ed ergerle a muro verso ulteriore conoscenza di fatti che potrebbero mettere in crisi quel sistema, e questa è la situazione che si definisce comunemente Chiusura Mentale.
E' meglio conoscere l'essenziale su argomenti molto distribuiti che moltissimo su un solo filone.
Consapevolezza è in essenza accumulare ed integrare informazioni, in questo senso è espansione della Coscienza: più informazioni compongono la ragnatela di rappresentazione all'interno della mente e quindi a disposizione della Coscienza, migliore è la rappresentazione che ha di Tutto e quindi questa vive in un ambiente più vasto e complesso.
Date le dimensioni del conoscibile non esiste un punto di arrivo per la Consapevolezza, se non quel sovra-disegno inesprimibile che comincia ad apparire quando abbastanza informazioni sono state integrate.
Questo fa sì che anche le "scelte consapevoli" siano soggette alla limitatezza del sistema specifico all'interno del quale vengono prodotte (ciò che risponde alla domanda: "consapevole di che cosa?"), e può porle in contrasto con il loro corrispettivo in un ambito di completa inconsapevolezza.
Resta comunque importante sottolineare questo: Consapevolezza è un termine che ha diretto rapporto con la quantità di informazioni disponibili e con gli schemi che vi sono costruiti/riconosciuti.
Volendo giusto mettere giù una traccia: c'è consapevolezza del proprio corpo, del proprio ambiente, delle strutture umane, della propria cultura e magari di quelle diverse, del proprio sistema digestivo, e così via. In ognuno di questi ambiti la quantità di informazioni possibili è immensa, non linguistica e non è possibile integrare tutto il conoscibile; Consapevolezza di solito ha a che fare anche con questa evidenza, è quindi un temine che non indica uno stato che si raggiunge, ma piuttosto il momento in cui si riflette, nel senso che diventa consapevolezza dei meccanismi della Consapevolezza, e dei cambiamenti che possono portare con sé.
D'altra parte il primate nella jungla non ha bisogno di sapere nulla, è semplicemente testimone di un dettaglio infinitesimale del tempo e dello spazio in cui la sua esistenza si muove, e questo ha perfettamente senso così. Si accoppia e manda avanti la specie seguendo percorsi di comportamento che noi chiamiamo istinti quando li vediamo da fuori, e sentimenti quando li viviamo da dentro.
Tornando al nostro Terrorista/Santo, in questa nostra ottica diventa chiaro che tutto dipende dalle informazioni, non è questione di Bene e Male né di Buoni e Cattivi, e non è una questione che si risolve a suon di bombe, anzi.
Ma questa questione delle informazioni, in questo periodo storico, ci fa ben sperare: è solo da pochi decenni che Internet si è affacciato sull'Esistenza e si sta ancora espandendo; se ci fosse la lucida consapevolezza diffusa che è la cosa migliore che sia capitata all'Umanità dall'invenzione del pugno, ogni nostro sforzo andrebbe nella direzione di accelerarne al massimo la diffusione e la facilità di accesso: più informazioni sono disponibili al più elevato numero possibile di persone, più aumenta la comprensione diffusa e quindi la Consapevolezza; prima arriveremo a completare il giro, prima passeremo alla risoluzione dei millenari problemi della nostra specie di scimmie.
La Consapevolezza è ciò che ci salverà da noi stessi, non le bombe, non il Denaro, non il Controllo, non il Potere, non il Dominio: dobbiamo far esplodere la Consapevolezza.