I camosci e la rogna


Il gestore del rifugio chiede: "Avete visto camosci?"

È seduto qualche tavolo più in là nella terrazza di fronte al rifugio, mentre noi ci gustiamo la birrozza post-scarpinata. Siamo gli unici presenti perché la seggiovia - e quindi la stagione - apre l'indomani.




Ne abbiamo visto uno di camoscio, il giorno precedente. Ci racconta che oggi un altro escursionista ne ha avvistati una quarantina sull'altro versante della montagna. Sono pochi ma stanno riprendendo piede. Fanno così: ogni 40 anni circa raggiungono un picco di popolazione, ogni femmina partorisce un cucciolo ogni anno, si vedono decine di femmine con il loro piccolo e in qualche anno diventano tantissimi; a quel punto arriva un parassita, come un pidocchio, che si installa sotto il loro pelo moltiplicandosi e passando da uno all'altro.

I camosci attaccati dal parassita a quel punto cominciano a coprirsi di piaghe che non guariscono.

"Puzzano. Li senti da lontano. Scendono fino in paese, si avvicinano senza più paura. Ne ho ucciso uno così l'anno scorso, qui davanti."

Silenzio, scuote la testa.

"Quando prendono la rogna sono mangime per le aquile."



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